Come suonerebbe un disco di Ariel Pink se invece di essere ambientato nei 60′-70′-80, fosse influenzato dagli anni ’90? La risposta è Beach Music di Alex Giannascoli in arte Alex G. Originario di Philadelphia, sforna dischi a profusione da 5 anni a questa parte, da quando l’anno scorso ha pubblicato DSU, la Domino Records si è accorta di lui, casa discografica per la quale ha appunto pubblicato questa sua ultima fatica.

Di cosa stiamo parlando? Di tutto e di niente, le influenze di Alex sono infinite e minuziose, difficili da cogliere tutte ma certamente si possono capire perfettamente le sfere di suggestione: alternative rock, lo-fi e dream-pop, mescolate tra loro e rovesciate più e più volte. Così si possono sentire i Pavement e i Guided By Voices, Elliott Smith e Sparklehorse fino a sentire melodie riconducibili agl’ American Football da una parte e ai Yo La Tengo dall’altra.

Nell’eterea Salt, ebbro di droghe, vaneggia mentre la sua ragazza gira per la stanza: “Did you hear what i said? / I’ve got salt in my head / don’t make me hurt you / I’m watching you from here / I’m happy” e ormai catturato dalle paranoie si vuole isolare dal mondo e svanire: “Today i washed my hands / I want to be alone / I want to fry”. In Brite Boy, due voci (una adulta ed una da bambino) si alterano in una ballata lo-fi. Con dolce nostalgia, viene ricordato un vecchio amore giovanile: “Bright boy i can help you / if you let me take your hand  / bring you right to promise land / bring you right to promise”, tramontato e rinchiuso nei ricordi più remoti: ” Bright boy what has made you frown / bright boy what has made you / waiting by the water / sun is setting by the sea  / bright boy please return to me / bright boy please return to”.

Alex G fa hypnagogic pop, nella sua valigia ci sono gli anni ’90, ma non vengono disprezzate derive psichedeliche figlie dei ’60; In questo, come precedentemente detto, ricorda in gran parte Pink ma anche il trasformismo degli Animal Collective, entrambi sempre dediti alla sperimentazione e alla rielaborazione dei decenni passati. In Beach Music si riesce a lasciar spazio a momenti math (Kicker), così come chill/vapor (Look Out). Un ricco pot-pourri di derivazioni, con una forte identità ed eterogeneità nei brani che eleva notevolmente il disco nonostante un songwriting ancora incerto e delle composizioni molte volte poco ispirate, ma nonostante ciò, con melodie ben curate. Un disco da spiaggia sì, ma con il giubbetto e la sciarpa ben stretti.

Tracce consigliate: Brite Boy, Salt