Quella degli American Football è una storia iniziata alla fine degli anni ’90 all’esterno di una casa ormai iconica nel mezzo dell’Illinois: così il primo album, l’originale American Football (LP1) piantava le proprie radici nella scena del Midwest emo, facendosene portavoce quasi indiscusso. Poi scomparsi per più di un decennio, il tempo necessario per acquisire lo status di band di culto come a volte succede alle band con un solo, grande album alle spalle. Poi riapparsi, quasi improvvisamente, nel pieno dell’ondata dell’emo revival – concerti e festival prima, seguiti poi dall’annuncio del secondo album dopo diciassette anni di silenzio. Un altro eponimo, American Football (LP2) sentiva forti le influenze di Owen, il progetto solista di Mike Kinsella, e si riapriva all’interno di quella casa abbandonata diciassette anni prima, presentandosi in maniera quasi complementare rispetto ai temi ed ai suoni di LP1, rivisitandoli sotto la lente di esperienze vissute.

American Football (LP3) appare diverso già dalla cover: gli American Football sono usciti dalla casa che li teneva ancorati al passato, e a quattro anni dalla reunion hanno ormai la fiducia necessaria per prendere nuove direzioni creative. LP3 si apre con un climax di campane (Silhouettes), ed improvvisamente gli spazi si aprono, i suoni si intrecciano in modo ancora più dinamico, gli strati si infoltiscono: sono sempre gli American Football, quelli melanconici e dalle chitarre squillanti e inconfondibili, ma i suoni diventano più ambiziosi, più grandiosi e più vicini al post-rock che al math. Gli intenti sono anch’essi più ambiziosi, con collaborazioni stellari nell’elegantissima Every Wave to Ever Rise (Elizabeth Powell), nella spettrale I Can’t Feel You (Rachel Goswell degli Slowdive) e nell’omaggio disfunzionale ai Pink Floyd di Uncomfortably Numb (con Hayley Williams dei Paramore), e sono intenti che non abbandonano il resto del disco neanche nei momenti più intimi (Doom in Full Bloom). Il tocco della band rimane delicato nel corso dell’intero album, evocando scenari volutamente offuscati dai riferimenti sottili di Mike Kinsella (“All the ballads you sing to me slip into a minor key”), ma LP3 stupisce nel voler essere, a differenza dei precedenti, un album grande, dai suoni stratificati e da una produzione interessata a renderli dinamici e tridimensionali.

American Football (LP3) diventa così il manifesto di quello che può essere un emo più adulto, non più legato a sentimenti adolescenziali ma cresciuto anche grazie a questi: gli American Football sono ormai il volto dell’emo anche grazie alla loro capacità di restare fedeli a sé stessi senza rinunciare a cambiare le carte in tavola.

Tracce consigliate: Silhouettes, Uncomfortably Numb, Every Wave to Ever Rise