Fai finta che tu, musicista, venga finanziato dall’etichetta discografica col fatturato più alto del mondo.
Ovviamente dovrai stare alle indicazioni della produzione, dovrai rispettare i tempi di consegna del master, dovrai avere qualcuno che gestisca i contatti tra te e l’etichetta stessa, insomma saresti completamente immerso in un meccanismo ben oleato che funziona e che difficilmente sarà disposto a venirti incontro.
Ecco, i Verdena sono l’eccezione che è sempre dietro l’angolo per confermare la regola.
La produzione è ormai interamente (da Il Suicidio dei Samurai) nelle mani di Alberto Ferrari (mente/chitarrista/pianista/voce), la gestione dei contatti e l’intermediazione con l’etichetta spettano a Roberta Sammarelli (basso), il polpo/fabbro dietro i tamburi è Luca Ferrari e a sbattersene le palle delle date di consegna sono tutti e tre.
Attenzione, non perché non siano capaci o perché sono degli spocchiosetti, ma perché nella loro testa tutto deve avere un senso.
Questo lavoro ad esempio è stato diviso in due volumi (il secondo uscirà in estate), perché in questi quattro anni dopo l’uscita di WOW, il terzetto bergamasco ha prodotto talmente tanto che anche scremando, molti brani erano imprescindibili.
Eccoci quindi ad Endkadenz vol.1.

Il disco parte con Ho una fissa, muri di chitarre ci sommergono le orecchie e qualche urla in falsetto nel tipico stile di Alberto ci introducono ad una linea melodica perfettamente incastonata, il rallentare alla fine di ogni strofa ci esalta e no, non poteva esserci inizio migliore.
Puzzle è psichedelia, molto sulle orme dell’ultimo lavoro ma dimostra una maturità sconcertante, sempre in evoluzione. Un po’ esageri è il primo singolo estratto e forse uno dei pochi singoli estraibili in un disco stracolmo di musica talmente ben strutturata da essere privo di ogni forma canzone concepibile. È infatti il pezzo più immediato nonostante riesca a non precipitare mai nel banale, forse anche merito della parte ritmica in continua mutazione.
Sci desertico è un balzo sonoro vero e proprio, drum machine, metriche, chitarre massacrate e falsetti ben concepiti ci traghettano fino a Nevischio, una ballata di durata contenuta in continua crescita, con un sentimento di fondo che costeggia il bel cantautorato italiano.
Si torna a viaggiare con Rilievo, strutturalmente impensabile, difficile da assimilare e con un Luca scatenato ai tamburi, una suite noise con la S maiuscola. Batterie in reverse ci lanciano in Diluvio, altra ballata contornata da mellotron, giri di basso circolari e stacchi spiazzanti per arrivare al secondo estratto: Derek. Il fuzz fa il suo sporchissimo lavoro sulla chitarra, saturissima, una costante cavalcata sulle orme della datata ma mai sepolta Elefante.
Vivere di conseguenza è un pezzo prog dei giorni nostri, anche quì la psichedelia non si nasconde sotto forma di strutture preconfezionate ma si lascia ammirare in più di cinque minuti di ascolto. Alieni fra di noi trascina l’ascoltatore in un vortice di rumori percussivi e ambientali per poi risvegliarlo con drastici aumenti di dinamica fino a Contro la ragione, che ci ricorda a tutti gli effetti l’attaccamento che i nostri hanno per il capolavoro Anima Latina di Lucio Battisti. Le sonorità sono decisamente più ruvide e accorgimenti come appoggi minori ne danno armonicamente un impatto completamente differente. Una gradevole citazione trasposta di tonalità (si parla di Boris dei Melvins) introduce a Inno del perdersi, macigno sonoro massicciamente distorto.
Funeralus termina: ancora drum machine e psichedelia che in chiusura lasciano posto ad una batteria stuprata e ad un’arabeggiante chitarra come a volerci dire “Hey, dove stavate andando? Noi siamo ancora qui a picchiare!”.

Una prova di maturità concreta, dopo tanti approcci differenti al loro genere ed un doppio album che non tutta la critica era riuscita ad apprezzare.
Endkadenz vol.1 è un ottimo disco, i Verdena dimostrano ancora una volta di essere tra i musicisti più validi e innovativi nel panorama italiano, sicuramente tra i più consapevoli dei propri mezzi. E inoltre mixare gli strumenti in maniera creativa non è affatto banale, in questo caso ottenendo una qualità lo-fi più che gradevole.
Ci auguriamo per questo che il prossimo volume ricalchi in tutto e per tutto la qualità di questo qui.
Bravi ragazzi.

Tracce consigliate: Ho una fissaContro la ragione.