A tre anni di distanza dal buon This Is All Yours, dove già si vedeva un calo di rendimento rispetto al meraviglioso debut An Awesome Wave, gli alt-J tornano con un disco che conferma il trend negativo e che rovina le attese un po’ a tutti, fan compresi. Non bisogna mai giudicare un disco dalla copertina, dicono, ma già questo è un segnale sulla qualità del lavoro della band di Leeds che decide di usare illustrazioni lo-fi e datate, in perfetto stile Tron (quello dell’82).

Nel disco sono presenti i tre singoli di lancio (3WW, In Cold Blood e Adeline) che hanno accontento e diviso un po’ tutti: chi si aspettava qualcosa di nuovo ha apprezzato 3WW, chi voleva i suoni dei primi due dischi invece ha apprezzato In Cold Blood e infine Adeline ha deciso di ammosciare la palle a tutti quanti per par condicio (nonostante riprendesse ancora il discorso dei tanto amati ∆∆∆). Così ci troviamo davanti a 5 nuovi brani per un totale di 25 minuti ai quali se togliamo la cover rielaborata di House Of The Rising Sun (suonata con una ‘orchestra’ di 20 chitarre) rimane veramente ben poco, troppo poco.

E quel poco non basta perché Hit Me Like That Snare è un fallimento totale in cui Joe Newman vorrebbe cantare come l’Iggy Pop o il Lou Reed della situazione – riuscendoci male, l’organo e le successive tastiere sono imbarazzanti, il campanaccio di Thom Sonny Green è fuori luogo, il cantato giapponese non ha alcun senso e i testi in chiusura “Fuck you, I’ll do what I wanna do” provano a tenere in piedi la parte centrale del disco che però è disastrosa. La successiva Deadcrush dimostra che la band fa fatica a sviluppare nuove idee e non riesce a sopravvivere in ambienti extra-alt-J.

Nel finale invece troviamo un bel folk suonato in fingerpicking dove Marika Hackman arriva in supporto di Newman per un duetto ben riuscito che ci ricorda i Bombay Bicycle Club in Flaws di qualche anno fa. La chiusura dell’album è affidata a Pleader, una quasi-suite dove archi, chitarre e flauti riaprono il capitolo gospel usato in The Gospel of John Hurt in This Is All Yours. Il pezzo  è un’ottima composizione che, grazie alla sua epicità, finirà probabilmente anch’essa (così come tante altre canzoni degli alt-J) in qualche serie tv o film.

RELAXER è un disco negativo con pochissime idee interessanti dove la band ha comunque provato a sperimentare qualcosa di nuovo; in questi anni il gruppo ha cavalcato quell’awesome wave per suonare in tutti i maggiori festival al mondo e per vendere parecchio e questo avrebbe dovuto essere l’album dell’affermazione a 360 gradi invece ha portato gli alt-J in un pozzo dal quale, noi per primi, speriamo possano risalire alla svelta.

Tracce consigliate: Pleader