Ciao amici, qui il vostro thatnicehaircut di fiducia. Nel primissimo pomeriggio avevo scritto e condiviso un articolo in cui cercavo di spiegare nel modo più semplice possibile quei molto poco chiari cambiamenti avvenuti attorno al mondo SIAE (società italiana autori ed editori). Ok, lo ammetto, per rimanere nel semplice l’articolo risultava superficiale e ci siamo trovati ad affrontare un dibattito sulla pagina facebook per far capire esattamente di cosa si stesse parlando: la modifica dello statuto riguarda i diritti connessi e non quelli d’autore.

Ci capite quanto prima? Ok ve lo spiego: è una presa per il culo grande quanto Giuliano Ferrara.

Perchè sto sostanzialmente riscrivendo l’articolo? Perchè sono stato contattato da un editore (di cui non dirò il nome per non violarne la privacy… che Gesù Bambino ce la mandi buona, Deer Waves ha un certo appeal per le querele) che mi accusava con toni arrogantissimi di fare cattiva informazione e di “creare danno alla struttura”. Sticazzi, ho fatto così tanto casino?

Visto che di fare cattiva informazione non ne ho tanta voglia, dal momento che in Italia ne siamo saturi, cerchiamo di fare chiarezza sul perchè definiamo “cancro” la SIAE (in tono assolutamente goliardino, chissà se ci accuseranno di diffamazione), poi ci facciamo una chiaccherata anche sui diritti connessi.

La SIAE tassa: CD/VINILI, libri e DVD. Lo fa con un bollino OBBLIGATORIO che, per la musica, ha costi diversi nel caso tu sia iscritto alla SIAE o voglia solo vendere un disco. Sì, per vendere un cd musicale in Italia devi IN OGNI CASO dare dei soldi alla SIAE, nonostante secondo l’Unione Europea questo non si limita a essere sbagliato ma ILLEGALE. Citiamo da eunicam.eu:

La Corte di Cassazione ha utilizzato la sentenza Schwibbert, emessa dalla Corte di Giustizia della Comunita’ Europea in data 8 novembre 2007 (la sentenza che bocciava il bollino), in tre sentenze depositate il 2 aprile in cui stabiliva la nullità del sistema sanzionatorio previsto dalla legge sul diritto d’autore in caso di assenza di contrassegni.
Nel caso Schwibbert l’avvocato Sirotti Gaudenzi aveva scoperto che l’Italia non aveva mai ottemperato all’obbligo di notifica del progetto legislativo alla Commissione della Comunità Europea.

La Corte del Lussemburgo ha condiviso in pieno le tesi dell’avvocato del signor Schwibbert, dichiarando che le norme tecniche in tema di bollini SIAE non possano essere “imposte” ai privati. E ora anche la Cassazione sancisce che i principi dichiarati illegittimi dai Giudici comunitari sono inapplicabili anche in Italia bocciando i contestati bollini Siae. e ridisegnando i limiti della Società.

La SIAE inoltre prende una piccola percentuale su hard disk, usb, vhs (partendo dal presupposto che queste vengano utilizzate esclusivamente per diffondere materiale coperto da copyright) e ultimamente ha rotto il cazzo a blogger e simili cercando di tassare (cifre irreali) i trailer online. Si, avete capito, ha tentato di tassare gli embed code su youtube. Non è una cazzata, ha tentato davvero di farlo (il corriere ci ha dedicato un intero articolo) ma la richiesta è rientrata.

Questi sono i motivi per cui la SIAE risulta un cancro (vi sembrano pochi? Andando avanti nella lettura ne subentreranno altri, non preoccupatevi)

Ora subentra la mia apologia. Mi scuso se prima sono stato poco chiaro, illudendomi, io per primo, che le cose fossero seriamente cambiate. Purtroppo non era cattiva informazione ma mancanza di tale, quantomeno di CHIARA informazione. Gli intenti di affossare definitivamente la SIAE almeno in quanto monopolio erano chiari ma il decreto in realtà, ad oggi,permette ai soggetti che RIPRODUCONO o ESEGUONO musica di potersi rivolgere ad altre società. Gli autori invece si attaccano al cazzo, rimangono vincolati alla SIAE con i suoi costi e le sue bellezze.

Cito ora da un bellissimo articolo apparso su Vice:

Aliprandi [Responsabile del Progetto copyleft-italia.it ndr] però ci tiene a specificare un punto. “Girano un sacco di articoli in cui gli autori vengono trattati come ‘povere vittime'” dice, “ma bisogna considerare che la SIAE, in quanto ente associativo, è governata dall’assemblea dei soci, che sono autori anche loro.”

Sono autori anche loro certo! Ma chi saranno questi autori (domanda mossa dallo stesso Vice)? Sarà il mio amico che si fa le canne e suona il flauto al parco, che per tutelare i suoi pezzi deve spendere 131 euro A CANZONE  e 91 euro annuali? Anche lui è un autore! Ma no, sciocchini! Mogol sono quarant’anni che scrive pezzi anche per mia nonna! Quindi la conclusione è la seguente: la società italiana autori ed editori è in mano a dei vecchiacci milionari che affossano la musica emergente facendo vagonate di soldi sulla solita merda. Non so se dire merda o vecchiacci in pubblico è passibile di denuncia, ma questa credo sia una bella verità.

Sia chiaro, la SIAE non è una società illegale (non per tutto, almeno, la storia dei bollini l’abbiamo letta su) quello che “denuncio” io e con me credo tantissima gente, è che fa schifo, paralizza da anni giovani musicisti, impone tasse astruse a chiunque riproduca musica in pubblico e alimenta un altro degli orribili meccanismi di cui l’Italia è piena da fare schifo. A voi le vostre conclusioni.

Spero che quest’articolo non “mini troppo la struttura”.