Era il 22 agosto 2009 quando nello Staffordshire gli Oasis si esibirono nella cornice del V Festival: una performance di gran lunga sottotono, in cui in novanta minuti vennero suonati solo tre brani dell’ultimo disco Dig Out Your Soul e alcune delle loro maggiori hit.

Fu l’ultimo concerto della band.

La data del giorno seguente fu annullata per una per-niente-credibile laringite di Liam, una scusa dai piedi d’argilla che facilmente scatenò la fantasia di molti tabloid, i quali cominciarono a speculare attorno ad un dissidio dei fratelli Gallagher, qualcosa di insanabile.

Speculazioni giornalistiche lecite. Infatti, del tour estivo degli Oasis restavano tre date: Parigi, Costanza e Milano. Tre concerti che non videro mai la luce, perché il 28 di agosto, quando la band avrebbe dovuto calcare il palco del Rock en Seine, venne annunciato tra i buu del pubblico che gli Oasis non si sarebbero esibiti.

La leggenda narra di una lite furibonda tra Noel e Liam, con chitarre spaccate.

Non riuscirei a lavorare con Liam un giorno di più.

Ecco la frase, pronunciata a caldo da Noel, che ha sancito, di fatto, la fine degli Oasis.

Liam Gallagher e Noel Gallagher, due uomini che hanno scritto pagine di storia del rock insieme, dopo due decenni di successi hanno deciso, per niente di comune accordo, di imparare a camminare da soli.

Noel ha imparato subito, è uscito dalla placenta degli Oasis con le idee in testa ben chiare; Liam no.

L’esperienza coi Beady Eye, fino al 2014 che è durata, può considerarsi un fallimento, soprattutto alla luce dei due album pubblicati (Different Gear, Still Speeding [2011] BE [2013]) che hanno lasciato di loro poco e niente.

Oltre agli insuccessi discografici, sono arrivati pure una buona dose di insuccessi purtroppo consumati anche in circostanze importanti. Basti pensare alla performance di Liam alla cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Londra 2012, la cui interpretazione di Wonderwall sembrava fatta da (N)Eros Ramazzotti.

Nel caso vi foste persi (N)Eros Ramazzotti:

Insomma, una serie di eventi post-Oasis che hanno portato il frontman a perdere molto consenso e soprattutto credibilità.

In sette anni, si può dire che l’immagine di Liam Gallagher si sia svuotata, rimasta viva solo per quello “che era”. Ma prima di diventare solo un nome da consegnare alla storia, il minore dei Gallagher ha deciso di giocarsi una nuova carta, che fin’ora si sta dimostrando vincente.

Ripercorriamone le tappe salienti.

1) L’annuncio del progetto da solista

Sul numero di Agosto 2016 di Q, dopo un paio d’anni di silenzio (si ricordi che la fine dei Beady Eye è datata 2014), appare in copertina il faccione di Liam. All’interno c’è una lunga intervista condotta da Ted Kessler in cui il cantante torna a raccontarsi, tra passato, presente e futuro.

Tra le varie confessioni, Liam ha annunciato alla rivista la sua intenzione di tornare in scena, stavolta da solista con un album in arrivo l’anno successivo.

Una svolta importante, per la prima volta il nome “Liam Gallagher” viene messo in gioco direttamente. E a questo all-in di responsabilità ne è seguita una dose di consapevolezza che mai, dal 2009, Liam aveva dimostrato (così come alcuni bagni di umiltà, tipo riconoscere che ha bisogno di qualcuno di importante per poter scrivere nuovi pezzi di successo).

2) L’uscita di Oasis: Supersonic

Successivamente, ad aiutare questa risemantizzazione della figura di Liam, è arrivato il docufilm Oasis: Supersonic.

Ci si può chiedere Ma che c’entra? Beh, quella proiezione speciale è servita a ricordare a tutti chi fossero gli Oasis, ma è anche servita a ricordare, nella fattispecie, chi fosse Liam, e il perché fosse diventato il frontman che è stato.

Insomma, Oasis: Supersonic ha assunto le funzioni un po’ del tasto reset, ha in un certo senso cancellato, o almeno indebolito, i rancori e le delusioni che Liam negli anni ha provocato, ed ha posto l’accento invece sui motivi per cui era diventato un idolo per molti fan.

3) Il ritorno sul palco

Poi è arrivato l’esame definitivo, tornare sul palco dopo aver alimentato questa rinascenza. E per rinascere Liam Gallagher ha scelto Manchester, la sua Manchester, appena colpita nel profondo dell’anima.

Infatti il frontman ha esordito da solista al Ritz il 30 maggio 2017, una settimana dopo l’attentato al concerto di Ariana Grande, e quindi all’esibizione è stata aggiunta un’ulteriore dose di emozione, che già di per sé era densissima, dato che da anni, non solo post-Oasis, ma anche dagli ultimi periodi con la band, non si vedeva un Liam così in forma, sia fisica, sia estetica, sia vocale.

Si è presentato sul palco munito di parka e tamburello ed è sembrato aver ritrovato la sua posizione lì fermo in mezzo al palco, con la classica postura ricurva verso il microfono e le mani unite dietro la schiena.

Innanzitutto non sembrava Ramazzotti, poi c’era la spacconaggine di sempre, ma stavolta sembrava adulta, più controllata, propria di chi sa quali sono i suoi mezzi, e soprattutto il suo obbiettivo.

Tra pietre miliari degli Oasis e nuovi pezzi proposti per la prima volta, Liam si è destreggiato tra la sua gente, fino a che, in chiusura, non ha proposto a cappella Live Forever, cantata all’unisono col pubblico.

4) L’esibizione al concerto One Love Manchester

Live Forever, insieme a Don’t Look Back in Anger, è stata un po’ la colonna sonora di quelle difficili settimane per il popolo britannico, e proprio l’inno alla vita di Definitely Maybe è stato proposto da Liam anche al mega concerto benefico One Love Manchester indetto da Ariana Grande.

Strano è stato vederlo in quel quarto d’ora ritagliato tra le esibizioni di popstar planetarie, ma, benché la maggior parte del pubblico non era ancora nata quando uscì Live Forever (e probabilmente non erano ancora un’idea, quei ragazzetti, visto che la canzone è del ’94), anche lì, all’Old Trafford Cricket Ground, il termometro dell’intensità dell’esibizione è esploso, merito anche di Chris Martin alla chitarra.

Insomma potrebbe suonare come un feat. tra Oasis e Coldplay, ma no, in questo caso si tratta del feat. tra Liam Gallagher e Coldplay. L’ex-frontman degli Oasis è tornato dunque a riprendersi un palcoscenico di eco planetaria.

5) Il primo disco da solista As You Were

L’aveva già annunciato nell’agosto scorso, ma è da questo inizio 2017 che si fa sempre più caldo il percorso che porterà al suo debutto discografico (edito Warner) da solista.

Nel corso di questi primi sei mesi, si è venuto a sapere che il disco si chiamerà As You Were e uscirà il 6 ottobre.

La cover frontale dell’album

Questo debutto coinciderà più o meno (ancora non si sa la data) con l’uscita del terzo lavoro post-Oasis del fratello Noel. Già i tabloid parlano di una probabile lotta “fratricida” a suon di colpi all’ultima vendita.

Intanto, è anche uscito il primo singolo di questo percorso verso l’album. Il titolo è Wall Of Glass ed è stato accolto in maniera abbastanza positiva – altro segno di questo trend ascendente che l’immagine di LG sta assumendo.

Inoltre, mentre il tour europeo procede alla grande (con enormi sorprese: a Glastonbury ha proposto per la prima volta Don’t Look Back In Anger!), sono state anche annunciate le date del tour oltreoceano, che toccherà diverse città statunitensi.

Insomma, anche se in ritardo dopo la scissione degli Oasis, il frontman sembra intenzionato a riprendersi ciò che gli appartiene, ovvero l’epicentro della scena rock contemporanea.

Ripartendo dalla sua città, e dall’inno che lo vide esordire oltre vent’anni fa, Liam Gallagher sta cambiando pelle. Pare che il suo nome, così proprio come il suo rock’n’roll, abbiano intenzione di vivere per sempre, o quantomeno di proveranno.

BIBLICAL.