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Mancano oramai poche ore al live dei Foals a Milano, il primo dopo più di due anni di assenza e il terzo in assoluto (2008 e 2013) nella città meneghina. Un live che segue l’uscita di What Went Down, disco riuscito a metà che si è fatto apprezzare più per i singoloni da live che dalla qualità dell’intero disco. La band di Oxford dopo quasi 10 anni di attività e 4 album all’attivo si ritrova ad essere una dei pionieri dell’indie-rock – se cosí si può ancora chiamare – o comunque di ciò che ne è rimasto/seguito. Una band che oramai riempie palazzetti e fa scatenare le folle dei festival di tutto il mondo.

Per prepararvi/ci al live di giovedí sera al Fabrique vi proponiamo la classifica dei nostri 10 brani dei Foals che più amiamo e che più hanno segnato il percorso della band.

10 ) Wear & Tear

Maledetto il giorno che ascoltai il b-side di Miami e mi innamorai di Wear & Tear. Il brano è il punto di giunzione tra il secondo e il terzo album che però strizza l’occhio alle varie Brazil Is Here, DearthGold Gold Gold etc. ponendo definitivamente fine ai ‘vecchi’ Foals pre-Holy Fire.

09 ) My Number

Il brano, senza ombra di dubbio, più pop della band: ritornello facilone, hook da stadio e ‘ooh ooh‘ da cantare e ballare in memoria di Men At Work e Talking Heads.

08 ) Lonely Hunter

James alla chitarra si veste da The EdgeEdwin torna alle tastiera come Dio comanda e insieme agli altri 3 compongono un pezzo delicatissimo dove Yannis è pieno di rimpianti e chiede scusa alla propria amata sperando che quest’ultima lo perdoni.

07 ) Bad Habit

Un pezzo di una delicatezza irresistibile dove una delle migliori melodie mai scritte dalla band accompagna uno straziato Yannis in preda a rimorsi, rimpianti e richieste di perdono.

06 ) Balloons

Riff di chitarra impazzito e groove di batteria epilettico fanno da tappeto rosse per l’ingresso trionfante di tromba e sax. Il resto sono 3 minuti indelebili di balli schizofrenici urlando “There’s a thing called…

05 ) Olympic Airways

Uno dei brani più emozionanti e più amati dai fans dei Foals. Cantato e ballato ad ogni play nonostante il suo mood molto chill. Quel cazzo di riff in apertura è uno dei simboli indistruttibili di ogni indie.

04 ) This Orient

Il geniale intreccio delle tre voci e della tastiera all’inizio è uno dei momenti più alti dell’intera carriera del quintetto inglese. Un brano, che arriva da un’altra galassia, studiato in ogni dettaglio per piacere ed essere amato.

03 ) Cassius

Il classicone che descrive nella maniera perfetta il sound della band: riff in palm-mute, interruzioni e ripartenze da farti mancare il fiato e quell’anima punk-dance che ci ha fatto sballare per anni.

02 ) Black Gold

Black Gold per durata ed emotività è più che una canzone: i Foals si trasformano in un orchestra dalle infinite sfumature che cambia faccia diverse volte. Se la prima metà è un continuo crescendo di emozioni, la seconda è la perfetta esplosione di colori e suoni che vorresti non finissero mai.

01 ) Spanish Sahara

La Canzone, appunto, con la C maiuscola. Entrata di diritto nelle Top Charts di tutto il mondo nel 2010 e (sicuramente) in quelle del decennio corrente, Spanish Sahara è l’apoteosi della band: 7 minuti di magia creati dalle tastiere di Edwin e dalla voce di Yannis. The fury in your head che dopo 6 anni ancora non ti molla anzi mantiene la sua posizione perché questo pezzo sarà davvero per sempre.

BONUS ) Ahead Of The Curve

Questo è un regalo che vi facciamo col cuore. Non è proprio una canzone ma è un breve spot girato dai Foals per MTVu.com nel 2008 subito dopo l’uscita del primo album. Sample e riff mai usati negli anni successivi. Prendetene e ascoltatene tutti.