verdena 2

Ci siamo, oggi 23 luglio inizia ufficialmente il Vasto Siren Fest.
L’interesse di tutti è già per domani e dopodomani, quando sul palco saliranno, tra gli altri, nomi del calibro di Jon Hopkins, James Blake, Is TropicalSun Kil Moon, Clark e i nostri Verdena. Qui trovate il programma completo.

Ed è proprio di loro, dei Verdena, che vogliamo parlarvi oggi, del loro nuovo album in due volumi Endkadenz e di un tour trionfale che sta raccogliendo sold out ovunque. Abbiamo raggiunto al telefono Luca Ferrari, batterista della band bergamasca (gli altri membri sono il fratello Alberto Ferrari – chitarra, piano e voce – e Roberta Sammarelli – basso), per farci raccontare queste e molte altre cose:

DW: Ciao Luca, tutto bene? Inizierei chiedendoti come sta procedendo il tour. Notate qualche differenza, soprattutto a livello di pubblico, rispetto al 2011 e a WOW?

L: Le date sono andate tutte più che bene, assolutamente. Il pubblico non so se è granché cambiato, c’è sempre un certo rinnovo, ma gran parte di questo è dovuto ancora a WOW, il cambiamento è partito da lì e continua ancora oggi.

DW: Anche stavolta è passato tanto tempo tra un disco e l’altro (quattro anni, ndi) e molti aspettavano il vostro ritorno. Quando siete tornati in studio pensavate di ripartire dai punti fermi di WOW o avete lasciato che il tempo facesse tabula rasa per ripartire alla ricerca di un nuovo suono?

L: In genere appena finisce il tour dimentichiamo completamente il lavoro precedente, ma non credo che sia da attribuire al tanto tempo che passa tra un disco e l’altro. In tre anni e mezzo abbiamo registrato ventisette canzoni, ma passiamo molto tempo a sperimentare sui nuovi brani. Poi magari capita che ne scriviamo altri che superano quelli che avevamo appena completato, e finisce che quelli che ci sembravano eccezionali prima poi vengono buttati via. In realtà è come se facessimo un disco ogni anno e mezzo, perché alla fine sono tutti doppi (ride, ndi).

DW: Ascoltando Endkadenz Vol. 1 mi viene in mente un ibrido tra WOW e Requiem, come se aveste preso il meglio dai due album. È corretta come analisi o è qualcosa nato dall’improvvisazione, senza pensarci troppo?

L: È nato spontaneamente, ma penso che sia presente questo dualismo che hai menzionato. Prima che uscisse il disco, a chi ci chiedeva come avrebbe suonato, gli rispondevamo proprio questo, che sarebbe stato un misto tra Requiem e WOW. Poi c’è qualcosa di nuovo, ad esempio i pezzi con la batteria elettronica: nel secondo volume ci sarà un pezzo con la batteria elettronica che è molto interessante e anche alcuni pezzi al piano, molto malinconici.

DW: Avete annunciato da poco l’uscita di Endkadenz Vol. 2, fissata per il 28 agosto, ma qual è stata la risposta dei fan al primo volume?

L: Questo è un discorso difficile, ognuno ha i suoi gusti, ma ci succede ogni volta che facciamo uscire un disco nuovo. Quando fai i pezzi del disco nuovo nel tour nuovo la gente aspetta sempre quelli vecchi, ma già al tour e all’album successivo tutti apprezzeranno molto di più i pezzi del disco vecchio, è sempre così. Richiedono un po’ di tempo.

DW: Essendo stato a parecchi vostri concerti capisco il ragionamento, è qualcosa che si vede proprio nel pubblico. Parlando d’altro, a Ferrara ho scambiato quattro chiacchiere con Alberto, e mi ha rivelato che in Endkadenz Vol. 2 la traccia prodotta da Marco Fasolo (dei Jennifer Gentle, ndi) è Identikit. Siccome nel primo volume c’era Nevischio, ed era uno dei pezzi che spiccava di più, volevo chiederti come suona Identikit e che novità ha portato Fasolo nel registrare questo pezzo.

L: In Identikit è stato molto, molto diverso. Il pezzo c’era già, con la batteria già pronta, e Marco mi ha fatto cambiare tutto, mi ha fatto suonare delle percussioni, e il pezzo ha cambiato completamente stile. È stato molto interessante, un pezzo acustico come Nevischio, anche se qui la sua produzione si sente molto di più.

DW: A proposito di pezzi acustici… Ai vostri live tutti chiedono sempre a gran voce le Don Calisto, le Valvonauta, ma con Requiem e soprattutto WOW avete dato molto più spazio a ballate più lente come Tu E Me, Castelli Per Aria, Trovami Un Modo Semplice Per Uscirne e, appunto, Nevischio. C’è, in un futuro prossimo, un album prevalentemente acustico per i Verdena?

L: Non saprei proprio, in futuro non so decisamente cosa faremo. Sicuramente ci piacciono i pezzi acustici, è divertente, ma sarebbe bello fare dei pezzi acustici che non siano per forza ballate. Sarebbe decisamente interessante, ma per il futuro non lo so davvero.

DW: Sono passati diciassette anni dal primo disco, ed è una cosa ormai risaputa che il vostro metodo di composizione sia molto immersivo. Passate moltissimo tempo in sala prove ogni giorno della settimana a jammare e sperimentare. Lavorando sempre a così stretto contatto, senza calcolare poi la vita in tour, c’è mai stato un momento in cui avete scazzato di brutto, in cui avete pensato di mollare tutto quanto?

L: Un casino così grande non è mai capitato, suonare è bellissimo e siamo davvero fortunati a poterlo fare, soprattutto in maniera libera. Quindi no, è una cosa che non ci è mai capitata. In sala siamo solo noi tre, registriamo da soli, quindi ogni tanto è normale finire intrappolati in un circolo vizioso per settimane, finché di colpo non si apre qualcosa e arriviamo a una soluzione. Al massimo questo, mai nulla di più grave. Ci sono delle sere che vanno male perché suoni male e dici “Che schifo, che merda” ma non vedi l’ora che arrivi la sera dopo per rifarti.

DW: Ricordo un’intervista risalente all’uscita di WOW in cui affermavate di essere un po’ spaventati dall’accoglienza che avrebbe avuto quel disco, e che non eravate sicuri di come il pubblico l’avrebbe accolto, se si ricordava ancora di voi… Verificato il fatto che il vostro pubblico c’è, è rimasto, cresce e vi ama, com’è oggi il vostro rapporto con i fan?

L: Cavoli, non saprei… La relazione che ho io con il pubblico è quando ci si becca ai concerti (ride, ndi). Ai tempi de Il Suicidio Del Samurai e di Requiem avevo l’impressione che fossimo confinati in un piccolo cerchio di appassionati, adesso invece c’è più gente e si vede. Alla fine l’importante è trovarsi bene con il proprio pubblico, a fine concerto sono tutti simpatici, gente positiva.

DW: Dal tour di WOW ad oggi credo di aver assistito a qualcosa come 12-13 concerti dei Verdena, e posso affermare con certezza che nessuno di questi era uguale ad un altro. Come gestite le scalette dei live? Le cambiate sempre per non annoiarvi voi o per accontentare i più esigenti nel vostro pubblico che magari si aspettano qualche chicca dai vecchi album?

L: Penso sia per entrambi i motivi. Di solito, quando torniamo a suonare in una città, guardiamo la scaletta che avevamo suonato sei mesi prima e cerchiamo di cambiare, in maniera che chi ha già visto il concerto precedente non sia costretto a guardarselo di nuovo. È innanzitutto per noi, comunque, diventa tutto troppo matematico a un certo punto…

DW: Non volete fare diventare i vostri concerti una routine, insomma.

L: Esatto! Magari con la stessa scaletta tutte le sere suoni meglio, però lo troviamo noioso, cambiando invece diventa più avventuroso. Quest’anno abbiamo avuto uno scheletro di scaletta, che comunque è stato modificato ampiamente, soprattutto con l’estate. Cerchiamo sempre di studiare pezzi nuovi da inserire gradualmente in scaletta, e ne abbiamo già parecchi pronti, poi decidiamo all’ultimo se suonarli oppure no.

DW: Con il tour di Endkadenz ho notato un cambiamento, seppur minimale, anche nella scenografia del live. Luci, proiezioni, un impatto decisamente più forte per questi nuovi brani…

L: Per questo tour abbiamo un luciaio bravissimo, che ci segue in tutte le date e ha le sue cose da fare, alla fine la scaletta è importante anche per lui. Quest’anno volevamo dare un tocco in più, gli anni passati con le luci andavamo un po’ a caso. Per quanto riguarda le proiezioni, si tratta di roba girate da me che abbiamo montato un po’ qua e là. Abbiamo un sacco di girato, ma lo proponiamo solo quando ci viene messo a disposizione un proiettore, perché è comunque qualcosa di impegnativo da portare in giro e gestire; durante le prime date con i Jennifer Gentle, invece, lo abbiamo portato sempre con noi, potevamo permetterci delle spese più alte e allora…

DW: Ad agosto, come abbiamo già detto, uscirà Endkadenz Vol. 2, e poi? Subito in tour?

L: Non subito, il tour del Vol. 2 partirà a ottobre dei locali, e andremo sicuramente avanti fino a febbraio. Dopo decideremo se continuare o no, se arrivare all’estate o fermarci prima.

DW: Il 24 luglio suonerete al Vasto Siren Fest come unici headliner italiani. Assieme a voi ci saranno nomi importantissimi dell’elettronica contemporanea come Jon Hopkins, James Blake e Clark.
Qual è il vostro rapporto con la musica elettronica?

L: Ci piace, ci piace. Non saprei farti dei nomi, così su due piedi, comunque ci piace un po’ di tutto. Robe con i synth, io ho anche registrato qualcosa, mi piacciono molto.

DW: E avete mai pensato di incorporare qualche elemento in più di musica elettronica nei vostri brani? Ultimamente con la batteria elettronica ci state provando, ma magari nei brani scartati da WOW e Endkadenz c’era qualche pezzo di stampo elettronico che non è riuscito ad entrare negli album…

L: Su Endkadenz Vol. 2 ci sarà un pezzo molto elettronico, proprio una roba da ballare (ride, ndi). Abbiamo un sacco di jam con roba elettronica che io manipolavo, Albi suonava la chitarra, qualcuno suonava le tastiere… Solo che il cantato è ancora in semi-inglese, magari prima o poi le carichiamo sul sito, non lo so!

DW: L’intervista è praticamente finita, ma ho ancora due curiosità da togliermi. Qual è il brano di Endkadenz che ti diverti di più a suonare dal vivo?

L: Contro La Ragione, ma anche Inno Del Perdersi mi piace un casino.

DW: Fantastico. Ultima domanda: so che siete molto affezionati al “pollaio”, il vostro studio di registrazione… Lo lascerete mai o ci siete troppo legati?

L: Sinceramente sì, ci pensiamo già dai tempi di WOW. Ormai siamo qua da tanti anni, lo spazio è sempre quello e i suoni che puoi ottenere non possono essere troppo diversi da quelli che conosciamo già… Costa tutto troppo però, è un casino, e per ora stiamo qua. Considerando quanto siamo lenti diventa davvero troppo costoso (ride, ndi), ma magari per quando abbiamo già i pezzi pronti potrebbe essere un’idea, sarebbe sicuramente bello.

DW: Grazie mille Luca, in bocca al lupo per i prossimi live!

L: Grazie a te, ciao!

Grazie a Federico per il suo contributo alle domande.