A tre anni di distanza dal particolarissimo Cupid DeluxeDevonté  Hynes ha deciso di regalare al pubblico il terzo capitolo della saga soul-pop che tanto ha colpito la scena musicale. Freetown Sound è infatti l’ennesimo lavoro del musicista britannico il quale, a differenza dei precedenti dischi, decide di maturare e dare libero sfogo alla tradizione, mostrando ciò che realmente è la cultura nera e quali sofferenze il popolo africano sia costretto a vivere al giorno d’oggi.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a diversi progetti musicali basati sui diritti del popolo nero nel mondo, si vedano lavori come To Pimp A Butterfly, Black Messiah, Channel Orange, i quali hanno spinto sempre più artisti a valorizzare la propria cultura tramite la musica. A differenza di molti però, Hynes decide di dare la propria visione della situazione, portando tali tematiche su tutt’altro livello. In una recente intervista l’artista ha affermato:

I don’t know what it is. I think women are so powerful. Not just in the fact that I genuinely prefer female voices but there’s also a particular power that women can put across that men just can’t. 

Ed è così infatti che ci viene presentato il disco, attraverso le voci di più donne appartenenti al mondo della musica. Grazie all’aiuto di artiste come Empress Of, Debbie Harry (leader dei Blondie), Nelly Furtado, Ava Raiin, viene chiarita la visione dei fenomeni razziali e dei diritti delle donne africane attraverso il dolce cantato di icone pop, perfettamente compatibile con il leggero funk del produttore inglese.
Durante l’ascolto si potrà notare come tra una traccia e l’altra siano stati inseriti tagli di discorsi delle più grandi attiviste nere – ad esempio nell’opening track By Ourselves, caratterizzata da un discorso di Haslee Haze sull’importanza del movimento femminista afroamericano nel mondo – in modo da sensibilizzare sempre più i fenomeni razziali avvenuti negli ultimi anni.

In gran parte dei brani  si nota un chiaro riferimento al pop melodico di Micheal Jackson: la traccia Augustine, ad esempio, prende pian piano vita grazie a dei kick secchi che andranno poi ad incontrarsi con tastiere e cori tipicamente anni ’80. Il singolo, uscito pochi giorni prima del disco, è sia un’ode alle proprie origini che un tributo alla profeta Nontetha Nkwenkwe (donna sud africana, rinchiusa negli anni ’20 in un ospedale psichiatrico in quanto ritenuta mentalmente instabile a causa dei propri ideali), un romantico ringraziamento dell’artista ai propri genitori e alla città di Freetown, capitale della Sierra Leone, terra d’origine del padre.
Torniamo invece al funk dei nostri giorni grazie a Best To You, in collaborazione con Empress Of, nella quale la chiara voce della cantante viene accompagnata da continui susseguirsi di ritmi tribali, rimpiazzati poi da un leggero crescendo di sintetizzatori.
Il contenuto di Freetown Sounds è parecchio vario, 17 brani ci accompagnano nella mente dell’autore, confusionaria ma colma di forti emozioni, la quale pone come punto cardine l’indignazione di un popolo e il desiderio di libertà a cui molti non è concesso.

Tra i brani che più segnano il disco è presente Hands Up, una toccante visione della storia di Trayvon Martin, vicenda accaduta qualche anno fa, durante la quale un ragazzo nero di 17 anni è stato ucciso da un vigilante volontario mentre tornava a casa perché ritenuto, da quest’ultimo, un ladro. Allo stesso modo sono presenti dei riferimenti alla vicenda di Micheal Brown, dove Dev si immedesima nella vita del ragazzo, mettendo in mostra l’innocenza di un giovane e la paura nel momento in cui ci si ritrova con le mani in alto e un arma da fuoco puntata al cuore. Particolare è però il modo in cui si cerca di dare peso alla vicenda: oltre che dare vita ad un grido di ribellione, le emozioni prendono il sopravvento e il tutto viene osservato sotto un profilo più amorevole, diverso dal solito sdegno attualmente usato. Il tutto si conclude con il sample di una marcia del movimento Black Lives Matter, durante la quale si sente il coro ripetere la frase slogan: Hands up, don’t shoot.
A seguire è presente Hadron Collider, brano inaspettato, presentato per la prima volta ad una serata organizzata al teatro Apollo di New York, del quale esiste anche la cassetta del live. Inaspettato in quanto vede la collaborazione di un’icona pop dei primi anni 2000 che sembrava ormai sparita da anni, Nelly Furtado. La cantante ha dichiarato infatti di essersi stufata del tipo di fama superficiale che la propria carriera le ha dato e ha deciso di passare ad un tipo di scena in cui potesse dare più sfogo al proprio lato artistico. Non è la prima volta in cui il cantante britannico riesce a deviare in meglio il cammino di un’icona femminile, si veda ad esempio come lo stile di musiciste quali Solange o Sky Ferreira (questa poi aiutata anche da Ariel Pink) sia cambiato dopo aver collaborato con Hynes. Il brano vede una Furtado migliorata tantissimo nel cantato, diverso dall’anaffettivo stile precedente, si percepisce una forte immedesimazione nelle atmosfere downtempo. La ragazza, protagonista della canzone, verrà poi seguita da Devonté, smorzando il pezzo grazie all’incontro tra voce femminile e maschile e cambiando le sorti del finale, diretto e caratterizzato da una forte nostalgia.

Diversamente dalle sopracitate tracce, troviamo anche pezzi che rimandano più al primo Coastal Grooves. Le chitarre tipiche di quell’album non sono mai state abbandonate: nel brano E.V.P., ad esempio, si sente una forte carica disco-funk, marcata dalla dinamica linea di batteria, precisi colpi di basso e linee di chitarra associabili allo stile caratteristico degli INXS. A completare l’opera è presente poi Debbie Harry. La leader dei Blondie, settantunenne da qualche giorno, fa infatti da seconda voce e riesce perfettamente a creare la giusta atmosfera all’interno del brano.
Gli stili che più hanno influenzato l’artista trovano il proprio spazio: dall’old-school hip hop carico di bassi (Thank You) alla funky-chillout di Desirée, per poi finire sul soul ritmato di Squash Squash e Better Than Me. 

In tutto ciò non si può non notare la crescita artistica del progetto Blood Orange. Freetown Sound risulta più articolato rispetto al predente lavoro Cupid Deluxe. Quello che può inizialmente risultare un lavoro disordinato è in realtà il contenuto della mente di Devonté Hynes, persona dalla fortissima sensibilità, appartenente ad un popolo che al giorno d’oggi continua ad essere vittima di ingiustizie e che spera di poter portare avanti la propria causa, conducendo l’uomo a vivere in una società priva di differenze culturali e basata sull’eguaglianza di tutti gli individui.

Tracce consigliate: Hands Up, Hadron Collider, Better Numb.