Tra le ultime notizie riguardanti la vita privata di Earl Sweatshirt, la cancellazione del tour causata da un periodo di depressione, poco meno di un anno fa, ha avuto un grosso impatto. Vuoi per le proprie difficoltà, vuoi per il bisogno di pace dal mondo esterno, il rapper non è mai stato un amante delle luci dei riflettori; nulla, però, è mai sembrato forzatamente fuori luogo: Earl è davvero così, la sua musica è davvero così.

È forse questo il punto di partenza per approcciarsi, e legarsi, a Some Rap Songs. La schiettezza, che regna sovrana in ogni elemento di quest’ultimo lavoro di Earl, è uno dei pochi modi che l’artista ha per liberarsi di parole e pensieri altrimenti troppo pesanti, opprimenti. A differenza di quello che alcuni pensano, infatti, il rapper racconta i suoi demoni già dai tempi di Doris, se non di Bastard. Il modo in cui sia arrivato a parlarcene, trasformando il processo in musica, poi, fa veramente capire come l’artista abbia raggiunto l’ennesimo apice nella propria carriera.
Sono le liriche a dettare legge in SRS. In continuo dormiveglia, le parole esprimono l’amnesia del sonnambulismo, il risveglio agitato da un sonno profondo descritto con Impricise Words (Shattered Dreams). Nello specifico, l’incipit è rappresentato dalla morte del padre (Red Water), causa generatrice di un grande rimpianto (un incontro di riappacificazione di poco mancato), comunque mai espresso con ira né violenza; è anzi un senso di passività, se non indolenza, a farla sempre da padrone. Si ha la perenne sensazione che la situazione, nella sua totalità, venga descritta quasi fosse un sogno della notte precedente, difficile da ricordare; è come se l’amnesia del subconscio fungesse da autodifesa, censura dietro a un flow strascicato, tanto ineducato quanto lo è la produzione lo-fi del disco, molto diversa rispetto ai precedenti. Di traccia in traccia (15 e tutte brevissime, per un totale di 24 minuti), infatti, balza sempre all’orecchio come i beat e la raccolta di sample siano figli della scuola di J Dilla / Madlib: nessuna patina posticcia, tagli netti di cesoie, kick fuori dagli schemi, estro e personalità che trapelano da ogni singolo beat e campione vocale. È proprio questo continuo fluire che segna Some Rap Songs, abbinato alla totale assenza di prevedibilità, di ciò che l’ascoltatore si aspetterebbe, proprio come nelle liriche e, in fondo, nella stessa vita di Earl, costellata dalla paura di inciampare (NOWHERE2GO) nei diversi ostacoli che segnano il suo percorso, siano essi l’abuso di sostanze, la depressione o gli istinti suicidi (Azucar).

Poeta con il cuore mai in pace, Earl ci racconta la propria vita con maestria e sincerità, lasciando strisciare il suo pensiero così com’è, realistico e pungente nella sua totale essenza artistica. Fortemente caratterizzato dai traumi, dal vivere fuori dal coro, da una resistenza ostinata, Some Rap Songs è la massima e più pura espressione artistica di Thebe Neruda Kgositsile, che lo si voglia chiamare rapper, musicista o scrittore.

Tracce consigliate: Red Water, Azucar, Paying Possum (