Se fino ad un paio di anni fa i Thegiornalisti erano solo l’ennesima band del panorama indie italiano, oggi invece il trio si trova ad affrontare l’uscita del quarto disco cavalcando un’onda altissima fatti di grandi aspettative e di un hype che da qualche mese è diventato davvero incontrollabile: un po’ per merito di loro stessi e un po’ perché oramai la band è diventata il bersaglio preferito di quel piccolo, ma importante, mondo di troll bellissimi, critici musico-digitali, leoni da tastiera e utenti creativi che si divertono con meme e simili su Facebook nei vari gruppi privati e nelle irriverenti pagine pubbliche. In particolar modo il personaggio di Tommaso Paradiso (da qui Tommi) viene spesso ripreso dagli utenti per manie di egocentrismo smisurato – accuse dalle quali Tommi si è difeso bene (oramai celebre questa sua risposta) – diventando così un simbolo dell’internet-indie insieme agli amici Calcutta e Contessa, riuscendo persino a togliere dal podio il campione in carica Lodo Guenzi, di cui oramai si è persa fortunatamente ogni traccia.

Completamente Sold Out è un album scritto da un sottone, da un loser, da un ragazzo completamente fatto della ragazza che gli sta(va) affianco. Tommi canta queste parole con quel sentimento a metà tra l’incazzato, l’innamorato e lo speranzoso: il sottone, appunto. Un ragazzo quasi adulto pieno di nostalgia e di insicurezza verso l’amore. Lo stesso amore che, nonostante gli abbia spesso fatto del male, vorrebbe poter donare ad una sola donna. Per sempre.

Musicalmente l’album prende quanto di buono fatto in Fuoricampo e gli aggiunge tutta l’essenza del mainstream (inteso sia come ‘per la massa’ sia come il disco di Calcutta) regalandoci una di valanga momenti pop piacioni e di ritornelli ultra-catchy che fanno bene il loro lavoro; il tutto è mescolato da un’ondata di stile a metà tra il primissimo Jovanotti, un po di VendittiVasco degli ’80. Sì, perché a Tommi non è bastato portare i pezzi del Blasco sul palco del Mi Ami, no. Ha voluto omaggiarlo con un piccolo spazio pubblicità anche in Completamente Sold Out dove i suoni e le emozioni di Bollicine riecheggiano qua e là, in particolare con le note di Giocala nel ponte di Sbagliato A Vivere.

I brani non vantano di strutture complesse o intrecci di stili ricercati, anzi. Il prodotto infatti è stato ben studiato per piacere, non lo si può nascondere: è evidente che i vari ooh-ooh siano ottimi cori da stadio e che le melodie accompagnate da queste sonorità creino perfetti hook accattivanti che ti permettono di girare in radio e ti fanno pure vendere un bel po’ di copie. Mica scemi. Che poi la produzione e gli arrangiamenti rimangono degni di nota per un lavoro rivolto così tanto al mondo pop.
A tenere alto il ritmo e il livello del disco c’è un gruppo di ottime tracce composto dalla nostalgica e riflessiva Sold Out, dalla giocosa e ribelle Gli Alberi, dalla calcuttiana Non Odiarmi, dalla straziante Disperato e da quel grandissimo brano synth-pop quale è Completamente, che da un mese sta facendo canticchiare un po’ chiunque, comprese varie facce note della tv e della radio (tra cui Cattelan, Nongio e Nicola Savino) che proprio ieri hanno pubblicato un selfie-video in cui si cimentano a cantare il ritornello del brano.
Dall’altro canto ci sono un paio di pezzi un po’ da rivedere: Il tuo maglione mio con i suoi uh-uh-uh da epilessia e la metrica forzata nel ritornello dà un po’ fastidio e Fatto di te con quel pianoforte in levare e quel “sto bene con te, sto male senza te, siamo fatti di sale, sole, sabbia, mare” sembra uscita dall’ultimo disco dei Coldplay. E poi Tommi, ripijate. Lo diciamo per il tuo bene. Dimentica Matilde e vai avanti. Non chiamarla alle 3 del mattino per dirle che stai fatto di lei. Non se lo merita.

Sicuramente Tommi, Marco e Marco con il loro Completamente Sold Out hanno fatto davvero un gran bel lavoro che gli permetterà di fare un bel passo in alto nelle classifiche e che li proclama come una delle migliori band italiane in circolazione oggi. Perché a conti fatti ogni canzone del disco è un potenziale inno generazionale, così come lo sono stati gli 883 e i Lunapop. E non c’è un cazzo da ridere.