Confesso che prima di ascoltare Harmlessness, nuovo lavoro del collettivo The World Is A Beautiful Place & I Am No Longer Afraid To Die – tranquilli, d’ora in poi solo TWIABP – ero preso da sentimenti contrastanti: felice, ma al contempo perplesso. Felice perché è ormai da tempo che seguo con particolare passione questa band; credo sia normale lasciarsi andare a sentimenti positivi. Perplesso perché non sapevo concretamente cosa aspettarmi: un’altra gemma o un lavoro scadente? I TWIABP avevano già dato tutto o avevano da darci qualche altra cosa? Harmlessness rappresentava un po’ la prova del nove, l’esame finale.
Il primo estratto, January 10th, 2014, uscito in piena estate, non poteva che far presagire bene. “Are you Diana, the hunter?” ha conquistato la mia mente e ha accarezzato soavemente i miei timpani. Faccio tutt’ora fatica a togliermi dalla testa questa frase, che per quanto risulti dolce all’udito non stona affatto con la solida struttura “rock” del brano. Tutt’altro: risulta tratto distintivo ed essenziale dell’evidente evoluzione della band, che riesce a creare contrasti in chiaroscuro caldi, emozionanti, intensi e bui.
L’approdo alla Epitaph Records (congiuntamente alla Broken World Media del chitarrista Derrick Shanholtzer-Dvorak) e l’allargamento della formazione hanno segnato fortemente questo nuovo lavoro. Harmlessness dimostra la maturazione dei TWIABP, sia musicalmente che caratterialmente. Dopo Whenever, If Ever sembravano quasi ignorare ciò che l’ascoltatore della prim’ora gli chiedeva: continuare a essere i più grandi esponenti dell’emo revival e sfornare un altro album della madonna. Detto, fatto: ci è voluto poco più di un anno. Un anno in cui si sono susseguiti Between Bodies, album spoken in cui Christopher Zizzamia – a tutti gli effetti cuore pulsante del disco in questione – dà sfogo a tutti i suoi pensieri esistenziali e alle sue angosce e Death To New Years, EP di sole due tracce con le quali è stato difficile emozionarsi.
Un anno, dicevamo. Un anno per mettere in play You Can’t Live There Forever e capire che quell’evoluzione non era solo nell’aria, ma soprattutto nel corpo del progetto. Chi avrebbe mai pensato che un disco dei TWIABP potesse partire con una così dolce chitarra acustica? Una chitarra acustica che sfuma però nelle solite energiche percussioni che prendono forma, esplodono e partoriscono Blank #11 – uno dei tanti “Blank” a cui i TWIABP ci hanno abituato, appunto.
Il continuo alternarsi di nuovi spunti musicali e riferimenti al passato è una costante di Harmlessness: evidente dimostrazione è rappresentata da Ra Patera Dance, forse il brano più pop di tutto il disco, che non può che riportare l’ascoltatore ai tempi di Formlessness, in cui era contenuta Eyjafjallajokull Dance, simile sia per struttura che – chiaramente – per lo stesso titolo. The World Lisa (geniale è la scelta del titolo), invece, è un cristallino riferimento a “Thanks“, contenuta in Between Bodies, riprendendo in parte il testo della stessa – When we get home, we won’t be empty /We found a purpose in each other / Break the mirror, we get younger / Life will always be weird.
Rage Against The Dying Of Light è forse poi uno dei momenti più alti di tutto il disco. In essa sono racchiusi tutti i sentimenti di David Bello e soci: sentimenti malinconici ed inquieti, talmente reali da sembrare tangibili. Le questioni esistenziali proposte in Between Bodies sono tutt’altro che risolte (Always compressing days, spending long out of time with no one else sorry for the outage/ Haven’t you ever been set out and miscounted, frail and fully compromised). La rabbia per questa impossibilità a dare risposta a ogni domanda esplode con una batteria energica, sporca e vigorosa che lentamente sfuma e dà spazio alla sopraccitata Ra Patera Dance.
Assoluto punto di forza di questo disco è poi rappresentato – manco a dirlo – dai suoi testi minuziosamente ponderati. Con infiniti riferimenti alla vastità spazio-temporale e ai relativi quesiti esistenziali (Mental Health,Willie (For Howard), Haircuts for Everybody), agli amori andati (Wendover) e a tutte quelle storie che hanno segnato le vite di ogni singolo membro della band, Harmlessness si candida per diventare il disco più introspettivo e romantico di questo 2015.
E con le sue variegate sfaccettature uditive, spaziando tra sonorità folkish (il ritorno della chitarra acustica in Mental Health ricorda vagamente quanto fatto dai Tiny Moving Parts con l’ultimo lavoro Pleasant Living), post-rock semi-puro e oscuro (We Need More Skulls) ed emo purissimo (Wendover ne è chiara prova; il ritornello e la chitarra producono un brano di una qualità quasi indescrivibile) si candida per diventare il disco emo revival meglio assemblato degli ultimi anni.
Harmlessness si chiude con l’accoppiata I Can Be Afraid Of Everything e Mount Hum, due brani energici, spensierati ma al contempo fondamentalmente tristi, che in due fanno 15 minuti d’ascolto e rimarcano epicamente gli ultimi momenti del disco con batterie prorompenti, chitarre violente, voci così sofferenti ma così ricche di sentimenti.
Il nuovo album del collettivo The World Is A Beautiful Place & I Am No Longer Afraid To Die è un lavoro praticamente impeccabile, che sarà amato da tutti coloro i quali hanno seguito – e seguono tutt’ora con attenzione – l’ondata di dischi emo-revival a cui stiamo assistendo negli ultimi anni e che sarà comunque apprezzato da chi adora dedicarsi ad ascolti zeppi di quesiti, con testi tutt’altro che frivoli. Harmlessness è un lavoro ricco di contrasti: la spontaneità si scontra con la ponderatezza, il vecchio abbraccia il nuovo, l’amore guarda da lontano l’odio. E tutto ciò viene riprodotto sotto forma di onde sonore, che non possono che inondare le orecchie dell’ascoltatore e portarlo nella dimensione più intima del suo io.
Le perplessità pre-ascolto sono solo un vecchio e inutile ricordo.
È tempo di godersi un’altra piccola (grande) gemma.
Tracce Consigliate: Rage Against The Dying Of The Light, Wendover