Il jingle del cartone che vedevamo da piccoli, il disco che ascoltavano sempre i nostri genitori nei viaggi in macchina, la canzone che abbiamo dedicato a quell’ex che ora chissà dov’è.

Quando un pezzo ci suscita qualcosa di particolare il nostro cervello fa una cosa chiamata ASMR (cercate su YouTube, vi si aprirà un mondo). Tradotto: si genera nel cervello una specie di formicolio, un brivido di piacere che qualcuno definisce anche head orgasm.

Ecco, secondo uno studio appena pubblicato da The Journal of Prevention of Alzheimer’s Disease, la parte del nostro cervello responsabile dell’ASMR non verrebbe annientata da quel mostro che distrugge anima e fisico che è l’Alzheimer. La musica sarebbe quindi una perfetta macchina del tempo, una via di fuga per uscire dalla confusione della malattia e capace di dare al malato un istante di normalità.

Qualche esempio? La signora che ricorda alla perfezione Fatti mandare dalla mamma nonostante l’Alzheimer le abbia fatto dimenticare anche come arrivare alla fermata dell’autobus. O ancora Henry, uscito dalla demenza grazie all’ascolto di alcune canzoni che lo hanno riportato con la mente all’infanzia:

Jeff Anderson, professore di Radiologia all’Università dello Utah e co-autore dello studio sostiene che:

Nella nostra società, le diagnosi di demenza sono in aumento. Non dico che ascoltare musica sia una cura contro l’Alzheimer, ma sicuramente potrebbe rendere i sintomi più sopportabili e migliorare la qualità della vita dei pazienti