Penso che questa mostra abbia avuto più visitatori di Modigliani alla GAM.
È un venerdì pomeriggio piovoso in via San Massimo 45, Torino, e Davide – la mente dietro a Street Vinyls – ci accoglie così, con una battuta che tradisce orgoglio e incredulità.
Di Street Vinyls – e del suo tentativo di far conoscere al grande pubblico il sodalizio tra giganti della street art e giganti della musica – hanno parlato tutti: noi di Deer Waves, certo, ma anche media tradizionali e più ingessati come “La Stampa” e “Repubblica”.
Il motivo? Non se lo sa spiegare bene nemmeno lui.
Square23 è una galleria d’arte, o meglio una stanzetta, di sì e no dieci metri quadrati: pareti nere, bombolette spray, giradischi, vinili, riviste ovunque: entrarci è come esplorare la camera di un sedicenne nel pieno della fase “vero duro con problemi seri” (scusa se prendo in prestito, Contessa). C’è aria di casa.
Ci arriviamo tra una pasticceria d’epoca e una libreria per bambini con gatti (veri) in vetrina. La porta è aperta e Davide sta chiacchierando con quattro ragazze, jeans neri e pettinature emo fuori-tempo-massimo, che pendono dalle sue labbra mentre racconta i segreti dell’artwork di Unknown Pleasures e Goo dei Sonic Youth. Scopriamo presto anche noi che Davide ha un talento innato nel raccontare aneddoti e che fermarlo non solo è impossibile, ma anche poco saggio: sentirlo parlare è una delizia.
Quindi, consiglio numero uno: ignorate gli utilissimi pannelli esplicativi.
Consiglio numero due: per favore, fate domande.
Fatevi raccontare di quando Banksy ha taroccato la copertina del cd di Paris Hilton, o di quando Robert Rauschenberg fece ritardare di mesi l’uscita di Speaking In Tongues dei Talking Heads solo perché non riusciva a trovare la giusta combinazione di pezzi per la copertina.
Il pregio di Street Vinyls sta tutto qui: non è spocchiosa, non è arrogante, non è elitaria. Conoscete la street art e condividete un articolo di Artribune al giorno? Andateci. Conoscete solo Banksy perché quella volta in vacanza a Londra avete visto la ragazza con il palloncino? Andateci.
Perchè io lo sapevo, che l’artwork di Think Tank dei Blur era un’opera di Banksy, ma non avevo idea che la copertina stranota di Unknown Pleasures rappresentasse una stella nata dal collasso di una supernova. La signora sui sessanta entrata dopo di me – collana di perle, permanente perfetta – non li aveva mai sentiti nominare, Shepard Fairey/OBEY e Jean-Michel Basquiat, ma vi assicuro che ha avuto un sussulto alla vista della zip di Sticky Fingers dei Rolling Stones.
Andate, guardate, domandate: ce n’è per tutti.