Non capita spesso di assistere ad un sold out in quella sala dell’Auditorium di Roma, il Teatro Studio Gianni Borgna. L’eccezione si chiama Ainé, vero nome Arnaldo Santoro, classe 1991. Occhiali da sole, giacca e camicia fantasiosa, retró, tutto accuratamente oversize, quel tanto che basta per accentuare, tra immobilità e movenze, entrambe le sue qualità migliori: energia ed eleganza.

Ainé si presenta in scena energico ed elegante, e subito si fa fatica a rimanere fermi sulle poltrone della sala; anzi, diventa impossibile. L’artista sta portando in tour il suo nuovo suono, quello dell’album Niente di me, e tra fusioni di soul, hip hop, nu jazz, chitarre alternative, tastiere energiche, il groove che ne esce fuori, soprattutto in alcuni pezzi come i primi e gli ultimi suonati, è davvero coinvolgente. Lo è già all’ascolto del disco, e, incredibilmente, si amplifica in concerto. Infatti, sebbene la musica di Ainé appaia a forte trazione digitale, in realtà, soprattutto l’ultimo progetto, è pensato ed eseguito in analogico.

È così che sulla scena del Teatro-Studio, insieme ad Ainé, si può ammirare la presenza di altri quattro bravissimi musicisti (“miei fratelli, dall’inizio con loro!“), un gruppo dal feeling raro, tra loro empatici, sia sul piano emotivo che su quello tecnico. È stato un concerto, infatti, privo di sbavature ed insieme coerente. Capofila la voce superlativa di Ainé, abbiamo assistito ad un percorso in cui in un’ora, la voglia di ballare poteva trasferirsi immediatamente in una reazione immobile di stupore, per l’intensità dell’esecuzione – come è stato nella versione in piano di Cosa c’è, la cover di Stay (con cui Ainé appare nel disco Pop Heart di Giorgia) o Amarsi un po’, tributo “luminoso” a Lucio Battisti. Bocche aperte per l’emozione, richiuse con uno schiaffetto sotto il mento nel momento in cui Ainé e la band volevano voltare pagina. Ed è così che un gruppo di persone si è messo a ballare nel teatro, e durante il bis, quel gruppo è diventato tutto il pubblico.

Anche solo partendo dalla sua posizione scenica, Ainé ha saputo dare senso ad un concerto denso, pieno di valore – un valore che ha visto salire sul palco anche Sergio Cammariere, monumentale, per un duetto.

Vedendo dal vivo Ainé, insieme al gruppo, si possono avvertire ancora di più le sue qualità migliori: studio attento e profondo, applicazione, maturità artistica.

Ma soprattutto, si avvertono e si amplificano quei due attributi che sembrano attraversare tutta la sua concezione artistica: tanta energia e tanta eleganza, che si sono sposate alla perfezione con il pubblico dell’Auditorium di Roma, per un live sopra la media.

[crediti foto: Valentino Bianchi]

Scaletta concerto:

Intro
Solo un po
Ascolta bene
Resta con me
Cosa vuoi
Il corpo che si muove
Io sono qui
Mostri
Stay
Dopo la pioggia
Cosa c e
Amarsi un po
Fatti cosi
Parlo piano
Ormai
Niente di me

[Saluti band]

finale