I We Have Band tornano giù in strada. Il trio da Londra/Manchester, prodotto da Luke Smith (che ha già collaborato, tra gli altri, con i Foals) e composto da Thomas WP, Dede WP e Darren Bancroft, aveva debuttato un primo album (We Have Band) del 2010, che si era rivelato una spalmata di elettro-pop abbastanza sufficiente, e che li aveva portati alla cronaca e alla critica.

Questo secondo album appena uscito prende il nome di Ternion, e al primo play ci mostra subito una svolta più o meno decisiva della band britannica. È come passare dagli Hot Chip agli Editors o Bloc Party, Talking Heads , Tv On The Radio, tutto ciò e quello che resta, senza dimenticare che l’elettronica non è andata definitivamente a farsi un giro. Però la svolta c’è e si sente, come dicevamo, si vede che dalle tutine gialle ci si sposta su una t-shirt nera anche se non troppo plain. Le atmosfere si son fatte un po’ più cupe, più spettrali a tratti, abbandonando quel sole e quei balletti etc.

La prima traccia è Shift, di cui non è necessaria la mia traduzione in italiano, ma forse sta a rappresentare proprio ciò che abbiamo detto finora, con un inizio molto Interpol e una voce molto Smith, Tom. Where Are Your People, di cui abbiamo anche un video ufficiale un po’ creepy, è uno dei pezzi più validi e che più mostra la svolta dei WHB. Steel In The Groove e i suoi beat ripetuti e a tratti ripetitivi, Tired Of Running che mantiene un po’ le sfumature Hot Chip alleggerite, un groove conciso. Chiude tutto Pressure On con sussurri, un pianoforte acido, suoni a tratti ridondanti e inutili, e le atmosfere che hanno accompagnato tutto l’album.

Ternion si addentra molto nelle sonorità, sperimenta, non ha classe, non ha impatto immediato, non scalerà nessun Everest, ma è un album che nonostante tutto non risulta da bocciare.