Quando gli Ex-Otago sono usciti col loro primo disco, ormai 14 anni fa, non è che il pop alternativo italiano se la passasse poi così bene. Di certo non come esposizione mediatica: altri tempi, altri metodi di promozione, sta di fatto che oggi, in confronto, la situazione è ben diversa, con i vari CaniCuttaGiornalisti incensati, promossi e idolatriati da un pubblico ben più ampio e dai canali più mainstream.
Certo è che gli Ex-Otago sono stati in un certo senso precursori di quel certo tipo di indie italiano, come atteggiamento, temi trattati, ammiccamenti alla cultura iperpop, ironia e un bel pacco di autoreferenzialità. Nonostante questo non hanno mai raggiunto un successo diffuso, rimanendo per lo più di nicchia, mentre i già citati colleghi, partendo dalla stessa cultura comune, entravano nelle playlist delle gite delle medie a fianco di Calvin Harris e Enrique Iglesias (e questo non è per forza un male).
Con questo album, i 5 liguri si devono essere detti “Mo ce ripigliamm’ tutt’ chell che è ‘o nuost”, o almeno il suo equivalente in genovese: pur non stuprando il loro passato, devono aver capito che i tempi sono maturi per portare la loro musica a molte più persone, e che è il momento di far capire che degli attuali protagonisti della scena indie nostrana non vogliono essere solo lontani ispiratori, ma concorrenti diretti.
Questo fa sì che a volte le nuove canzoni vadano DAVVERO vicine agli esempi sopracitati, e anche a esponenti ancora più pop: i Giovani d’Oggi ricorda molto, già nel modo di cantare, Niccolò Contessa dei Cani, così come Mare ha quel gusto anni ’80 italiani che oggi come oggi non può non far pensare ai Thegiornalisti, e il singolo (peraltro bellissimo) Quando sono con te, con quell’incedere scanzonato, richiama molto (addirittura) Neffa. Ma fa lo stesso, perché quelle di Marassi sono tutte belle canzoni, di quelle canzoni apparentemente semplici ma che sanno descrivere perfettamente certe situazioni e sensazioni quotidiane, sia loro che di tutti.
È vero, la semplicità ogni tanto si trasforma in ingenuità (per non sorridere di un ritornello che recita “Ci vuole molto coraggio per avere coraggio” ci vuole, effettivamente, molto coraggio), ed è un peccato che l’ironia dei precedenti album sia andata un po’ persa. Forse però questo è il prezzo che hanno dovuto pagare gli Otaghi per ritrovarsi tra le mani canzoni che è facile sentire vicine e personali già dal primo ascolto: quel tipo di canzoni che un giorno potresti sorprendere a cantare la tua amica che ascolta solo Ligabue.
E che tu, messa da parte la tua punta di snobismo, potresti iniziare a cantare insieme a lei.
Tracce consigliate: Quando sono con te, Mare