Sono passati due anni da uno degli esordi più rumorosi della scena electro-pop-synth-quellochevipare, e i CHVRCHES hanno deciso di cambiare radicalmente tutto quello che li caratterizzava. Davvero? Assolutamente no. Lauren Mayberry è sempre figa, i synth sono sempre al loro posto, le tracce sono sempre catchy, loro non hanno ancora imparato a non far finta di suonare dal vivo, insomma i CHVRCHES sono rimasti quello che li aveva resi uno dei gruppi rivelazione del 2013: un gruppo dall’ascolto semplice, ma al tempo stesso coinvolgente. E a dire il vero, in un momento in cui si cerca di innovare anche l’impossibile pur di riconfermarsi (con risultati spesso ai limiti dell’imbarazzo), probabilmente questa volta la scelta del trio scozzese è seriamente vincente.

Prima della release ufficiale erano già apparsi in rete tre estratti rappresentanti le vere e proprie colonne portanti di questo Every Open Eye, vale a dire Leave a TraceMake Them Gold e Clearest Blue; memori forse dell’eccessivo materiale lanciato in pre-release con l’album precedente, questa volta l’hype è rimasto tale e giustificato fino all’uscita del disco. Bastano i primi giri del synth e della drum-machine di Never Ending Circles per farci capire che questo sophomore si pone in perfetta sincronia con la strada tracciata due anni fa. La voce di Lauren si prende la scena in episodi come Leave a Trace, in cui si presenta a tratti calda e sensuale ed a tratti acuta e brillante, e Clearest Blue, in cui si staglia angelica su una base che possiamo tranquillamente considerare la cugina di I Just Can’t Get Enough. Fuori contesto si trova invece High Enough To Carry You Over, lontana dai canoni della band, non solo per l’assenza di Lauren al microfono, ma anche per un ritmo che spezza un po’ l’entusiasmo di una track-list che poteva tranquillamente fare a meno di questo epiosodio; per rimanere in tema, anche l’intima Down Side Of Me stona, seppure in maniera minore, col resto dell’album. Tra le tracce rimanenti meritano infine menzione la trionfale Make Them Gold che, col suo verso “We will take the best parts of ourselves And make them gold“, suona come l’inno ufficiale della band, e la (potenziale) hit da MTV, Bury It.

Cosa dire di questo album? Sicuramente i CHVRCHES avranno sempre i loro hater, i detrattori di un genere considerato troppo sempliciotto, non all’altezza della scena, come anche pagheranno per la loro quasi assente presenza scenica. Ma, d’altro canto, si sono confermati come una band capace di sfornare hit su hit, canzoni d’impatto, ritornelli che ti martellano il cervello e rimangono lì per ore ed ore. Senza la pretesa di sembrare chi non sono, con l’umiltà di chi fa musica nel modo in cui sa farlo meglio, questo trio si sta togliendo qualche sassolino dalla scarpa, andandosi a ritagliare uno spazietto sempre più importante nel panorama musicale.

Tracce consigliate: Clearest Blue, Make Them Gold.