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Etichette indipendenti in rivolta contro Youtube.

Da quanto si apprende dalle recenti notizie apparse sul Financial Times infatti, diverse associazioni che riuniscono la comunità internazionale indipendente – una su tutte la WIN (Worldwide Independent Network) – hanno interpellato la Comunità Europea per opporsi alle nuove condizioni contrattuali messe sul piatto dalla piattaforma californiana acquisita da Google.

Tanto per fare chiarezza stiamo parlando di associazioni che rappresentano etichette tipo XL e Domino e quindi band quali  The Horrors, Vampire Weekend, King Krule, Radiohead, Jack White, Arctic Monkeys, Franz Ferdinand, The Kills.

Insomma, non proprio della musica di merda.

La controversia è sorta quando Youtube, al fine di allinearsi con le nuove realtà della rete e del music sharing – come Spotify e Deezer – ha proposto alle odierne controparti i nuovi contratti di licenza, con condizioni economiche non proprio favorevoli. Proporre accordi standard per tutte le etichette e soprattutto non negoziabili non pare essere quello che si dice un comportamento lecito secondo i canoni della correttezza e della buona fede. Robert Kyncl (ai vertici di Google e Youtube) non commenta, se non dicendo che attraverso i ricavi pubblicitari (non) equamente spartiti tra i contraenti, le etichette riescono a rientrare della spesa ed anche guadagnarci, ma tutto ciò è una balla colossale e va a vantaggio solo delle grandi Major.

Il rischio – è evidente – è quello dell’abuso di posizione dominante, attraverso il quale le aziende che controllano il mercato dei beni e servizi arrivano al punto di dettare esse stesse le regole del mercato, imponendo condizioni economiche sfavorevoli alla concorrenza, che risulta in definitiva completamente schiacciata.

Ma non solo.

Oltre alle condizioni contrattuali vessatorie, o comunque sfavorevoli per le etichette minori, Youtube è pronta a rimuovere del tutto i video ad esse collegati. Secondo i vertici della società è una misura che definiscono cautelare e totalmente legittima; secondo una persona di media intelligenza si tratta più semplicemente di un’estorsione, tesa da un lato ad imporre un pregiudizio economico (accettare le nuove condizioni contrattuali), dietro la minaccia della rimozione dei contenuti, dall’altro ad arricchirsi ingiustamente.

Ecco, io ora sto immaginando Youtube nel futuro, fatto solo di JLo, Pittbul, Justin Bieber e video ultra patinati. Pubblicità non skippabile ed un bombardamento di suoni, colori, slot machine virtuali e cookies indigesti. L’immagine è raccapricciante, ma da un certo punto di vista potrebbe essere il momento giusto per prendere le distanze da un certo business musicale e creare nuovi spazi (il più possibile no profit) per emergenti ed indipendenti. Spazi creativi dove regnano il fair use e la genuina condivisione, senza che qualcuno debba per forza mettertela nel culo.

Benvenuti nella seconda era di internet. 

“And we all went to heaven in a little row boat
There was nothing to fear and nothing to doubt”