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In questi giorni vi abbiamo raccontato di come le nuove tecnologie possano anche influenzare il nostro modo di ascoltare la musica. È il caso, ad esempio, delle nuove cuffie della SONY, o addirittura di questa applicazione che vi permette di utilizzare il vostro iPad come un launchpad, o al sistema di realtà virtuale del Coachella. Ed è da quando i dispositivi per la realtà virtuale stanno diventando accessibili al grande pubblico, pur con costi non ancora social popolari, che gli utilizzi che si possono farne si moltiplicano, come ad esempio la nuova frontiera del porno in VR.

Pensate, ad esempio, di non aver potuto prender parte ad un festival, dove suonano magari molti dei vostri gruppi preferiti, e siete a casa vostra davanti al pc con, come unica alternativa, la speranza di un live streaming. Ora, pensate, invece, che come alternativa allo streaming abbiate la possibilità di poter vedere, col vostro dispositivo di realtà virtuale, il concerto con un’esperienza completamente diversa di quello che potrebbe regalarvi un “freddo” live streaming in media qualità audio-video. È quello che come annunciavamo succederà, probabilmente, al Coachella ed è quello di cui si è parlato all’appena passato SXSW festival di Austin, con la conferenza relativa proprio alla realtà virtuale.

Si tratta di un cambiamento epocale proprio nel modo di fruire la musica che, ovviamente, non si ferma ai concerti. È l’esempio portato dal video di Stonemilker di Bjork dello scorso anno, presentato al MoMA e girato con la possibilità di poter interagire attraverso i plug in per l’interattività a 360gradi.

O anche il video di Song for Someone degli U2, anch’esso pensato per la realtà virtuale. Ed è a questo che stiamo arrivando, ovvero un modo completamente nuovo di vivere la musica, più immerso, più esclusivo e diretto. Moltissimi artisti, come abbiamo visto dagli esempi, si stanno cercando di muovere in modo sempre più innovativo in rapporto alle nuove tecnologie.

In un’intervista rilasciata a FaderKimberly Cooper, co-fondatrice di Prologue Immersive, azienda californiana che si occupa appunto di sviluppare video e supporti per i lettori a realtà aumentata, dice di voler portare la fruizione attraverso questi sistemi ad un livello ancora più elevato:

“I want to get even more… access,” dice Cooper. “And when I say more access, I mean wouldn’t it be great to have a VR experience with The Beatles, and kind of go back in time?”

Immaginate, quindi, la possibilità di poter vivere momenti della nostra storia musicale passata in prima persona, quasi come se anche voi foste stati presenti in quei frangenti. Molto diverso, ad esempio, del vedere il dvd del live di Janis Joplin a Woodstock nel vostro salotto. Un’esperienza che vi farebbe sicuramente, quasi, percepire il fango sulla vostra pelle. O, anche, vivere i momenti in studio di artisti come i Beatles, o David Bowie, o Michael Jackson:

“My daughter sings, and I wish I could just say, ‘Go listen to Michael [Jackson], and see how you he wrote those songs or sung those songs back in the ’80s,’ or, ‘Go put your VR on and experience it with The Rolling Stones.’ These were classics I grew up with that you can listen to on a record or on your phone,” she said. “But you can’t go back and really feel what it was like then. It was extremely different—the clothing was different, everything.”

Magari non sarà il modo più inclusivo, essendo che i dispositivi per la realtà virtuale precludono la possibilità di condividere l’esperienza (non diversamente però dalle già esistenti cuffie), o il più economicamente accessibile, per ora  però stiamo sicuramente vivendo un periodo di svolta nel mondo musicale.

Il futuro è adesso: