Adrianne Lenker è una che potrebbe avere il profumo al sandalo, accendere ogni sera il Palo Santo e sentirsi connessa col mondo solo quando abbraccia un albero. É una maghetta che nelle interviste risponde in uno strano modo al limite del poetico e che spesso suona con i brillantini sulla faccia. Inaspettatamente tutto questo non fa incazzare come le inglesi con i glitter ai festival o l’influencer che si è invaghita del “manifesting” e posta i tarocchi, perchè è evidente che la sua non è scena ma pura onestà radicale, come dice il New Yorker.
Dopo il successo meritato ottenuto lo scorso anno con i due album dei Big Thief – qualche luminare dell’Academy deve aver visto grazie al cielo questa performance pazzesca di Not, che ha giustamente ricevuto due nominations ai Grammys come Miglior Canzone Rock e Migliore Performance Rock – Adrianne Lenker tira fuori dal cilindro songs, un pugno di pezzi folk scritti all’inizio della primavera mentre si trovava in Massachusetts, in isolamento durante la prima ondata di corona virus e provata dalla fine della storia d’amore con Indigo Spark, pure lei musicista.
Ok, non è la prima a fuggire in una baita in mezzo alla foresta per superare una relazione finita male, ma passiamo oltre.
songs sono undici canzoni semplici e immediate, voce e chitarra: prendete i Big Thief e toglietegli l’esoscheletro, gli organi esposti che rimangono sono questi pezzi qua. Più completo e compiuto rispetto ad abysskiss – il suo primo album solista uscito due anni fa – songs mantiene lo stesso approccio DIY ma l’effetto è meno da demo perché è registrato da dio, grazie all’ingegnere del suono Philip Weinrobe che ha scelto di fare tutto in analogico. Se dopo una rottura non ne potete più di ascoltare Skinny Love o tutto Carrie & Lowell, prendete in mano songs e cominciate a leccarvi le ferite con la melodia fiabesca di anything in sottofondo:
So if there ever comes a time
When it’s true love you hope to find
Just call out my name
And, girl, I swear I would do anything
Da annoverare tra i pezzi mirabolanti anche ingydar e zombie girl, minimali ma dal songwriting immenso, che conquistano al primo ascolto senza colpo ferire, in cui si riassumono la grazia di Nick Drake, gli echi di Simon & Garfunkel e l’emotività estrema di Daniel Johnston. songs è un disco che po esse fero e po esse piuma, può curare o far sprofondare, a seconda dello stato d’animo in cui lo si ascolta. Rimane la sensibilità decisamente fuori dal normale di Adrianne Lenker e più l’ascolti suonare, più vorresti capire da quale strano pianeta provenga questa ventinovenne un po’ new age e più vorresti proteggerla e tutelarla, come una creatura appartenente a una specie in via d’estinzione.