Oggi vi raccontiamo velocemente i nostri pensieri su una manciata di dischi usciti negli ultimi giorni: il ritorno delle TLC dopo 15 anni e quello dei Broken Social Scene dopo 7. La raccolta di b-sides e rarità dei Beach House e il quarto disco di Kevin Morby.

Beach House – B-Sides and Rarities

La raccolta di B Sides and Rarities dei Beach House è l’ennesimo esempio di come la band americana sia da sempre riuscita a dare il meglio in qualsiasi occasione, persino nei brani tagliati fuori dai 6 dischi del duo. All’interno dell’album sono infatti contenute varie gemme andate perse con il passare del tempo. Chariot, Baby, del periodo di Teen Dream, nonché b side di Zebra (da questo anche The Arrangement e il remix di 10 Mile Stereo per una sessione Itunes) e Saturn Song, brano facente parte della bellissimo progetto “The Space Project“, sono una piccola parte di ciò che definisce questa piccola oasi nascosta.
Ogni brano presenta le caratteristiche delle diverse fasi sperimentate album dopo album. Dalla completezza di Chariot con le sue percussioni acustiche e le diverse linee di tastiere, ad una single version di Used To Be dal fare lo-fi. Baseball Diamond, che sembra provenire dall’omonimo debutto ma che invece si rivela essere dell’ultimo Thank You Lucky Stars, stacca decisamente dalla hidden track di Teen DreamWherever You Go, che, diversamente rappresenta al meglio il terzo album del complesso.
È quindi grazie ad un lavoro simile che si riesce a concepire ancor meglio l’anima della band. Come se questo disco fosse in realtà un modo per scoprire, da dietro le quinte, il lato più naturale di questo progetto.

Voto: 7.4 – Claudio Carboni 

Broken Social Scene – Hug Of Thunder

Se uno specchio cade a terra infrangendosi, sette sono gli anni da attendere prima che la buona sorte riprenda il proprio corso: tanto a lungo è durato il silenzio dei Broken Social Scene, riuniti non unicamente nella formazione collettivista – come nell’annuario scolastico, si leggono le firme di Kevin Drew, Leslie Feist e Emily Haines -, ma anche nella fiducia rinnovata verso la propria maestria compositiva, lirica e melodica. Hug Of Thunder è un album missionario, luminoso, di positiva e confortante unione, correndo in senso opposto a tempi cinici ed inariditi. Tessere le fila di un labirinto d’ascolto così complesso, in cui ogni deviazione offre un’inaspettata soluzione da intraprendere, rappresenta la volontà di non suonare orchestrali per abitudine, ma per acume creativo. Ci troviamo al cospetto di un disco pieno, intimo nella sua grandezza, potente nella sua speranza: sono i cuori puri a compiere gesta eroiche, cavalier serventi della bontà senza rendiconto.

Voto: 7.9 – Laura Caprino

TLC – TLC

Eponima conclusione di un progetto che dagli anni ’90 ad oggi ha resistito a più di una burrasca, persino alla scomparsa prematura di Lisa “Left Eye”. Grazie a una campagna di fundraising a cui hanno partecipato anche Katy Perry e Justin Timberlake, le TLC del 2017, ossia ciò che resta dell’originario trio di No Scrubs, confezionano un epilogo che è apologia di quel black pop il cui momento migliore coincise con l’apice della loro carriera, tra jam glitterate come il singolo Way Back e melodie r’n’b addolcite dal piano come Perfect Girls, passando per tributi alla tradizione come It’s Sunny, in cui si incastra una strofa della celebre Sunny di Bobby Hebb, e calando il sipario con le versioni remastered dei singoloni del passato. Spontaneo e tutt’altro che vanaglorioso, un regalo sentito per i propri fan, da cui, senza alcun bisogno di ricorrere a trovate modaiole, Chilli e T-Boz si congedano nel migliore dei modi.

Voto: 7.0Maria Pia Diodati

Kevin Morby – City Music

Ho scoperto con colpevole ritardo City Music di Kevin Morby, e me ne pento tantissimo e non vorrei mai che voi ve lo perdeste, quindi ne devo parlare. Se volete innamorarvi basta la prima traccia “Come to Me Now”, un blues liturgico e sensuale fiorito di organi e percussioni lontane, ma poi basta andare avanti per scoprire un Kurt Vile plumbeo con la voce a-la Bob Dylan, gocce di psych a-la Black Mountain, un maledettismo da Lou Reed, un omaggio ai Ramones. Arrivate alla bellissima “City Music” che aggiunge quelle melodie ed armonie stonate a-la Real Estate che avvolgono per poi precipitare in ripetizioni circonvolute e ipnotiche.
Che poi spiegato così sembra un collage senza originalità, ma la differenza è questa: l’opera di Morby è originale sia come scrittura che come cantato, suona un folk elegante, fresco, arioso, sincero, che si può mettere nel lettore cd della macchina e ascoltare dall’inizio alla fine, e poi rimettere da capo per tutta l’estate.

Voto: 7.8 – Mattia Pianezzi