Nel mio cinema si sogna molto, ma la realtà ha sempre l’ultima parola 

Lo ha detto Hayao Miyazaki, nato a Tokyo nel 1941, che non è solo un fumettista riconducibile a un nerd con gli occhiali chiuso in una stanza e curvo su se stesso a disegnare personaggi immaginari, ma un produttore, un regista, sceneggiatore e creatore di undici film d’animazione bellissimi. Ed è così, nei film di Miyazaki (fondatore dello Studio Ghibli), i sogni passeggiano di pari passo con la realtà e con la storia, attraverso gli occhi e le mani di personaggi incantevoli, partoriti dalla mente eccelsa del maestro dell’anime giapponese.

Il vento è il motore assoluto dei suoi film, come porta il nome, così celebrativo, del suo ultimo lavoro Si Alza Il Vento (2013). Sono le correnti ad agitare e muovere i destini dei suoi protagonisti, i capelli mossi, i fili d’erba, le nuvole, il volo e il restare sospesi nel cielo azzurro.

Il vento è l’elemento predominante nell’anima dei film del regista.

La guerra e l’amore sono gli altri due elementi che fanno parte della natura dei film di Hayao Miyazaki. Essendo nato negli anni ’40, il regista ha vissuto un’infanzia sullo sfondo della Seconda Guerra Mondiale, che trascina nei suoi lavori come Porco Rosso e cito ancora Si Alza Il Vento. L’amore, il terzo elemento centrale, si eleva come una delle cose più delicate e meno sfacciate, una sensibilità incondizionata e quasi impercettibile, come in Ponyo Sulla Scogliera e La Città Incantata (per quest’ultimo il regista ha vinto un premio Oscar per il miglior film d’animazione).

Il quarto elemento è la donna.

Dimenticate per un attimo le principesse dei film di Walt Disney, dove ognuna aspettava di essere salvata da un principe azzurro vestito uguale a quello precedente: nei film dello Studio Ghibli le “principesse” si salvano da sole, salvano anche gli altri e, con coscienza, diventano il simbolo della libertà di tutti. Tanto girl power di classe e tosto, tanto che spesso e volentieri sono gli uomini che vengono messi in salvo, senza il bisogno di braccia forti, ma da forti intenzioni.

In ultimo, l’essenziale: la musica, il quinto elemento di cui si compongono le opere del regista.

La musica non è solo un accessorio, ma ha un funzione narrativa fondante e porta la firma fedele di Joe Hisaishi compositore – ed anch’esso regista – nato nel 1950. Prevalentemente si tratta di brani strumentali che affondano le radici nella musica classica, eseguita da un’orchestra gigantesca con ovvi elementi provenienti della cultura giapponese.

Ed ecco la nostra proposta, cinque film di Hayao Miyazaki e musicalmente diretti da Joe Hisaishi da non perdere assolutamente. Lasciate che il bambino adulto che è in voi si lasci trasportare dai colori, dai violini e dai fiati precisi, puliti ed estremamente suggestivi.

Nausicaa Della Valle Del Vento (1984)

Nausicaa è la prima eroina creata da Miyazaki, che congiunge il mito di Nausica di Ulisse, e un racconto dell’Undicesimo secolo di una principessa che amava gli insetti. Altra protagonista è la devastante reazione del pianeta all’azione dell’uomo, una rivoluzione sovrannaturale non lontana dal nostro mondo reale.

Se chiudiamo gli occhi e ascoltiamo, possiamo ricordare la principessa del vento che cavalca i cieli, accompagnata dalle correnti, decisa a ristabilire l’equilibrio tra la Terra e l’Uomo.

Laputa Castello Nel Cielo (1986)

Sheeta è solo una bambina quando cade sulla terra tra le braccia del giovane Pazu, orfano scelto dal cielo per accompagnarla in un’avventura che porterà entrambi alla scoperta di Laputa. In questo lavoro il regista mette al centro i temi dell’amore e dell’amicizia, riscattati dagli ideali delle nuove generazioni. Laputa, chiaro riferimento a I Viaggi di Gulliver di Jonathan Swift, lega i due bambini per ragioni diverse.

Le musiche che accompagnano i due protagonisti nel loro viaggio, in cui incontreranno diversi curiosi personaggi, hanno atmosfere fresche e a tratti leggermente malinconiche.

Il Mio Vicino Totoro (1988)

Totoro è il simbolo dello Studio Ghibli e, come racconta il film, una porta su un mondo nuovo, dove la realtà svanisce e lascia spazio alla fantasia, senza tralasciare i lati oscuri. Due sorelle, Satsuki e Mei, si trasferiscono in un villaggio di campagna, per essere più vicine alla madre ricoverata in ospedale, e qui iniziano una nuova vita. Mei è una sorta di Alice In Wonderland che entra nel suo Paese delle Meraviglia, dove incontrerà Totoro.

Le note dolci suonate riportano a quello spazio dove si è sognatori, prima che l’età adulta porti la logica.

Principessa Mononoke (1997)

Il lato splatter di Miyazaki, non a caso uno dei film preferiti di Quentin Tarantino, compirà vent’anni nel 2017, ed è una storia di demoni, uomini, animali e spiriti della foresta: l’amore elegante tra Ashitaka e San, la Principessa Mononoke. Ancora una volta vediamo protagonista la natura, l’odio divora gli animali della foresta, contaminati dalle pallottole dell’uomo che si sente minacciato da quella natura irrazionale e selvaggia. San, cresciuta dai lupi, combatte la sua guerra contro gli uomini e questo la porterà ad incontrare il giovane Ashitaka.

Le musiche, composte ancora una volta da Joe Hisaishi, emanano la violenza raffinata di questo film spietato dalle atmosfere scure.

La Città Incantata (2001)

Chichiro ha dieci anni e l’aria annoiata, ma deve crescere per forza e salvare i suoi genitori immaturi. Sbagliando strada e ritrovandosi in una misteriosa città, i genitori di Chichiro vengono trasformati in maiali dopo avere divorato tutto il cibo trovato, senza pagare. Ed ecco come Chichiro diventa merce di scambio, costretta a lavorare in questa Città Incantata per salvarsi e salvarli. Qui incontra Haku e, amandolo incondizionatamente, salverà anche lui. Tra le note dolci di questo capolavoro arriva allo stomaco un’altra incantevole favola forgiata dal coraggio della protagonista.

Un film che può essere definito il rito di passaggio alla maturità di Chichiro, con cui il regista si è aggiudica un premio Oscar.

Avremmo potuto continuare ad elencare titoli meravigliosi ed accompagnarli con musica incredibile, fino a far svenire anche i meno affezionati.

Il ritiro a vita privata di Hayao Miyazaki nel 2013 ci ha storditi, ma ci ha lasciato immensi tesori tra cui un figlio, Goro Miyazaki  – “Il lavoro di papà non lo volevo fare” – che ha messo al mondo un capolavoro come I Racconti Di Terramare.

Con la speranza che torni con un’altra magia sul grande schermo, noi vi lasciamo con la voglia di vedere per la prima volta (o rivedere per l’ennesima) i capolavori dello Studio Ghibli.

Alla Pixar, quando abbiamo un problema che sembra irrisolvibile, guardiamo un film qualsiasi di Hayao Miyazaki e ci sono sempre scene in particolare che ci ispirano! Toy Story è debitore ai film di Miyazaki, in questo senso. – John Lasseter, Pixar