I’m not here, this isn’t happening.

Mentre Thom Yorke recita queste parole su How To Disappear Completely, i quasi 3000 (fortunatissimi) spettatori presenti allo Sferisterio di Macerata pensano esattamente la stessa cosa: “Come siamo finiti dentro a questa cornice d’incanto? Sta davvero succedendo?“.

La risposta è: “Grazie a Jonny Greenwood e sua moglie”.

Il chitarrista dei Radiohead, che da qualche tempo ha comprato casa nelle Marche nella zona del fermano, era presente durante le due forti scosse del 26 Agosto e 30 Ottobre 2016.

Testimone dei disastri e delle gravi perdite artistico-architettoniche del luogo (vedi la chiesa di San Michele Arcangelo o la Sala del Mappamondo di Fermo al quale era fortemente legato) decide di coinvolgere il compagno Thom per un concerto benefico. Il ricavato dei biglietti, che ha causato non poche polemiche tra il prezzo (fino a 250 euro per la platea) e il sistema d’acquisto online di Vivaticket (sito che è andato in tilt dopo pochi minuti dall’apertura della vendita), è destinato all’associazione ArteProArte. L’associazione (di cui è membra Sharona Ketan, moglie di Greenwood) si occupa del recupero delle opere nelle zone terremotate tra Marche, Abruzzo e Umbria.

Il concerto

Macerata, già dal primo pomeriggio, si riempie gradualmente dei fortunati spettatori. Un numero che, all’apertura dei cancelli, non è arrivato neanche lontanamente ad eguagliare la carovana in coda per il gettone della birra al concerto dei Radiohead all’I-Days di Monza.

È tutto surreale e onirico allo stesso tempo. Come Daydreaming che risuona nelle stradine vuote adiacenti al parcheggio dello Sferisterio durante il soundcheck pomeridiano. C’è una nobile causa, c’è un palco d’eccezione, c’è’ l’aspettativa al 102%. Manca solo la musica.

Una volta entrati dentro lo Sferisterio, questo è l’allestimento del palco che troviamo:

L’articolarsi di tutti questi strumenti fa ben sperare sulla versatilità della scaletta e sulla possibilità di assistere a dei nuovi esclusivi arrangiamenti.

Già in passato, in occasione di altri concerti di beneficenza, il duo Thom&Jonny ha regalato diverse perle.

Dopo il live d’apertura affidato al repertorio classico dei Cubis Quartet e alla suite Mistico Mediterraneo del bandoneonista fermano Daniele Di Bonaventura (artisti scelti da Jonny), alle 22.30 la coppia Yorke-Greenwood sale sul palco.

Il religioso silenzio che ha accompagnato le virtuosissime performance in apertura, ha di sicuro alzato l’hype all’interno del Radiohead-Santuario maceratese.

Daydreaming è il primo brano in scaletta. Il secondo singolo dell’ultimo disco A Moon Shaped Pool, trova in questa serata la sua dimensione perfetta. Il pubblico attento e invisibile lascia spazio ai sottili patterns sonori costruiti da Greenwood e Yorke .Quando Jonny incalza la melodia al pianoforte e Thom inizia a cantare, il pubblico si lascia andare ad un applauso sentito: è iniziato.

A seguire una versione di Bloom piano-chitarra, smembrata della sua natura poliritmica. “Questa è dificile!” dice Thom in italiano, prima di iniziare la sua battaglia personale contro le trame di pianoforte e la loop station. Battaglia vinta con successo, pelle d’oca e tutti a casa. Si passa alle chitarre di Faust Arp, che in passato ha messo a dura prova il duo nei live. Alla fine dell’esecuzione (perfetta) Thom tira un sospiro di sollievo sorridendo. L’atmosfera si scioglie sempre di più, Thom è preso bene e lo Sferisterio inizia a trasformarsi in un grande cortile di una casa di ringhiera.

È come suonare dentro ad un pacco di Kellogg’s

The Numbers, chitarre e drum machine, l’avevamo già pregustata nel live diretto da Paul Thomas Anderson. Qualcuno dal pubblico urla con grinta di risposta a “We call upon the people / People have this power“. La combo che segue, Weird Fishes e Nude, strega tutti. La prima, eseguita solo chitarra, trascina senza perdere il tiro che la contraddistingue. La seconda vede Thom a dettare il ritmo percuotendo la sua chitarra e Jonny ad accompagnare con estrema delicatezza. Zucchero filato.

A seguire Exit Music ha causato diversi svenimenti tra il pubblico. Il crescendo ha steso davvero tutti, Yorke trascina la voce con maestria e riesce a farci dimenticare della linea di basso distruttiva di Colin.

Segue la sequenza I Might Be Wrong, Follow Me Around, A Wolf At The Door e How To Disappear Completely. Anche definita la sequenza del “Non me l’aspettavo“. La prima è una mina. La drum machine accompagna il riff di chitarra, facendo muovere tutte le sedie dello Sferisterio. Follow Me Around cambia totalmente pelle e viene presentata con un nuovo arrangiamento, la drum machine alterna il suo ritmo incalzante accelerando e decerellando. Suonata più volte dal 1998, questo pezzo non è mai stato pubblicato. É molto probabile che possa trovare posto in qualche album/ep futuro.

In A Wolf At The Door (che mancava nei live da diversi anni) Thom si lascia andare ad una recita isterica e provocatoria. Adrenalina a mille, il live è già medaglia d’argento . Passa subito a medaglia d’oro dopo che Thom accenna i primi accordi di chitarra di How To Disappear Completely, mentre Jonny si perde nel creare i suoi paesaggi sonori che danno vita al brano.

La scaletta continua con Present Tense, la bellissima ballata tratta dall’ultimo album.

Give Up The Ghost, a seguire, regala un altro simpatico momento con Thom, che dopo alcuni errori tecnici interrompe il brano e riparte da capo. In serenità, sorridendo.

Il brano successivo è Cymbal Rush (dall’album solista di Yorke, The Eraser), una cavalcata per piano e drum machine (Anche in questo caso piccolo errore di Jonny, con conseguente teatrino divertente by Thom). Yorke regala un altro momento d’incanto eseguendo la (tanto amata) versione di Like Spinning Plates al pianoforte.

Il pezzo che chiude il concerto prima dell’encore è All I Need, eseguita da Yorke in piedi davanti al pianoforte con una mano sola.

Si muove e trascina tutto il pubblico. Fino alla fine.

I due salutano ed escono dal palco. Dopo pochi minuti ritornano per dare la buona notte con le ultime cinque canzoni.

Un crescendo che vede il susseguirsi di (in ordine): Street Spirit (Fade Out), Pyramid Song, Everything In Its Right Place (non presente nella scaletta della serata e sostituita ad Idioteque), No Surprises e Karma Police (non presenti in scaletta).

Le prime due, eseguite magistralmente,cullano lo Sferisterio. Yorke al piano si getta su Everything In Its Right Place (a sorpresa) e spezza la calma. Greenwood spaesato decide di seguirlo percuotendo la sua chitarra elettrica, creando una “cassa dritta” ad hoc. Emozione

A seguire, su No Surprises, Yorke prende in mano la chitarra e scherza sul fatto che non sa bene come suonarla. Dopo pochi secondi è rapito dentro la canzone è trascina tutti nel suo dolce andamento. Il pubblico si scioglie e accenna con coraggio un sing-along, che culmina con l’ultima della scaletta: Karma Police.

Jonny al pianoforte, sguardo chino sui tasti, detta il tempo e accompagna Thom, il quale interpreta la canzone in modo magistrale.

Un finale da brividi che non si dimenticherà facilmente.

Il buio

21 canzoni in due ore, sopra ad ogni aspettativa.
Era da tempo che non si vedeva Thom così in forma, prima scherza con il pubblico e subito dopo canta a cuore aperto con la sua voce eterea. Una serata di contrasti, sincera e mai scontata. Il buon Jonny, architetto nel buio, dimostra ancora una volta la sua funzione essenziale all’interno del cervello Radiohead.

Quando si riaccendono le luci del teatro, il pubblico è ancora incredulo. Sospeso nella memoria dei suoni appena volati altrove, alla ricerca di un posto sicuro della mente dove conservare per sempre il ricordo di questa serata.