Sono stati resi noti i primi risultati di uno studio del Tyndall Centre for Climate Change Research al quale hanno partecipato anche i Massive Attack per verificare la possibilità di un ridurre l’impatto degli eventi musicali dal vivo sull’ambiente e, in particolare, sulle emissioni di carbonio. Gli esiti di questa ricerca biennale non sono confortanti e richiedono interventi collettivi tempestivi e significativi cambiamenti.

Era il 2019 e sul The Guardian era apparso un articolo a firma di 3D il quale affrontava in prima persona il tema ambientale nella music industry, dando atto del fatto che nonostante i moltissimi proclami mediatici si fosse sempre fatto ben poco e che, forse, era stato osservato da un unico punto di vista. Non si sarebbe dovuto più guardare solo all’ormai annosa questione della plastica, ma anche ad altri aspetti dei tour e degli eventi live, come il trasporto di persone, beni (e, quindi ai noleggi di impianti e attrezzature) ma anche agli aspetti energetici.

Ebbene, a due anni da quello spunto di riflessione – tramutatosi poi – in una vera e propria ricerca ecco i primi dati. Se arrivare all’impatto zero sembra un’utopia difficilmente realizzabile in concreto, la decarbonizzazione musicale potrebbe partire da alcuni piccoli – ma drastici – gesti.

In particolare, con 6 punti chiave di analisi, i Massive Attack e i ricercatori come Carly McLachlan del Tyndall Center sostengono che l’organizzazione del tour è la chiave per risolvere o contenere il problema. Gli esempi e le proposte sul tavolo sono molteplici, alcune realizzabili nell’immediato futuro, altre con qualche difficoltà ma comunque possibili.

Il primo aspetto da perfezionare è quello del trasporto. Gli artisti, infatti, dovrebbero rinunciare al trasporto aereo e sostituirlo con i treni. Al tempo stesso andrebbero preferite venue che stanno adottando misure concrete per ridurre il consumo energetico, attraverso sistemi di illuminazione/audio efficienti dal punto di vista energetico con impatto minimo sull’ambiente.

L’altro profilo riguarda le attrezzature. Il noleggio, sostengono, sostituirebbe l’utilizzo di camion ed aerei per il trasporto degli strumenti personali degli artisti (spesso ma non sempre per vero sostituibili senza troppi problemi): “Quando ci presentiamo ai festival, usiamo sempre la stessa attrezzatura. E’ dunque assurdo che le band percorrano tanta strada con grandi camion per portare ovunque la propria attrezzatura quando potrebbero noleggiarla“.

Va da sé che non soltanto artisti dovranno fare la loro parte, poiché il supporto finanziario di promoter, tour manager ed altre agenzie potrebbe rivelarsi indispensabile per sostenere i costi di tali cambiamenti. Da questo punto di vista, infatti, gli organizzatori dovrebbero prediligere location facilmente raggiungibili con mezzi pubblici e fare in modo che il biglietto di ingresso comprenda anche il costo del trasporto dei partecipanti o quantomeno che possa favorire tale scelta sicuramente meno comoda ma più efficace, come il servizio di noleggio e deposito gratuito di biciclette nei luoghi dell’evento.

L’impegno non è solo sulla carta perché, i sei moduli risultanti dalla ricerca effettuata verranno sperimentati per i prossimi eventi dal vivo dei Massive Attack a partire dal 2022 con l’obiettivo di implementare e sensibilizzare opinione pubblica, colleghi, fan, ma anche Governi, perché in un sistema economico (quello musicale) che genera più di sei miliardi di dollari l’anno, impiegando oltre 200 mila lavoratori è impensabile che non siano intervenuti consistenti sussidi statali inerenti la questione ambientale.