Capita che ti chiami Harry Styles e sei uno degli One Direction, quindi per forza di cose non puoi fare un disco solista decente, anzi. Il tuo album sarà sicuramente una merda e neanche ci sarà bisogno di perderci troppo tempo ad ascoltarlo, saltando qualche traccia o facendo finta di averle ascoltate tutte.

E invece il 24enne britannico ha tirato fuori un disco di tutto rispetto, considerato soprattutto il suo passato musicale, così come fece l’anno scorso ZAYN con Mind Of Mine. Due dischi che non segneranno sicuramente la storia musicale (nemmeno quella pop) e di cui nessuno si ricorderà (fangirls a parte), ma va dato atto della discreta qualità dei lavori.

Galvanizzato dal ruolo di protagonista nel nuovo film di Christopher Nolan e supportato alla produzione da un certo Jeff Bhasker – già produttore di dischi come 808s & Heartbreak, My Beautiful Dark Twisted Fantasy, Watch the Throne, di artisti come The Rolling Stones, Florence + The Machine, Adele, Taylor Swift, Drake, RihannaEminem, Mark Ronson, Ed Sheeran e vincitore di ben tre Grammy Awards – Harry vuole diventare una rockstar (sulle orme dell’ultimo Alex Turner) e decide di ripercorrere diversi generi musicali pescati qua e là negli ultimi 40 anni di musica rock, in particolar modo il ventennio ’70-’80.

Nel disco possiamo sentire davvero qualsiasi band rock di quegli anni in questo disco: gli ZZ Top, i Rolling Stones e i Black Sabbath nella coppia Only Angel e Kiwi (dove racconta la relazione con una ragazza australiana), Elton John nella lenta Woman (in cui Harry propone un Netflix & Chill alla ragazza che ha affianco), i Beatles in Carolina e addirittura i primi U2 in Ever Since New York. E sicuramente ci sentirete altri 30 artisti, compresi i Radiohead di High & Dry in Two Ghosts.

Sì, è praticamente tutto un grosso copia-incolla, ma è un album con una produzione incredibile, coerente dall’inizio alla fine e soprattuto è un album che nessuno si sarebbe mai aspettato, che ha spiazzato critica, fan e haters. Di memorabile c’è sicuramente Sign of the Times (David Bowie, lo senti?) che riprende gli ultimi lavori di Father John Misty (il quale twittò un bel “harry’s new album is FUCKING INSANE” all’uscita del disco) o di Cameron Avery e che dimostra le ottime qualità vocali del giovane Styles.

Capita che ti chiami Harry Styles e sei uno degli One Direction e di fare pure un disco solista che si riesce ad ascoltare e apprezzare.