Sono passati poco più di due mesi dall’inizio del 2019, ma il panorama italiano si è già riempito di tanta musica. Qui di seguito trovate dieci dischi belli freschi.

72-HOUR POST FIGHT – 72-HOUR POST FIGHT

Elettronica, nujazz, ma anche hiphop, ambient ed emo; beat e batterie, sax e chitarre, synth. No, non sto vaneggiando, sono tutte parole che hanno a che fare il debutto dei 72-HOUR POST FIGHT, un disco che se ne frega totalmente delle etichette e dispiega le ali, libero di essere se stesso. Un progetto che suona già maturo e consapevole, eterogeneo e godibile. Non ci è dato sapere se la battaglia sia stata vinta o persa, 72-HOUR POST FIGHT suona come il meritato riposo del guerriero. (Nota a margine: i ragazzi producono anche i pezzi a Massimo Pericolo, che è sulla copertina del disco, e scusate se è poco).

Drone126 – Cuore Sangue Sentimento

Da quei 126 gradini trasteverini è nato un movimento che non smette mai di sorprendere. Qui stiamo parlando di Drone126, producer della Love Gang che ha sfornato un disco di cui è autore, e nel quale può contare sull’appoggio dei suoi amici/fratelli. In Cuore Sangue Sentimento si ristabilisce la spina dorsale dei 126 con le collaborazioni di Franco, Ketama, Solero, Borghetti: un coro rap eterogeneo che, nonostante le strade individuali, sa sempre tornare insieme per celebrare amore e dolore, la vita.

Santii – S02

È arrivato il momento della seconda stagione della serie Santii. Il duo formato da Michele Ducci e Alessandro Degli Angioli torna sulla scena con un nuovo album, S02, prosecuzione concettuale di quell’S01 che sanciva la demolizione e rifondazione degli M+A, progetto con cui i due italiani erano lanciati nella scena musicale internazionale. S02, come il predecessore, è sempre fondato sul binomio tra featuring e produzioni originali, ma la qualità si innalza, così come il potenziale pop: Santii è un nome pronto (di nuovo!) per approdare verso lidi importanti.

Mulai – HD Dreams

HD Dreams è l’album che porta Mulai sul grande schermo e che ci racconta, con eleganza rara, l’evoluzione della musica popolare della grande città. Lo sguardo è rivolto verso l’alto, al gioco di neon che illumina i grattacieli mentre, sullo sfondo, il regista cattura i rapidi movimenti delle auto attraverso sonorità future pop che lambiscono dolcemente l’elettronica. Una metafora efficace, contemporanea ed immersa nell’estetica nipponica, che riesce a scovare l’emotività anche dentro le macchine.

Aftersalsa – Concrete

Non importa quello che facciamo di giorno, è quando cala il sole che mostriamo il nostro vero essere. Amori, debolezze, dolori e feste che durano fino al mattino: gli Aftersalsa lo sanno bene e lo cantano tra synth crepuscolari, chitarre d’atmosfera e beat delicati. Concrete è la colonna sonora perfetta per viaggi in solitaria verso la consapevolezza di sé, verso un’alba che si spera sia migliore del tramonto precedente, ma che non lo sarà mai quanto la notte successiva.

Pashmak – Atlantic Thoughts

I Pashmak hanno scelto la strada più impervia per arrivare al traguardo, alla comodità hanno preferito la fatica, ma questo li ha premiati. Fin dai primi play del nuovo Atlantic Thoughts si percepisce quanto sudore ci sia dietro l’album, quanto sia complesso, irregolare nella ritmica ed estremamente vario nelle sonorità. L’ascolto è un continuo saliscendi tra psichedelia e sintetizzatori, interrotto da momenti acustici: un compendio di tutto il meglio delle sperimentazioni rock (pop) internazionali, egregiamente fuse in questo ottovolante di stile.

Ainé – Niente di me

Energia ed eleganza sono stati i due elementi che più di tutti ci hanno colpito di Ainé, nel live di Roma che apriva il suo attuale tour. Arnaldo Santoro, 1991, sta riuscendo nell’impresa di crearsi una identità propria, che non si lascia investire delle contaminazioni che potrebbero provenire dai filoni musicali più influenti, ora, nel paese. Sarà la formazione approfondita, sarà il bagaglio non indifferente di artisticità accumulato, fatto sta che Ainé, con Niente di me, ha centrato una mira davvero precisa di soul, nu jazz, elettronica e indie rock: una miscela che fa di lui una delle sorprese più belle di questi primi mesi di 2019.

Tersø – Fuori dalla giungla

Siamo una generazione che vorrebbe fuggire, ma che non ha vie di fuga. I Tersø lo sanno bene, e ancor meglio lo esprimono nel loro Fuori dalla giungla: la colonna sonora urban-pop di una corsa in solitaria, in una notte metropolitana rischiarata dai fari delle auto. In perenne bilico tra dolore e voglia di reazione, il disco si sostiene su beat incalzanti e ritornelli laceranti, intersecati da un’ottima produzione. Poco importa se alla fine della fuga saremo ancora al punto di partenza, il rifugio è proprio quel giro in tondo.

Cactus? – No People Party

Con No People Party i Cactus? irrompono fragorosamente nel panorama musicale nostrano indipendente, infrangendo tutti gli schemi e discostandosi senza troppi misteri né giri di parole dal trend attuale. C’è un party al piano di sotto: la grancassa rimbomba e le chitarre svettano nella frenesia di un indie-rock danzante, proprio come qualche anno fa, quando si faceva festa ogni notte.

Mahmood – Gioventù bruciata

Sembra ossimorico, ma il vincitore di Sanremo 2019 è una novità. Novità discografica, perché di fatto Mahmood è un esordiente: il suo album Gioventù bruciata è un debutto, ampliamento dell’omonimo EP uscito il venerdì di Sanremo. Mahmood è anche e soprattutto una “novità” dal punto di vista artistico. Tramite lui, infatti, si è aperta la porta su cui si stava bussando da anni: la porta è la canzone italiana, le nocche quelle di Charlie Charles, di Dardust, di Ceri e di tutti gli altri produttori che hanno contribuito al trionfo di Mahmood, e quindi a un “nuovo” suono italiano che sta dominando ogni classifica di vendite e ascolti. Non fermatevi a Soldi, c’è un intero album da ascoltare, simbolo dell’affermarsi di una nuova autorialità, di un nuovo pop che finalmente ha fatto il suo ingresso anche nella roccaforte dell’Ariston.