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Prendiamo due band a caso, non troppo famose, una degli anni 60′ e una dei giorni nostri come possono essere i Canned Heat (Los Angeles, CA) e i canadesi Japandroids (che hanno circa lo stesso numero di follower su Spotify). L’unica cosa che li separa a parte (ovviamente) il sound, è il tempo, o meglio la prova del tempo. La band di Los Angeles l’ha superata.

E qui mi chiedo, non se i canadesi abbiano le capacità, ma se abbiano le possibilità per fare altrettanto.

Perché il problema oggi, secondo me, è proprio la smaterializzazione della musica o meglio del supporto con cui la musica viene ascoltata, comprata, condivisa. Oltre a questo, l’altro aspetto che complica ancora di più le cose è una formidabile caratteristica dei nostri giorni, cioè la moltiplicazione esponenziale di chi fa musica. Che poi sono le due facce della stessa medaglia.

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Il web dà la possibilità a chiunque di essere sentito, ascoltato, apprezzato anche se vieni prodotto da una casa discografica sfigatissima, se hai un po’ di culo, esci dall’anonimato e rischi di diventare famoso. Però è noto a tutti, quasi nessuno ormai compra cd, la maggior parte delle persone scarica la musica più o meno legalmente e adesso con l’avvento dei vari Spotify, Deezer etc. non si fa neppure più quello. Così se prima avevi almeno un minimo di possesso della tua musica, perché salvata sul tuo hardisk, ora non rimane neppure più quello. Tutto è delegato a dei server che nessuno ci assicura che rimangano in funzione.

Domani, tra due mesi o tra cinque anni Spotify chiude e le tue playlist si fottono bellamente.

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Non che il pc sia più “sicuro”, anzi, anche solo il fatto che nel giro di trent’anni come minimo cambieremo sei computer fa la libreria musicale estremamente fragile. Io ho cambiato tre pc nel giro di cinque anni e non c’è stato nessuno backup del cazzo che mi ha ridato tutte le mie canzoni, molto è andato perso, dimenticato, caduto nell’oblio della mia rinnovata ignoranza.

Perché non è come avere dei cd, che stanno su uno scaffale e anche se cambi dieci case li prendi li metti in una scatola e li sposti fisicamente.

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Forse è per questo che i vinili sono tornati di moda, un iper-materialità con la digitalizzazione vaporosa. Io stesso li colleziono, li lecco e ogni tanto ci faccio l’amore. Cosa che non posso fare con la musica su Spotify.

E qui mi ricollego alle nostre due band. I Canned Heat hanno superato la prova del tempo perché al di là del fatto che hanno suonato a Woodstock, che sono strafighi, un sacco di gente ha comprato i loro vinili e c’è qualcuno che li compra ancora (e sono fottutamente cari) perché sono un pezzettino di storia della musica o per il semplice fatto che piacciono. Ma loro esistono ancora grazie a una tecnologia, un supporto che è stato abbondantemente superato ma che comunque ne ha garantito la soppravvivenza. Questo, credo, sia molto più difficile che accada per i Japandroids, anche se molti hanno comprato il loro cd, sicuramente proporzionalmente non basta e comunque in rapporto alla produzione musicale mondiale non garantisce un appiglio certo alla soppravivenza nella storia.

E tutto ciò affligge molto.

Anche se poi qualcosa non sarebbe male se venisse dimenticato…

Dio mio quanto odio i Nickelback.