Di Ivo Watts-Russell, fondatore della 4AD, non si sa molto. Per alcuni è stato un innovatore, per altri decisamente troppo goth. Suo il merito del successo di Birthday Party e Pixies, Dead Can Dance e Cocteau Twins. Di lui si conoscono l’amore per la psichedelia e per Jimi Hendrix – fu folgorato dalla sua performance a Top Of The Pops nel 1967 – ma anche un esaurimento nervoso nel 1994 e prima ancora la depressione, dovuta anche (“lo dice il mio psicanalista”) al disprezzo per un’industria, quella della musica, che guardava più alla superficie che alla purezza degli ideali. Nel 1999, Watts-Russell vende la sua quota della 4AD al socio in affari Martin Mills, per poi scomparire nel deserto messicano. E oggi è ancora lì, poco fuori Santa Fe, con i suoi tre cani.
“È stata un’opportunità fantastica. Per un breve periodo abbiamo realizzato qualcosa di unico e puro, pubblicando dischi che continueranno ad avere un’eco per chissà quanto tempo.”.
Ancora meno si sa del suo socio – e co-fondatore della 4AD – Peter Kent. Originario di Londra, ora ha un’impresa a Chicago.
“Mi sono sempre considerato un attore secondario. Poi, essendo buddista, preferisco vivere il presente anziché rimuginare sul passato. Lasciarsi indietro qualcosa, alla fine, è liberatorio”.
Ma procediamo con ordine.
È il 1979, Watts-Russell e Peter Kent lavorano dietro al bancone nel negozio di dischi della Beggars Banquet, un’etichetta indipendente di Londra, e ogni tanto raccolgono qualche demo di band emergenti. “Io ero i Roxy Music e lui Captain Beefheart, ma apprezzavamo comunque l’uno lo stile dell’altro. Lui era più timido ed io più aperto, anche se non posso dire di aver conosciuto davvero Ivo”, confesserà anni dopo al Guardian lo stesso Kent.
Proprio il boss della Beggars, Mike Mills, decide di concedere ai due un prestito da duemila sterline per fondare una piccola label, che nelle idee di Mills doveva essere una specie di “banco di prova” per gli artisti. Quelli più bravi sarebbero poi passati alla Beggars Banquet. Inizialmente, i due scelgono di chiamarla Axis Records: la label fa uscire appena quattro singoli nel 1980 ma è costretta subito a cambiare nome, per un caso di omonimia con un’azienda americana. Nasce così la 4AD.
“Quello che mi piaceva di più del nome “4AD” era il fatto che non significasse niente. Nessuna ideologia, solo musica”.
La label si trova presto tra le mani una band di Northampton destinata a grandi cose: i Bauhaus. Di fronte ai primi successi, anche la Beggars Banquet comincia a credere sempre più nel progetto, tant’è che Mills decide di concedere ai due un altro prestito da mille sterline.
Per un anno, Watts-Russell e Kent sono rimasti gli unici proprietari della label. Alla fine del 1981, però, Kent ha venduto la sua quota a Watts-Russell, che è rimasto l’unico presidente fino alla fine degli anni ’90. I due si sono separati perché avevano idee diverse sulla direzione che l’etichetta avrebbe dovuto prendere. “Volevo che fossimo più eclettici, più indipendenti. Per questo me ne sono andato”, ha rivelato Kent anni dopo. La Beggars Banquet ha creato per lui una nuova etichetta, Situation 2, ma dopo poco Kent mollerà anche quella. “Fu il medico a spingermi a lasciare la musica. Troppo stress, troppa droga”. Kent ha poi aperto un ristorante di cibo salutista in Spagna, poi a Londra, infine una filiale di Pizza Express a Bristol. Intanto, Watts-Russell creava la 4AD a sua immagine e somiglianza, più dark e intimista.
Rema Rema, In Camera e gli stessi Bauhaus permettono alla 4AD un inizio col botto. L’etichetta inizia a distinguersi per i suoni dark e le atmosfere eteree, dominando la scena indie degli anni ’80 anche grazie ai Birthday Party, direttamente dall’Australia, e soprattutto ai Cocteau Twins. Dead Can Dance e This Mortal Coil contribuiscono in quegli anni a rafforzare l’identità della label – fatta di tagli di capelli improbabili e melodie ultraterrene.
Ma la 4AD è conosciuta anche per la cura con cui realizzava (e realizza tuttora) le cover dei suoi album, alcune ormai ritenute veri e propri classici. Fu Watts-Russell a volere a tutti i costi il graphic designer Vaughan Oliver, che con le sue copertine iconiche contribuì a sviluppare l’identità della label.
“Ogni volta che prendevi in mano un cofanetto della 4AD capivi immediatamente che era di qualità, e non solo per la musica, ma anche come pezzo d’arte di per sé”.
Gli anni ’90 vedono un cambiamento sostanziale: grazie al successo di band come Pixies, Lush e Throwing Muses, la label vive un periodo ottimo, sul piano artistico ma anche commerciale, e finalmente riesce a togliersi di dosso quell’etichetta “dark” che le era stata affibbiata fin dall’inizio. Watts-Russell si mette a reclutare soprattutto heavy-guitar band.
Certo, rispetto a Tony Wilson (a capo di un’altra notissima etichetta, la Factory), Watts-Russell doveva sembrare proprio un emarginato, un solitario, del tutto fuori dall’attenzione mediatica. Non era certo il tipo che presenziava a tutti i concerti dei suoi artisti.
“Alcuni crescono con l’idea romantica di vivere di rock’n’roll. Non era Alan McGee che diceva di essere entrato nell’industria della musica solo per diventare ricco, drogarsi e scopare? Purtroppo io non sono così, non mi piace essere circondato da troppa gente. Penso di essere stato un po’ il nerd della situazione, quello che sta a casa a scannerizzare la copertina, per intenderci”.
Nel 1999, Watts-Russell vende anche la propria quota al Beggars Group (che oggi possiede, tra le altre, 4AD, Matador, Rough Trade Records e XL Recordings), ma la 4AD continua a produrre artisti.
Nel 2007 è Simon Halliday a prendere il controllo della label: per la 4AD inizia una nuova era. Il successo immediato di Bon Iver, con il suo debut album For Emma, Forever Ago, rilancia l’etichetta, aiutata anche da Dear Science dei TV On The Radio. Il successo è così grande che nel 2008 la 4AD diventa l’etichetta più importante dell’intero Beggars Group. Alcuni artisti, The National in primis, si muovono dal Beggars alla 4AD. I successi continuano: nel 2009 con St. Vincent e My Maudlin Career dei Camera Obscura, nel 2010 con High Violet dei National, ma anche Ariel Pink, Blonde Redhead e Deerhunter, Scott Walker, Bon Iver e Tune Yards, fino a concedere più spazi all’elettronica con Tim Hecker, Purity Ring e Grimes.
È proprio Claire Boucher (aka Grimes), oggi artista di punta alla 4AD, a darne la definizione migliore:
“Se l’industria musicale di oggi fosse rappresentata dai Simpsons, la 4AD sarebbe Lisa. Non è la più popolare della famiglia, ma è senza dubbio la più intelligente, la più cool, la più sovversiva. La 4AD non sceglie le sue band a caso, ha un gusto tutto particolare e dà molto spazio alle donne”.
Insomma, quel visionario di Watts-Russell avrà anche lasciato tutto per il fascino del deserto, ma niente nostalgia: il futuro della 4AD si presenta più roseo che mai.
Ecco le cinque canzoni scelte per voi per ripercorrere la storia della 4AD.
Bauhaus – Double Dare
This Mortal Coil – Song To The Siren
The National – Sea Of Love
Future Islands – Seasons (Waiting On You)
Daughter – How
Per saperne di più:
M. Aston, “Facing the Other Way: The Story of 4AD”, The Friday Project, 2013.