Al terzo album Chazwick Bundick prosegue il percorso che, dopo il debut Causers Of This di tre anni fa, l’ha visto virare sempre più vero i ’70s della disco nel sophomore Underneath The Pine. Con Anything In Return si ha una gran bella conferma non solo della maturità di un artista che, avendo trovato un suo marchio di fabbrica ben riconoscibile (cosa affatto comune nel movimento della chillwave), ha abbracciato completamente le influenze funky e soul, voltando le spalle alla chillwave. O forse ne sta proprio riscrivendo i canoni. Solo il tempo potrà dirlo.

Chi ne guadagna di più da questa maturazione artistica è il sound di Toro Y Moi che non è mai parso più solido e completo, con dei sintetizzatori squisitamente vintage che fanno da padroni di casa incontrastati per tutto l’album e con delle basslines mai così intriganti, che sanno essere aggressive senza risultare invadenti (ci si chilla comunque eh). Anche la voce di Chaz sembra non sia mai stata più a suo agio e non si nasconde più dietro all’estetica sfumata della chillwave, ma è limpida e sicura.

A rimetterci dalla maturazione sono invece le canzoni. A parte pochi pezzi che tra sette anni inseriremo nel Best Of di Toro Y Moi (Harm In Change, Say That e Cake), il resto dell’album non lascia molto dietro di se a livello puramente “pop”. È certo un ascolto piacevole e sul dancefloor farà ancora ballare ondeggiare, ma l’album scorre lasciando pochissimo dietro di sé, se non la pura piacevolezza dei suoni.

La cosa che comunque fa più piacere dopo l’ascolto di Anything In Return, soprattutto se seguite i passi di Chaz dagli esordi, è la volontà di non adagiarsi nella sicurezza e nel seguito di un movimento morto, ma di mettersi in gioco cambiando le carte in tavola e seguendo solo i propri propositi artistici, riuscendo a essere, ancora una volta, tremendamente e inequivocabilmente cool.
Volevo dire chill.

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