Con il “Decreto Capienze” il Governo ha posto le basi per il ritorno alla normalità anche nell’ambito degli eventi dal vivo. Un ritorno definitivo e soddisfacente per tutti o un compromesso?

Il decreto

Difficile a dirsi perché il testo del D.L. n. 139/2021 non risolve del tutto la questione. Al contrario, rischia di complicarla. Ad alimentare i dubbi ci ha pensato, poi, il Ministero della Cultura che ha diramato una nota dal dubbio valore legale, ma dal forte impatto. Talmente forte che nel giro di 48 ore, viste le numerose contestazioni, ha deciso di modificare il proprio comunicato originario.

Inizialmente si leggeva, come potete vedere qua sotto, che anche in zona bianca (dove la capienza è al 100%) i posti sarebbero stati a sedere con preassegnazione. Insomma, la solita vecchia storia degli ultimi mesi. Ma qualche ora dopo, questo inciso è sparito lasciando spazio all’idea che – forse – in zona bianca si potrà stare in piedi senza il distanziamento. Nulla viene detto sulla mascherina, a differenza di quello di cui si dirà più avanti per la discoteche.

 

Le domande

Cerchiamo di fare chiarezza e di rispondere alla domanda che tutti ci stiamo facendo da diverse ore.

Quindi possiamo stare in piedi ai concerti?

Leggendo le norme ci si rende conto di quanti locali di pubblico spettacolo siano previsti dalle legge e che, molto spesso, distinguerli è impossibile e pressoché inutile. Eppure è proprio sulla differenza di tipologia (formale) di locale che si alternano diritti e divieti. Si parla di “sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche, locali di intrattenimento e musica dal vivo e in altri locali o spazi anche all’aperto” e qui bisogna distinguere tra zona gialla, dove resta in vigore la pre-assegnazione dei posti, le sedute ed il distanziamento, mentre per la zona bianca tale specificazione scompare. Ma come vedremo, i locali di pubblico spettacolo non finiscono qui.

Quindi in zona bianca si può stare in piedi, senza distanziamento, ma la strada che separa le domande dalle risposte è piena di trabocchetti, specialmente quando si parla di testi normativi e accanto al “sì”, dobbiamo sempre aggiungere “dipende”: in linea generale le chiavi di lettura sono due, una che ci vieta di stare in piedi ai concerti ed una che ce lo permette. Incredibile, ma vero, in questo Paese le opzioni possono essere entrambe valide sebbene opposte.

Secondo la preferibile lettura estensiva, l’assenza di un espresso riferimento ai posti a sedere per la zona bianca, potrebbe voler dire che nei luoghi citati si sia tornati davvero alla normalità, senza vincoli. Questa interpretazione sembra oggi confortata e, dunque preferibile, non solo perché “se la legge vuole lo dice, se non lo vuole tace“, ma perché, come detto, il Ministero della Cultura ha fatto marcia indietro.

E le discoteche?

Per le altre tipologie di locali di pubblico spettacolo (per sale da ballo, discoteche e locali assimilati), la legge consente le attività seppur con capienze ridotte (75% e 50%), ma senza posti a sedere e senza la mascherina durante il ballo. Pertanto, sul fatto che si possa ballare siamo certi. Rimane da capire cosa si intenda esattamente per “locali assimilati”, locuzione che genera parecchia confusione per la sua estrema vaghezza. In ogni caso tutto questo vale solo se in zona bianca e muniti di Green Pass.

Quindi pensandoci bene, ci sembra strano che ai concerti bisognerà stare seduti, mentre nelle discoteche si potrà ballare, senza neanche mascherina. Anche perché perché i rischi tra un live degli Shame in cui si poga e quello di Apparat in cui si balla sono gli stessi.

Le parole sono importanti

Il problema delle definizioni non è da poco perché il vero punto della questione, a quanto si legge dal Decreto, è il nome che viene dato alla location che potrebbe (secondo uno schema restrittivo) far propendere per una o per un’altra soluzione.

Un altro esempio? Pensiamo di andare al live di Cosmo. Stare in piedi o seduti dipenderebbe solo dalla venue scelta e non dallo spettacolo in sé, che di fatto sarebbe identico sia che venga fatto allo stadio o in un locale adibito a concerti o in palazzetto o in una balera o in un club o al ristorante. Esempi casuali, ma stando alle leggi italiane, ognuno di essi subisce regole diverse che hanno un impatto su chi organizza e chiaramente su chi deve mettere mani al portafoglio e decidere se andare o meno ad un live.

Il rischio, in questi termini, è che chi avrà le autorizzazioni come “sala da ballo” o l’indefinito “locale assimilato”, potrà (e certamente farà) eventi con capienza limitata ma, posti in piedi. Chi, invece, verrà considerato locale di intrattenimento potrebbe non prendersi il rischio di trovarsi di fronte ad una contestazione e ad una sanzione e continuare, senza alcun fondato motivo, a fare concerti con posti a sedere ma con capienza massima.

Il tema è ormai tristemente noto e molto spesso si ha la sensazione di giocare al gioco delle tre carte, sebbene per chi viva di intrattenimento la questione non sia un gioco. Riguarda la complessità e soprattutto l’anacronismo delle nostre leggi che si manifesta in modo evidente proprio nei settori più dinamici e dove i cambiamenti sociali si manifestano alla massima velocità, dimostrando di non aver alcuna attinenza con la realtà e rendendo ancora più incolmabile la distanza tra chi le leggi le fa e che li subisce.

Perché di fatto, noi e non loro, in un modo o in un altro, siamo sempre gli ultimi della fila.