I just wanted to be one of The Strokes“.

Il sesto LP degli Arctic Monkeys si apre con questo verso, 17 anni dopo l’uscita di “Is This It“, il disco che ha dato il via ad un movimento catalizzatore capace di riportare in auge in tutto il mondo le chitarre, le rock band e il look di New York City, ispirando negli anni a venire innumerevoli musicisti, tra cui possiamo sicuramente includere Alex Turner. Oggi, gli anni trascorsi dalla prima pubblicazione del disco d’esordio degli Strokes, sono esattamente 20 e, chi non ha avuto la fortuna di vivere in tempo reale l’esplosione del fenomeno, difficilmente potrà capire quanto Is This It abbia rivoluzionato l’industria musicale e non solo.

Nel 1998, Julian Casablancas, Albert Hammond Jr., Nick Valensi, Fabrizio Moretti e Nikolai Fraiture erano un gruppo di ragazzi privilegiati che vivevano, studiavano e suonavano a New York, una città che stava vivendo un periodo di piattume culturale e nulla aveva a che vedere con la metropoli che conosciamo oggigiorno. I Velvet Underground erano stati l’ultimo fenomeno di rilievo nella Grande Mela e il mondo guardava da tempo a Seattle e al grunge. Il suicidio di Kurt Cobain e lo scioglimento dei Soundgarden spostarono però gli equilibri, lasciando un vuoto di potere che era stato solo parzialmente riempito dal nu-metal. New York attendeva qualcosa per cui valesse la pena eccitarsi e gli Strokes avrebbero presto soddisfatto questo bisogno.

Quanto l’ascesa degli Strokes sia riconducibile al talento e quanto alle loro disponibilità economiche è un tema di cui si è discusso per anni. Indubbiamente, il fatto che il figlio d’arte Albert Hammond Jr. disponesse di una carta di credito, il cui conto veniva pagato da Albert Hammond, ha sicuramente permesso alla band, fin dai suoi esordi, di acquistare attrezzatura, di pagare le sale prove, gli studi di registrazione e di stampare flyer con grafiche professionali e l’agenzia del padre di Julian, la Elite Model Management, ha permesso ai ragazzi di girare per la città con decine di modelle, dando quindi un motivo in più al pubblico per presentarsi ai loro concerti. Li ha certamente aiutati anche il fatto che fossero 5 ragazzi di bella presenza, con dei nomi che sembrano fatti apposta per delle rock star, ma agli Strokes viene universalmente riconosciuto il merito di essersi fatti il culo, di aver praticamente vissuto in una sala prove e di essere partiti da zero, suonando inizialmente davanti a una manciata di persone.

Il sound con cui esordirono gli Strokes non può considerarsi rivoluzionario. Buona parte della critica riconosce nei Television l’influenza principale, ma a detta degli stessi Strokes, i Television non erano una band che hanno mai realmente ascoltato. Furono Lou Reed e i Velvet Underground l’ispirazione principale di Julian Casablancas nel momento in cui scrisse The Modern Age, la traccia che plasmò realmente il suono della band e portò alla registrazione di Is This It. L’EP The Modern Age, che conteneva anche Last Nite e Barely Legal, rese gli Strokes la band più figa di New York a detta di pubblico e critica. I concerti cominciarono a riempirsi, fino a diventare sold out sistematici, le etichette discografiche iniziarono a corteggiarli e gli Strokes diventarono divinità in terra.

L’uscita di Is This It amplificò a livello globale la fama degli Strokes, che diventarono un punto di riferimento assoluto non solo a livello musicale, ma anche stilisticamente. Il capello lungo e spettinato, i blazer, le giacche in pelle e le All Star diventarono la divisa di chiunque aspirasse ad essere cool come gli Strokes. Gli Interpol, i Libertines, gli Hives sono solo alcune delle band che presero in prestito il look e l’attitude degli Strokes, che diventò, per estensione, il look di New York City. Solo un altro evento, quello stesso anno, rese New York più celebre dell’uscita del primo album degli Strokes: l’11 settembre. L’attacco alle Torri Gemelle cambiò il mondo intero, che si strinse attorno alla città di New York. Paradossalmente, l’evento ebbe dei risvolti positivi per la band e, di riflesso, per la musica di New York. L’uscita del disco negli Stati Uniti era programmata per il 25 settembre, ma dopo l’attacco terroristico, venne posticipato al 9 ottobre. A quasi un mese di distanza dal terribile evento, New York si caricò di una rinnovata energia: i ragazzi, di fronte all’incertezza, decisero di vivere a pieno, di uscire ogni sera per bere, drogarsi e scopare. Chi, meglio degli Strokes, rappresentava questo stile di vita?

L’11 settembre, portò forse un solo inconveniente agli Strokes, che si sentirono in dovere di rimuovere New York City Cops dalla versione Statunitense di Is This It, ma a cavallo tra il 2001 e il 2002 vissero possibilmente il loro momento di massimo splendore e non furono gli unici a beneficiarne. Gli Strokes riaccesero l’interesse dell’industria discografica nei confronti delle rock band e aprirono le porte a un decennio di florida rinascita che permise a decine di band di nascere, crescere e di affermarsi a livello globale: Yeah Yeah Yeahs, Interpol, The Rapture, LCD Soundsystem, Vampire Weekend, The National… senza Is This It, avremmo mai conosciuto tante delle band che hanno segnato la nostra adolescenza?