Sabato 1° luglio 2017, a una trentina di km da L’Aquila e a 1460 metri sul livello del mare. “C’è qualcosa che si è posato sulla mia tastiera ma non so cos’è perchè in Islanda non abbiamo insetti. Tutto questo è bellissimo”. Sóley non è la prima artista ad emozionarsi al cospetto della Rocca di Calascio (e tutto lascia pensare che non sarà neanche l’ultima). Con un sorriso simile, ad agosto 2016 è stata Erica Mou a inaugurare questo insolito stage: una location per fruitori esigenti, di quelli che non si accontentano di assistere a un live confinati dentro a palazzetti dello sport o ippodromi polverosi e male organizzati. Di certo la cantante pugliese deve serbare un buon ricordo di quell’atmosfera visto che oggi è tornata qui da spettatrice, e insieme ai presenti è partita un’ora fa dal borgo medievale di Santo Stefano di Sessanio, nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, in fila indiana lungo uno dei sentieri che decorano i rilievi verdi e gialli e ocra. Il tutto per godersi il tramonto alle spalle della cantautrice islandese e della sua band.
La giovane associazione che ha ideato questo format che combina la passione per la musica a quella per la natura si chiama Paesaggi Sonori, e a meno di un anno dalla sua nascita ospita già la prima artista internazionale. Oltre 400 i partecipanti al trekking, ora seduti sull’erba di fronte alle alture della provincia aquilana. Non c’è un palco, nulla di fisico descrive il confine tra loro e la performance a cui assistono. È la prima data del tour italiano di Sóley (che promuove il suo ultimo lavoro in studio, Endless Summer, uscito per Morr Music lo scorso 5 maggio), ma probabilmente è quella che meglio si presta ai suoi tintinnii elettronici.
Non è solo il contesto d’eccezione a rendere unica la performance, perchè indirettamente lo è anche la formula dell’evento, che conduce a una sorta di selezione naturale del pubblico. Per intenderci: niente gente che parla durante il concerto e pochi smartphone (tanto il 3G non prende). Non è un luogo per avventori occasionali e disinteressati, è un’esperienza fatta di tante componenti e pensata per appassionati e curiosi, dove il live è una specie di premio al traguardo.
Sóley è vestita di un giallo splendente, che completa alla perfezione la tavolozza di colori che l’Abruzzo le offre da sfondo. Il suo timbro vocale fatato sembra nato apposta per viaggiare nell’etere rarefatto di montagna, che si tratti dei brani del nuovo disco o di quelli collaudati come Pretty Face e I’ll Drown, che in molti da questa platea immateriale intonano insieme a lei.
Ogni consuetudine da live è negata perchè è la natura a dettare le regole. Gli ospiti di Paesaggi Sonori sanno che avranno a che fare con molti aspetti difficilmente prevedibili, acustica compresa. La chiave è nel tenersi pronti a improvvisare, in un’esperienza che da semplice concerto diventa un dialogo a più voci, tra artista, luogo e spettatori.
Per comprendere basti pensare che neanche la classica procedura del bis può essere seguita: non ci sono quinte dietro cui andare, e non c’è alcun motivo di interrompere questo flusso di energia, ne’ tanto meno di turbarlo con urla e fischi tipicamente necessari a far tornare un’artista sul palco, e figuriamoci poi se il palco non c’è neppure.
E così Sóley sale in piedi sullo sgabello della sua tastiera e chiude il cerchio nel migliore dei modi, cantando accompagnata solo dalla chitarra e dal sole che scende dietro alle sue note e al profilo degli Appennini, per poi salutarci e augurarci un buon ritorno a Santo Stefano.
Vi lascio alla gallery qui sotto, sperando che parole e immagini insieme riescano a raccontarvi lo spirito indescrivibilmente emozionante di questa esperienza.
[ foto di Fabrizio Giammarco ]