Ed eccoci, è arrivata la terza serata di Sanremo 2020, quella in cui il palco diventa un laboratorio di chimica dove tanti elementi provano a fondersi. Ma va a finire quasi sempre come quando su Dragon Ball i protagonisti mettevano male gli indici e l’esito della FU-SIO-NE era un personaggio grassissimo oppure decrepito e moribondo.

Di dita congiunte male, in questa notte costellata da esibizioni encomiastiche, ne abbiamo viste abbastanza, altre invece più allineate. Ha giovato ad esempio la scelta di un partner coetaneo, come ha fatto Alberto Urso con Ornella Vanoni [voto 7]; non è bastato invece essere personaggi uguali, come Junior Cally e i Viito [ovvero le peggiori copie di mille riassunti di trap da una parte e itpop dall’altra, voto 0], per ottenere successo alla prova più impervia del Festival. Per vincere la serata delle cover e/o duetti, la serata del sermone di papa Giovanni Paolo III (ah era Benigni e non The New Pope?), di Georgina, Lukaku e Ronaldo, di Lewis Capaldi che in realtà è Angela Merkel, serve altro. Serve tutto.

A Michele Zarrillo sarebbe servito per esempio un altro posto in scaletta a notte fonda, magari dopo la fine della diretta, quando non c’è più nessuno con la tv accesa e quindi tutti sono salvi dall’essere schiacciati dal superomismo di Fausto Leali. [Voto 5]

È stata già una vittoria invece il semplice esserci, per quel tale Marco Masani, un master barber della Fiorentina che ha condiviso con California dei Coma Cose un famoso brano dei (Fu) Matia Bazar. [Marco Masini e Arisa, voto 7]

Riki ha cantato Edera? Riki è come edera, che vestita da Jack di Titanic ti sale nelle orecchie fin dentro i timpani per dirti “guardami, sono il prototipo del maschio bianco senza carisma che canta canzoni senza anima, e non so perché lo faccio, e Ana Mena non sa che cosa stia succedendo perché non è mai stata scongelata prima di giugno“. [Voto 1]

Raphael Gualazzi è un personaggio piacevole, anche ora che sembra Gerry Scotti che imita Ludovico Einaudi. Bravo lui, brava Simona Molinari. [Voto 7]

Al decimo “masticati e dopo vomitati” di Anastasio ho gridato un “basta” lunghissimo con lo stesso tono di voce di Bruno Arena dei Fichi d’india. [voto 5]

Levante, Francesca Michielin e Maria Antonietta fanno una versione post #MeToo di Si può dare di più. Ma chi faceva Enrico Ruggeri? [voto 5]

Elodie [voto alto].

Rancore si sta dimostrando il più coraggioso di questo Sanremo. [Voto 8]

Non avrei immaginato mai di pensarlo, figuriamoci di dirlo. Ma per il medley che hanno fatto, per aver colto a pieno lo spirito della serata, per la sinergia con l’orchestra, l’esibizione de Lo stato sociale è stata piacevole. Eh? come dite? Erano solo i Pinguini tattici nucleari che facevano i paraculi? [Voto 3]

Con Giordana Angi sono uscito per pausa sigaretta (non fumo), preparandomi psicologicamente all’esibizione successiva. [s.v.]

Il curioso caso di Benjamin Nigiotti

Cristicchi, i tuoi martìri a lagrimar mi fanno tristo e pio, ma dimmi, al tempo delle assegnazioni dei brani, vi siete messi d’accordo per cospirare contro di noi, tu e Nigiotti? Nigiotti. Enrico Nigiotti che, proprio come Benjamin Button, procede alla rovescia. Il personaggio nato dalla penna di Fitzgerald ha un vita al contrario; Nigiotti, similmente, ha una carriera che funziona al contrario: più fallisce e più va avanti. Ogni volta sempre più incredulo, prendo coscienza del fatto che sono 12 anni che Nigiotti fallisce. Amici, X Factor, Sanremo giovani, Sanremo big e altre cose che probabilmente non so. Ha perso ovunque ma ha comunque una nuova possibilità sempre. Fa musica solo chiaramente perscopare, ma viene salutato come un grande cantautore del nostro tempo. Ogni anno rieccolo. Sempre più lampadato e addobbato con strani monili di pessimo gusto al collo, ai polsi, sulle dita – monili che rimandano al mare, ai falò, alle pomiciate – il Nigiotti torna. Il Nigiotti è un corso e ricorso storico che torna per rimorchiare e per confondermi le idee. E stavolta torna e ritorna con Simone Cristicchi, che ormai si comporta come un pontefice massimo dai poteri taumaturgici in grado di guarire i malati col suo battito d’ali che propone sempre alla fine di Ti regalerò una rosa. Si dice che con lo stesso battito d’ali faccia le lampade abbronzanti a Nigiotti. Cristiano Ronaldo li ha guardati come ha guardato Eder segnare il gol vittoria al posto suo a Euro 2016. [voto 0]

Ma alla giuria demoscopica per quale motivo stanno piacendo Le vibrazioni? [Voto 4]

Diodato ha deciso di fare le cose per bene, tutto ok, tutto ben studiato, ben eseguito; che palle. [Voto 6]

Tosca vd. sopra. [Voto 6]

Rita Pavone e Amedeo Minghi avranno fatto emozionare sicuramente tante persone che non hanno cuori aridi. [voto 6.5]

Achille Lauro fa quello che dovrebbero fare tutti: rendere questa merda una spettacolo memorabile, per il pubblico e in primis per sé stesso. [Voto 9]

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Achille Stardust 👨‍🎤

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Bugo e Morgan hanno fatto un casino travestito da caos artistico e sregolato, anarchico. Il risultato è che sono ancora tra i peggiori dell’edizione. [Voto 4]

Irene Grandi si è presentata con grande serietà, passerà il festival con onore, ma non si può aspirare ad altro. Ci ricorda che esiste, insomma. [Voto 6]

Piero Pelù è stato energico, ha risvegliato dal sonno millenario anche qualche fila paleozoica all’Ariston. Fa comparire Little Tony sullo schermo, bello. Annacqua tutto alla fine con troppa retorica. [Voto 6.5]

Qui, proseguendo, siamo tutti un po’ inquietati da Paolo Jannacci, è un personaggio strano, ci siamo chiesti perché ai nostri occhi appaia così, e alla fine siamo giunti a una conclusione: ci inquieta perché è troppo lucido. La troppa lucentezza mi ha impedito di seguire l’esibizione, dunque [voto 6 politico].

Forse c’erano troppe aspettative attorno a Elettra Lamborghini. Fatto sta che speravamo di svegliarci a suon di Non succederà più twerkante e latineggiante, invece accade poco e niente, si teatralizza giusto un po’ la scena solo quando MYSS KETA fa ingresso sul palco, ma niente di che. Peccato. [voto 5]

Da Gabbani invece ci aspettiamo sempre qualche spettacolino stupido, e puntuale arriva sempre. [voto 5]

Con le note della sua versione de L’italiano si chiude la gara; tra le braccia di Morfeo ci conduce quel divo di Bobby Solo. Passo tutta la notte con la sua meravigliosa Una lacrima sul viso che mi ronza nella testa, e un pensiero brutto che orbita attorno: la classifica, ora anche stilata dall’orchestra, comincia a delinearsi preoccupante. Tosca, Piero Pelù e i Pinguini comandano sul podio prima, secondo e terzi. Mala tempora currunt.