Nella #Milanochenonsiferma succede che qualcuno, invece, si ferma.

Non lo fa volontariamente, ma perché costretto dalle contingenze esterne e perché nella #Milanochenonsiferma non c’è spazio se i conti non tornano. E quindi sei costretto a chiudere per sempre, perché nella #Milanochenonsiferma se ti fermi, ti fermi per sempre.

E in questa #Milanochenonsiferma post-pandemia succede che anche un’istituzione come il Circolo Ohibò è costretta a fermarsi. E sebbene viviamo una vita intera pensando che il futuro possa essere migliore del presente, al momento questa chiusura è definitiva.

Si diceva da mesi che questa situazione avrebbe provocato più morti del Covid stesso – e non mi sento bene con me stesso mentre proclamo questo genere di esternazioni in stile Fuori dal Coro – ma nella #Milanochenonsiferma non c’è nemmeno spazio per realizzare le cose, perché nel momento in cui le realizzi sono già successe e ti ritrovi con lo scatolone dei ricordi in mano, in mezzo a Piazzale Lodi.

Certe cose accadono e basta. Gli appelli sono rimasti praticamente inascoltati, le richieste inevase e oggi il mondo dello spettacolo è costretto a raccogliere le briciole da sotto il tavolo.

Ed accade, dunque, che in questo 10 giugno funesto il Circolo Ohibò ci comunica che non riaprirà più.

Non so se siete mai stati all’Ohibò, ma in questi quasi 10 anni di attività tutto quello che si poteva sentire nella Milano della musica alternativa/indie e nella Milano di chi investe sull’intrattenimento di qualità (anche guardando al futuro prima che accada) lo abbiamo sentito. Ci sono stati quelli che poi sono diventati famosi, ci sono passati quelli che poi hanno vinto Sanremo, sono passate tante di quelle band che se guardi dentro il tuo telefono ti ritrovi una quantità di foto e video che hanno, in un modo o in un altro, segnato un’epoca della tua vita. E non solo, perché chi ha suonato all’Ohibò è entrato nelle playlist preferite di tutti, Spotify compreso.

Ma questo Circolo non era solo intrattenimento e non era solo uno slogan elettorale.

Al Circolo Ohibò c’era spazio anche per l’aggregazione, per la solidarietà e per la condivisione. Corsi, eventi, la collaborazione con TodoCambia per l’integrazione degli stranieri e l’assistenza legale e molte altre cose che quando devi fare lo slogan in tv metti al primo posto, quando invece devi passare ai fatti e sostenerle ti dimentichi che esistono e le mandi a fare in culo perché c’è l’affitto da pagare.

Anche questo è la #Milanochenonsiferma.

Cari amici di Ohibò,non avremmo mai voluto darvi questa notizia. E invece, con infinita tristezza, dobbiamo…

Pubblicato da Circolo Ohibò su Mercoledì 10 giugno 2020