LOVE è il quinto album dei Thegiornalisti, ma se fosse stato, senza Marco Primavera e Marco Antonio Musella, il primo album di Tommaso Paradiso non sarebbe forse cambiato niente, perché è lui il centro indiscusso del progetto ed è lui che l’Italia ha imparato a conoscere, così tanto che non si rischia di esagerare quando si dice che, ad oggi, è uno dei volti più noti e riconoscibili del panorama musicale del paese.

Ma non stiamo parlando solo di somatica: dopo due estati che viene sparata in continuazione ovunque, anche la sua voce è diventata parte di un patrimonio popolare contemporaneo. E tutto questo, evidentemente, Tommy lo sa, perché sembra proprio che le canzoni di LOVE siano nate da questo punto: ormai mi conoscete bene, e allora, con amore, possiamo approfondire.

Allora ecco che il disco si presenta come il più centripeto e a trazione-Paradiso che i Thegiornalisti abbiano mai pubblicato. Undici tracce in cui si declinano esclusivamente le volontà del leader della band, le sue passioni, i suoi ricordi e i suoi padri (minuziosamente elencati in Dr. House). C’è un immaginario tutto personale, che si muove tra sogni e realtà, di un trentacinquenne che ormai può considerarsi professionalmente realizzato, ma al tempo stesso ha pure un’età che non gli permette di staccarsi dalle cose semplici che più ama del passato.

Cose semplici, appunto, vizietti per niente nocivi, amore per la spensieratezza che solo il mare può dare (quanto mare c’è in Love!), per stare stravaccati sul divano a guardare la televisione, lontani dal telefono, “Rivedere mia madre“, l’antica libertà di “fare solo quello che voglio fare“. C’è poi la consapevolezza di questa doppia anima, binomio che è un “delicato equilibrio da mantenere / come il cacio, come il cacio con le pere“. Perché essere Tommaso Paradiso nel 2018 significa essere in bilico tra Milano e Roma, simboli di due stili di vita opposti per l’artista: Roma è famiglia e sport / amici e bar / ristorantino, Milano invece è cocktail bar / alberghi e cene / letti e sorprese. Ma soprattutto, la cosa più significativa è che “riposo a Roma, sudo a Milano”. Un dualismo che si approfondisce anche in L’ultimo giorno della Terra, canzone successiva a Milano Roma, dove Milano è la città in cui si litiga, e si medita se sia meglio “fare l’amore in questa stanza del settimo piano“, o forse, semplicemente, “dovremmo abbracciarci ancora / Forse dovremmo tornare a Roma per L’ultimo giorno della Terra“.

LOVE è un disco in cui – ovviamente – c’è tanto amore, per la vita, per quello che si fa, per quello che è venuto e per quello che verrà, per la fidanzata, e perché no, anche per se stessi. Con questo disco si sono volute riunire tante idee ed emozioni sotto il segno dell’amore, ma bisogna ammettere che se il risultato di tutto questo messo insieme voleva essere una dolce marmellata, alla fine invece è stato un’insalata.

Ecco, LOVE, alla fine, suona un po’ come se fosse un’insalata. E a malincuore, bisogna dirlo. Perché infatti, proprio in virtù del fatto che questa doveva essere la consacrazione di uno che è arrivato al punto di potersi permettere molte libertà, le attese erano tutte per un album ormai folle, in cui la cifra del romantico veniva spinta all’estremo, quasi alla distorsione: cosa che accade perfettamente in Dr. House, ad esempio. Argomenti che anche i singoli avevano fomentato: volevamo più “sei la nazionale del 2006“, volevamo altra energia, o almeno uguale, a Felicità puttana. Volevamo un Tommaso più crooner, “Destro, sinistro, ritmo, ritmo”, ma invece lo ritroviamo così solo alla fine di Una casa al mare. Volevamo questo perché almeno il tutto si sarebbe amalgamato meglio con le produzioni, che sì, si sono movimentate di più (anche grazie alla new entry di Dario “Dardust” Faini), si sono riempite di sfumature EDM, con la cassa dritta evidente in Milano Roma, ma in questa trasformazione un po’ alla The Chainsmokers, di pari passo dovevano inserirsi dentro più azzardi, mosse più spinte: si dovevano rompere alcuni muri.

Speravamo che l’amore in formato pop secondo Tommaso Paradiso fosse qualcosa di diverso, e che fosse arrivato il momento giusto per raccontarcelo, con parole e immagini nuove, iperboliche, talmente tanto dolci da sfumare nell’ironia; idee in grado di far emozionare cuori suscettibili, e di strappare un sorriso invece a chi nei Thegiornalisti cerca la presabbene. E molto probabilmente, in alcuni di questi propositi avrà soddisfatto le attese, ma va detto che a LOVE manca, musicalmente, un filo rosso fondamentale che colleghi tra loro tutti e 40 i minuti di durata: a parte Tommaso Paradiso che nella nostra testa prende vita come nei suoi video, vengono in mente poche altre cose quando si ascolta il disco.

Non serve più di tanto interpellare i decenni, anni ’80 o ’90 che siano. Non serve ricordare gli amori artistici di Paradiso, da Vasco al britpop. Non serve perché i Thegiornalisti in LOVE hanno assunto ormai connotati propri, quello che propongono è dei Thegiornalisti, e non serve più interrogarsi a cosa somiglino. Ma ecco, questa misura specifica, è piuttosto confusa. Se in Zero stare sereno lo stacco tra strofe e ritornello funziona, il suono di Una casa al mare invece allo stesso passaggio sgonfia le aspettative, così come Controllo: all’attacco iniziale si avverte che forse si va incontro ad una ballata potente, con quel “cacio con le pere“, ma poi anche qui arriva il ritornello, che fa scendere tutto, con i propositi già indeboliti dal bridge in formato nananana. Poi si sposa male, va detto, la voce di Tommaso con la base di Milano Roma.

Non mancano quindi le occasioni in cui si arriva a storcere la bocca, ascoltando dei passaggi dell’album. Ed è un peccato, perché per un motivo o per l’altro, chiamato a questa grande prova, si poteva immaginare che Tommaso Paradiso riuscisse a toccare, ovunque, almeno una corda in qualsiasi ascoltatore. Ma del tutto così, non è stato.

Si avevano, qui, tutte le buone intenzioni di accogliere LOVE come una bella ventata d’aria birichina nel panorama radiofonico e della canzone pop italiana, ma si ha l’impressione che l’album abbia già favorito tutti i documenti con i primi singoli apripista. Come d’altronde accade nove volte su dieci per un disco pop-radiofonico; non pensavamo, però, accadesse con i Thegiornalisti.

Ma in questo giudizio, resta una speranza di miglioramento accesa: vedremo come Tommy saprà presentare LOVE nei palazzetti di tutta Italia.

Tracce consigliate: Zero stare sereno