La mia opinione riguardo ai festival musicali ha diversi punti in comune con quella che ho di Minecraft: non ho una grande esperienza con essi, tendo a preferire altro, eppure ogni tanto sono indubbiamente attratto da entrambe le cose. È così che, quando ho sentito per la prima volta dell’esistenza di un festival su Minecraft, ho drizzato le orecchie, complici quasi due mesi di quarantena e diversi concerti cancellati o rimandati.

Inizialmente previsto per lo scorso 26 aprile, Block By BlockWest (o BXBW) ha visto un’affluenza così massiccia da far andare in tilt i server ad esso dedicati, costringendo gli organizzatori a rimandare tutto al 16 maggio, appunto sabato scorso. Così mi sono seduto sul letto, ho acceso Minecraft per la prima volta da mesi (anni?) e sono entrato nel canale Discord, dedicato al festival.

Ovviamente, non sarebbe stato un vero festival senza i tipici inconvenienti: nella realtà avrei potuto avere problemi a trovare parcheggio, qui è stato un aggiornamento del gioco a frenare il mio ingresso al BXBW.

E così ho ascoltato cinque pezzi degli IDLES guardando la barra di caricamento riempirsi molto lentamente. Sul finale di Danny Nedelko sono riuscito ad entrare nel server, solo per scoprire che ogni esibizione sarebbe durata solo venti minuti, e che quella degli IDLES era appena finita. Dando un’occhiata alla lineup mi sono reso conto anche che i Massive Attack erano stati spostati ai primi venti minuti del festival, e che gran parte degli altri artisti erano nomi che non avevo mai sentito prima. Passato lo sconforto iniziale, ho deciso di navigare un po’ i tre stage costruiti dagli organizzatori, nell’attesa dell’esibizione degli HEALTH.

Lo Stage 1 è stato costruito in fondo a un pozzo arcobaleno, stile tana del Bianconiglio di Alice nel Paese delle Meraviglie. Davanti al piccolo palco una decina di persone saltavano forsennate, qualcuno indugiava vicino all’ovviamente vuoto chiosco della birra, qualche curioso si stava avventurando verso l’area merch, dalla quale era possibile accedere agli shop online degli artisti che partecipano al festival. Di più, c’erano anche gallerie d’arte, minigiochi, fuochi d’artificio: dal punto di vista delle amenità varie offerte da un festival, il BXBW si stava dimostrando estremamente fedele a una sua controparte reale, soprattutto nei suoi risvolti negativi.

Chi avrebbe mai detto che mi sarebbe mancato metterci venti minuti per trovare mio cugino tra la folla? Chi avrebbe mai detto che avrei sorriso davanti al solito pazzoide che fa di tutto per saltare sul palco, bloccandomi la visuale? Tutti gli aspetti “fastidiosi” di un festival erano stati riportati, forse involontariamente, in versione digitale, facendomi realizzare quanto essi siano parte integrante dell’esperienza di un festival. Perché, diciamocelo, né io né nessun altro credeva che sarebbe stato figo ascoltare una decina di concerti su Discord, ma la vera bellezza del BXBW è stata proprio nel fare finta di essere a un festival, con annessi e connessi.

Dall’underground multicolore dello Stage 1 sono passato ai castelli assolati dello Stage 3, dov’era prevista l’esibizione degli HEALTH. Davanti al palco ho trovato un gruppo di giocatori più nutrito, quasi una trentina, e tra essi è stato possibile riconoscere tutti i comportamenti tipici della folla ai concerti: dai pogatori a tutti i costi (più di una persona ha gridato “LET US MOSH” nella chat del gioco), a chi invece sta a metà sala per godersi lo spettacolo in pace, passando per i soliti che si vanno a infrattare con aria losca. Gli avatar degli artisti si esibivano intanto in animazioni pre-impostate, alternate a scoppi di fuochi artificiali, coriandoli e cuoricini volanti.

Se da un punto di vista musicale il BXBW si stava rivelando una prevedibile esperienza a metà, dal punto di vista visivo e umano il caos dei concerti è stato ricreato così bene da risultare incredibilmente coinvolgente.

Tanto coinvolgente che quando ho visto apparire la scritta HEALTH sul palco ho urlato, da solo, nella mia camera. All’attacco di tutte e cinque le canzoni ho esclamato il titolo tra me e me, proprio come avrei fatto a un concerto vero. Ho ballato, agitato la testa, ho fatto saltare il mio avatar come un pazzo e mi sono tuffato da una balconata. Se c’è una cosa che il BXBW mi ha fatto capire sabato scorso è quanto mi manchi andare a un concerto vero, e quanto mi manchino tutte quelle piccole cose a cui di solito non faccio nemmeno caso, alcune di queste ricreate nel festival virtuale, altre impossibili da ricostruire in camera mia.

Consiglierei a un fan dei festival di partecipare a un evento simile in futuro? Probabilmente no, perché la speranza è quella di poter tornare il più presto possibile a sudare e cantare tutti insieme, ma anche perché, per quanto ben costruito e pensato, BXBW ovviamente non soddisfa neanche lontanamente il bisogno di andare a un concerto, tantomeno a un festival. C’è da dire che il fattore nostalgia ha giocato sicuramente a favore dell’evento, che più che per la musica in sé ha funzionato per come è stato organizzato e vissuto dalla sua utenza. Non sembrava di essere a un concerto, questo no, ma in un certo senso BXBW ha giocato sui ricordi comuni di tutti i partecipanti, facendoci venire ancora più voglia di ritrovarci dal vivo, sotto un palco, col fumo negli occhi e i bassi che fanno vibrare i denti.

E in questo, nonostante tutto, è stato un successo clamoroso.