Cos’è stato per me il debutto eponimo degli Yuck? Un vento forte che ha spazzato via tante mie vacue certezze, era un periodo dove volevo andare ancora più a fondo negli ascolti, scavare dove nessuno aveva scavato. Mi imbattei negli Yuck con il loro primo singolo/Ep Weakend, quando ancora si chiamavano Yu(c)k. Da lì ci fu un escalation con pubblicazioni di singoli e video ed infine il già citato debutto, pronti ad esser lanciati nell’olimpo inglese. Ma la megalomania e la droga nel corpo dell’allora leader Daniel Blumberg ha rovinato il giocattolo. Max Bloom ha preso in mano il gruppo ed il loro sophomore ha risentito della mancanza di melodia più accattivanti sostituiti da banali accordi, che comunque riuscivano ad esser freschi; ma il grigio era all’orizzonte.

Stranger Things, manca di tante piccole cose che avrebbero potuto soddisfare il mio palato da fanboy: l’album scorre irregolare nonostante le canzoni siano molto simili tra loro, manca l’incastro giusto, la fluidità adatta. Sembra che gli Yuck abbiano fatto un minestrone variegato di tutti gli anni ’90, senza raccontare un periodo come sta facendo da tempo con il suo hypnagogic pop, Alex G, ma con il gran fardello di essere stata una grande band che era pronta al salto. Le citazioni si sprecano: da Cannonball (Mazes) alla title track (Teenage Funclub), da I’m Ok (Weezer) fino a Yr Face (MBV), la parte migliore, però, avviene quando gli Yuck imitano loro stessi e le loro principali influenze, cioè Pavement e Dinosaur Jr.

Un barlume di speranza c’é: Swirling è la migliore canzone del disco, a metà strada tra shoegaze e folk, una canzone estiva dai caleodoscopici colori, un tuffo nel fiume ed una corsa nel bosco. Nonostante ciò, gli Yuck non raggiungono la sufficienza, il prodotto è stantio e a tratti incompleto, dopo 6 anni ci si aspettava decisamente di più da questa mancata band inglese.

Traccia consigliata: Swirling