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Da qualche parte bisogna pur cominciare, e come i nostri Ramazzotti a Castrocaro e Pausini (con Marco che l’ha friendzonata) a Sanremo, anche i più famosi artisti d’oltreoceano hanno esordi amatoriali, di cui esistono testimonianze video.

  • Britney Spears a soli 10 anni ha partecipato alla competizione canora Star Search intonando Love Can Build  A Bridge, prima del Mickey Mouse Club, di Timberlake e del rasarsi la boccia.

  • Lana Del Rey in una vita precedente si chiamava Lizzy Grant: sotto il botox e le unghie affilate, c’era una ragazza biondina, timida, lontanissima dalla femme fatale del 2016.

  • Katy Perry all’anagrafe risponde al nome di Katy Hudson, con il quale ha esordito nel mondo della musica pubblicando il suo primo disco omonimo. Proveniente da una famiglia molto cattolica, i suoi esordi si rintracciano nel panorama christian rock.

Sì, incredibile.

  • Drake poteva diventare una promettente star della sit-com, protagonista del teen drama canadese Degrassi. Eccolo in una performance giovanile di freestyle scolastico.

  • Oggi è Queen RiRi. Bitches, ridategli il denaro che chiede. Nel 2003 però, a quindici anni, Robyn Fenty aka Rihanna, ancora immersa nelle Barbados, si cimentava nel classicone di Mariah Carey Hero.

  • Scugnizza di provincia, coatta, già con la spocchia che oggi la contraddistingue. La Nicki Minaj dell’era 2007 ringrazia i suoi ammiratori e dimostra un indubbio talento nel freestyle.

  • Trent Reznor lo conoscete come leader dei Nine Inch Nails. Dimenticatene per un momento quella versione, ed accogliete la sua cover del successo 80’s di Billy Idol Eyes Without A Face.

  • Gaga before Gaga. Stefani Germanotta nell’aula magna dell’Università di New York, presenta due suoi inediti che sembra quasi li stia cantando Norah Jones: ma no, è Gaga sul serio nel 2005.

  • Robin Pecknold, leader dei Fleet Foxes, a 17 anni intona America di Simon&Garfunkel con un amico il cui padre, gentile, uploada il tutto su YouTube.

  • Quando ancora i Radiohead formalmente non esistevano, in realtà un po’ già c’erano: a voi la precedente band di Thom Yorke, gli Headless Chikens, qui in High And Dry.

  • Daniel RossenGrizzly Bear– a cinque anni già era un imitatore di Elvis che neanche a Las Vegas.

  • Gli MGMT che nel 2003, nel cortile della loro Università, reinterpretano This Must Be The Place dei Talking Heads: la cosa più indie di (quel) momento.

https://www.youtube.com/watch?v=MTiFNQBRwwU&feature=youtu.be

I VHS non dimenticano.

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Via NME.