Il distanziamento sociale a cui siamo costretti da ormai 3 settimane ci sta mettendo a dura prova. Lo smart uorchi, il confinamento in casa, la solitudine; viviamo in una condizione innaturale che ci sta danneggiando fisicamente e mentalmente, tanto da portarci al primo fenomeno di delirio collettivo: l’entusiasmo nei confronti dell’audio 8D.

Oltre ai “Buongiornissimo, Kaffe?“, alle fake news, ai meme e ai video porno, da qualche giorno stanno iniziando a girare all’interno dei gruppi Whatsapp gli audio 8D.
Non si tratta di una novità: il fenomeno era esploso anni fa per poi morire nel giro di pochi mesi, ma, come tutte le cose peggiori, anche l’audio 8D è tornato alla ribalta. Per chi fosse tanto fortunato da non essersi ancora imbattuto in uno di questi file, vi consigliamo di prendere un paio di auricolari o di cuffie e di ascoltare la tracci qui sotto; citando il messaggio associato al file che mi è stato inoltrato:

Sarà la prima volta che sentirete questa canzone con il vostro cervello e non con le vostre orecchie. Sentirete la musica dall’esterno e non dalle cuffie.

Innanzitutto, Audio 8D non vuol dire nulla: la persona che si è inventata questo nome era probabilmente appena uscita da un Cinema 7D (quel luogo infernale dove puoi guardare un film su un seggiolino che si muove, mentre ti spruzzano addosso dell’acqua) e ha pensato che si potesse creare un’esperienza addirittura peggiore. L’Audio 8D non è il risultato di un missaggio 8D, bensì di una manipolazione di un mix stereo attraverso un software che consente di spostare l’audio all’interno di uno spazio virtuale a 360 gradi. Il panning e il riverbero finiscono per creare la sensazione che il suono provenga da fonti diverse provenienti dalla stanza, anziché semplicemente dalla cuffia destra e sinistra.

Chi si ricorda questo test dell’audio presente su Windows una ventina di anni fa?

Per quanto l’effetto, a primo impatto, possa risultare interessante, non possiamo parlare di miracolo o di nuova frontiera dell’industria musicale. Una traccia non eccessivamente complessa, ad esempio un pezzo di musica elettronica, può anche essere ascoltato per qualche minuto senza che risulti assolutamente insopportabile, ma più gli arrangiamenti si fanno complessi, più l’esperienza diventa un’agonia. È un po’ come avere un bambino che continua a correrti attorno, dandoti dei pizzicotti di tanto in tanto.

L’Audio 8D può essere una strategia per nascondere la pochezza di un brano, per far sì che qualcuno abbia la forza di ascoltarlo giusto per essere intrattenuto dalle continue distrazioni; in pratica significa mettere il rossetto ad un maiale, sperando che venga percepito come qualcosa di migliore di quanto effettivamente sia.

Allo stesso modo potrebbe essere un espediente per avvicinare alla musica qualcuno che non se la caga più di tanto, un po’ come quando da bambini cercavano di convincerti che leggere fosse un’esperienza meravigliosa propinandoti i libri pop-up.

Probabilmente nel giro di qualche giorno ci saremo già dimenticati dell’Audio 8D; cerchiamo quantomeno di farlo per i produttori, i musicisti e gli ingegneri del suono che trascorrono mesi, a volte anni, nel tentativo di consegnarvi un prodotto che possiate fruire nel modo in cui l’hanno pensato, per poi vederlo stuprato da qualche genio del male che trasforma il tutto in merda 8D.

Se volete ascoltare qualcosa di veramente bello, vi lasciamo la playlist con il meglio del 2020 uscito finora: