“Nella concezione teologica cattolica, il luogo e lo stato in cui si trovano dopo la vita coloro che sono morti col debito del solo peccato originale”

Questa è la seconda definizione che la Treccani dà della parola limbo. Come avrete già visto dal voto giallino sopra queste righe, il nuovo disco dei Django Django abita quel luogo tra i dischi buoni e i dischi cattivi, appunto un limbo dove finiscono gli album di una categoria ben precisa: quelli dimenticabili.

Il peccato originale del quartetto inglese è semplice da identificare e altrettanto semplice da comprendere: usciti con un disco electropop in un 2012 dove l’electropop era glorificato in ogni sua forma, non stupisce che i loro lavori successivi avessero una marcata vena indulgente, pur mancando di una base stabile su cui appoggiare una carriera autoreferenziale. Arriviamo quindi a questo quarto album in studio ben consci di due cose: i Django Django suonano sempre uguali a se stessi, ma comunque suonano abbastanza bene.

Sì, perché in mezzo alla massa di pezzi indistinguibili tra loro qualcosa emerge in modo netto e sorprendente: Default, Found You, Giant e Marble Skies sono indubbiamente ben studiati, punte di diamante che definiscono il sound del gruppo, ma che al tempo stesso fanno sembrare tutto il resto una sorta di melange annacquato. Tutto nei Django Django suona infatti effimero, poco concreto, come se mancasse qualcosa. E allora diventa evidente il peccato originale di questo Glowing In The Dark: è un quarto disco privo di spina dorsale.

Studiato come una risposta meno dance e più funk all’ultimo Marble Skies del 2018, Glowing In The Dark ha un paio di momenti divertenti (Spirals, Glowing In The Dark, The World Will Turn) immersi in una mezz’oretta di echi che forse una volta sapevano di Hot Chip, di Santa Esmeralda, di un contry sporco e negli intenti anche interessante, ma che finisce per non sapere di molto. Per carità, i Django Django sono lontani dal fare brutta musica, o peggio ancora musica noiosa, ma dopo quattro dischi di variazioni sullo stesso tema possiamo dire che sono finiti in un limbo di loro stessa creazione, e che non sembrano intenzionati ad uscirne. Per i fan sfegatati del gruppo questa potrebbe anche suonare come una buona notizia, ma sentendo le potenzialità del gruppo nei loro momenti più alti (e in ogni loro canzone c’è sempre quel qualcosa che ci fa capire che i Djangos alla fine ci sanno fare) dispiace vedere del talento così tanto insapore che l’unico featuring (Waking Up, con Charlotte Gainsbourg) presente nel disco suona al 100% come un pezzo dell’ospite, e dei Django Django si perdono completamente le tracce.

Se vi piace onestamente il grigio topo, se al ristorante ordinate felicemente il minestrone, se la prospettiva di guardare Grey’s Anatomy dalla prima puntata vi alletta non poco allora i Django Django potrebbero anche stupirvi. Se invece vi piace mettere il pepe sulla pasta allora ascoltate a vostro rischio e pericolo, perché in Glowing In The Dark c’è ben poco di speziato.

Tracce consigliate: Spirals, Glowing In The Dark