Un duemiladodici segnato dalle pari opportunità nell’ambito del clubbing, “riscoperto” insieme alle tecnologie che fino a pochi anni fa erano lasciate agli smanettoni, denigrati musicalmente e accusati di metter in discussione l’autenticità della musica da club. Il digitale era il capro espriatorio, e le campagne contro la morte del djing (slegato dall’abilità dell’artista e divenuto semplicemente un idea vincolata al gusto personale) aumentavano vistosamente. Poi cominciano a sporcarsi le mani un po’ tutti, ognuno riesce a trovare una sua strada premendo tasti tramite side projects, vedi la maestria di Daphni, talvolta più nascosti e anonimi, vedi SISI BAKBAK (per gli amici è luiononèlui). Carsten Aermes aka Phon.o è uno di questi, e senza dar retta a questi meccanismi, dopo anni di gavetta passati nella nebbia techno dell’underground berlinese, ci racconta di come oggi tutte le cose che sono successe da Burial in su vanno di brutto.

Non che sia necessario aprire una rubrica di  COME E’ FATTO per Black Boulder, ma la schiettezza con cui il nostro spiega in un intervista sul sito di Ableton è un po’ disarmante. C’è anche il live pack scaricabile (non è uno scherzo) per chiunque voglia cimentarsi e apprezzare il buon gusto e la sensibilità del nostro.

Non esistono barriere in questa “pietra nera” fumeggiante, ma solo porte spalancate.

Ci sono ragnatele techno ovattate verso una direzione 2 step molto UK, con soglie Idm come in Leave a Light on , difficili da non apprezzare, e richiami al sound organico dell’ultimo Flylo in Yudasi, giocando la carta sampling/memoria che non sta mai male.

Nel complesso un album di amicizie Black Boulder; evidente quella con Apparat e Pantasz (Bodi Bill) che compare con garbo in Twilight,  dando un aspetto più piacione all’insalata, che si arricchisce del post-dubstep sentito e risentito di Die Machinist, e che prova a smorzare in Slavemode le sfumature dark degne di un episodio dei Crystal Castles.  Hopelight ha molto potenziale, e sembra essere il passaggio cruciale del cambio di marcia di Phon.o rispetto ai lavori precedenti.

Il rischio è che rimanga un’uscita fine a se stessa, e che Black Boulder può essere uno zapping piacevole delle cose apprezzate in quest’ultimo scorcio di anno.

Download dell’album consigliato, ma varrà la pena comprarlo?