Torino si scalda in un weekend di Dicembre: è il turno del Jazz:Re:Found, una delle rassegne annuali che animano la città e la rendono nostrano fiore all’occhiello per line up e ricerca musicale. Dedicando il tema di questa edizione alla cultura Black (il claim, inequivocabile, è Black And Forth), e alle sue evoluzioni moderne, il Festival si snoda in una serie di eventi molteplici, toccando anche Milano e Biella, itineranti per amplificare la portata di un evento sempre più riconosciuto a livello internazionale.

De La Soul, Moodymann, Grandmaster Flash, Theo Parrish, sono solo alcuni dei giganti avvicendatisi sul palco nel corso del tempo, in quella che è un’occasione per i fedelissimi e per gli ancora acerbi amanti del genere per riunirsi e conoscersi, partecipando alle esibizioni dei migliori e delle nuove promesse (di cui la rassegna è forte promotrice).

Foto di Francesco Moroni Spidalieri

La prima parte del Jazz:Re:Found 2018, divisa fra Settembre e Novembre, accoglie Dj Gruff ed il trombonista Gianluca Petrella, mescolando il flow hip hop vecchia scuola del primo all’incontestabile talento orchestrale del secondo; tale unione rappresenta a pieno uno dei meriti principali della Rassegna, la sperimentazione, attingendo a fonti sonore differenti per fonderle e crearne un prodotto nuovo, acusticamente inatteso e qualitativo. Seguono il Dj-set di Bonobo ai Magazzini Generali di Milano (pur trattandosi di un Dj-set, la performance si caratterizza per l’alternanza di sonorità ambientali a bassi da dancefloor), ed il live di Mos Def, nome stellare della storia rap americana – ed attore, attivista e producer. Così, Jazz:Re:Found coniuga storia afroamericana, funk, disco, elettronica senza soluzione di continuità, infilando un poker vincente di nomi non stridenti fra loro, ma seducenti.

Dicembre si concentra sulle novità più interessanti in circolazione: una parte interamente riservata al clubbing nella location del Supermarket (con la bellissima Jayda G, Antal, la leggenda MR G), ed una in cui i live ne fanno da padrone.  Il Venerdì sera è affidato a Joe Armon Jones, giovanissimo pianista e compositore fresco della pubblicazione del suo primo album Starting Today. Accompagnato dalla band, infiamma la sala intrecciando dub, reggae, nu-jazz ed hip hop: c’è un MC che canta sulle basi, Joe china la testa sui tasti muovendosi veloce, concentrato nel non calare di intensità neanche un istante. La rivelazione di South London non delude le voci sul suo conto: è un virtuoso, un mago del piano e dell’atmosfera.

É vero che sabato l’hype è tutto rivolto al Neapolitan Power dei Nu Guinea, ma all’Off Topic, poco prima, c’è tempo per godersi l’afrofuturism di Raffaele Costantino/DJ Khalab che, per presentare il suo acclamatissimo Black Noise 2084, si è fatto accompagnare niente meno che da due golden boy della nuova scena jazz UK: Moses Boyd –  produttore e già collaboratore di Sampha, Floating Points e Four Tet – e dal polistrumentista e produttore Tenderlonious. Risultato: performance pazzesca, esotica, caldissima, afrocentrica, che riscalda i cuori e le gambe, pronte per concludere la serata al Supermarket.

Il momento più atteso del weekend giunge quando on stage si dispongono i membri della band che potenzia il cuore del duo Massi DL e Lucio Aquilina, in arte Nu Guinea. Percussioni, basso, chitarre, batteria, la voce cristallina di Fabiana Martone che non pecca di un acuto rispetto alle tracce registrate del disco. Nuova Napoli è uno dei successi dell’anno, sangue nelle vene partenopee, assumendo un sapore maestoso quando musicato da molteplici elementi. La festa si scatena, non c’è pausa fra i brani, l’entusiasmo è palpabile su chiunque occupi lo spazio colorato dall’irrefrenabile complesso napoletano. Ci sono difficoltà tecniche sul palco, eppure nulla si ferma. I Nu Guinea portano a casa l’ultima data del loro tour vincendo tutti i campionati, sudati, felici, assoluti intrattenitori di un audience che non può più farne a meno.

Foto di Francesco Moroni Spidalieri

A chiudere il cerchio, la bossa nova e la latin disco di Mafalda, che prepara il terreno al patron di casa Rush Hour, l’olandese Antal, che fa quello che meglio gli riesce: scuotere ogni osso dello scheletro di chi balla, mettendo in fila chicche della sua personale collezione world music e classici Settanta/Ottanta ripescati dai negozi di dischi più remoti al mondo, confermandosi massimo esperto di melodie esotiche e dimenticate.

Il Jazz:Re:Found conquista, si mantiene giovane grazie ad un’offerta sempre mirata a scegliere il massimo. Se il suo nome rimbalza da una Nazione all’altra, è per la direzione ascendente costante.

Ci vediamo l’anno prossimo!