Buonasera cari lettori di Deer Waves! Oggi volevo portare alla luce un quesito per tutti coloro che ci seguono ma soprattutto per tutti coloro che non lo fanno e probabilmente non lo faranno mai. Discutevamo tempo fa tra blogger di quanto questo nostro “mestiere” (magari lo fosse sul serio), a questi livelli di costanza, non può essere altro che una vocazione.
Ragioniamoci un attimo, voi su Deer Waves leggete una decina di articoli al giorno, io personalmente dal 7 gennaio ho scritto 234 articoli e sono il secondo in ordine di quantità dopo Alan, per una manciata di articoli. Pensate ai momenti di pausa, tipo ferragosto, per alcuni di noi il terremoto in Emilia, per Alan il suo occhio, qualche domenica, pausa esami universitari e poco altro, e scoprirete che almeno me, Alan, Fuzz e Lex ci siamo ritrovati con una media più alta di due articoli al giorno.
A cosa serve  tutto ‘sto calcolo, oltre che a farci sembrare dei gran fighi? Molto semplice: vi fa capire che è un impegno, di quelli tosti anche. Scrivere di musica porta via tempo, tantissimo tempo come anche tantissime energie (non è solo “l’articolo”, è anche la sbatta di tenere tutto in ordine, per me tenere dietro anche all’etichetta, per Fuzz e Alan instaurare partnership e avere contatti con tipo tutti, per Lex “addestrare” le nuove leve e fare il correttore di bozze a tempo pieno ecc).
Tutto questo non potrebbe avvenire se non avessimo una vocazione, una passione, un obiettivo o come vi pare.
Rispondiamo ora a una domanda che secondo me si pongono in tanti e tante volte mi è stata posta: si guadagna con Deer Waves? ZERO. Neanche mezzo fottutissimo centesimo, niente, un cazzo di niente, nada, gratis, free, come le seghe, i porno su redtube e i cani in canile. GRATIS.
Questo, non so quando, ci porterà tutti a implodere, nel mio caso credo sia questione di giorni, però è anche un motore per la curiosità, lo spirito critico e tante volte per l’iniziativa stessa.

Qui si chiude una lunghissima premessa, necessaria per parlarvi di quanto segue. Ieri XL di Repubblica in un post su facebook si vantava della nuova copertina. Signori non ve lo aspettereste mai: IL TEATRO DEGLI ORRORI.

Calma, andiamo per ordine. Quest’articolo non vuole essere una dimostrazione di populismo, non è un’incitazione all’odio, è un’osservazione critica volta a far ragionare chiunque si approcci al mondo della cultura, in generale.
XL ha una redazione, un direttore, collaboratori, correttori di bozze, immagino anche abbiano quelli che portano il caffè come nei film e tutto ciò lo invidio che non vi immaginate neanche. Ovviamente dietro ci girano dei soldi, cosa che invidio almeno quanto invidio i portatori di caffè e cosa assolutamente giustissima. Ora non sto qui a insinuare che dietro i soldi ci siano interessi, non voglio insinuare che le copertine dei giornali si possono comprare, non lo credo. Io sono qui a porvi una domanda: siamo sicuri che gli intenti di promotrice culturale che ostenta XL siano autentici? Si tratta di un dubbio. Un dubbio che condivido a migliaia di lettori certo, ma pur sempre un dubbio, non un’accusa.

Ragazzi sono cinque anni che il Teatro ci fracassa i coglioni proponendo la solita merda popolare di una superficialità disarmante spacciandola per profonda riflessione. Se abbiamo bisogno di farci dire chi è Ken Saro Wiwa dalla gang del bosco è un altro paio di maniche, non è un problema di XL ma un problema di chi lo legge e di chi ascolta il Teatro.

La risposta alla domanda “siamo sicuri che gli intenti di promotrice culturale che ostenta XL siano autentici?” non la do io, sta a voi. Non è questione di Capovilla o meno, è questione che alimentiamo anche incosciamente (magari anch’io con quest’articolo) l’attenzione su una rivista che di promotrice culturale ha ben poco (ops, ho risposto alla domanda?)  mentre dall’altra parte ci sono migliaia di giovani che la novità te la propongono veramente, che farebbero di questo un lavoro e sono sicuro lo farebbero molto meglio di coloro che ci sbattono ancora sotto gli occhi il faccione di Capovilla (non parlo di me, parlo di Lex, Alan, Fuzz, Dave, Gianluigi di DLSO, i ragazzi di Sentireascoltare, Cristiano di Indie-rock.it e chissà quanti cazzo ce ne sono ancora).

Spero che Repubblica XL venda ancora tantissimo ma che la gente impari a riconoscere una divulgazione critica incondizionata dalla solita roba pseudoalternativa che proprio non so. Si tratta di questo.

Secondo voi rischio una querela con quest’articolo?