Vessel, al secolo Sebastian Gainsborough da Bristol, è l’ultimo ritrovato in casa Tri Angle Records: label nata nel 2010 come manifesto del movimento witch house, che nell’estate dell’anno in corso si è definitivamente consacrata con prove di qualità e maturità come Held e, distaccandosi ulteriormente dall’etichetta subculturale, proprio con Order of Noise.

L’album è una delle esperienze sperimentali più oscure di questi mesi, dove gelide ambientazioni techno e quel dub Bristol-iano à la Mark Stewart, a rimarcare le origini musicali del progetto, fanno fare un viaggio “trip hop” all’insegna di una IDM attuale e moderna. Nel mondo di Order of Noise, con estrema naturalezza, si può passare da una ruvidità industriale alla più profonda dolcezza eterea, pur trattando sempre materia inanimata, di una freddezza glaciale. La varietà è ampia, in un’intera collezione di idee all’avanguardia, dove nonostante il forte distacco emotivo, non si abbandona mai il filo conduttore in un susseguirsi di groove da togliere il fiato.

Vessel attacca senza mezzi termini con Vizar, 1’57’’ di sublime oblio Rosenthaliano scivolano via, brutalmente troncati, quasi a rendere ancora più doloroso il passaggio ad Images of Body e farci rimpiangere una purezza che difficilmente riuscirà a ripresentarsi. Si torna così bruscamente alla realtà dove un’aspra dubstep, intervallata da chiptune, si sgretola sotto atmosfere notturne, fino ad arrivare alle angosce industriali di Siltern che sfociano in un dub su giochi cibernetici. Lache apre con macchinari minimali, technoAutechre e micro campionamenti, sulle orme di una glitch evoluta. Una volta perso il desiderio, sopraggiunta l’apatia, un barlume di speranza si intravede in Aries e nel suo andamento sognante ed etereo pur sempre angustiato, ma 2 Moon Dub non tarderà a portarci consenzientemente alla perdizione, con la sua avvolgente cadenza, voluttuosa e vellutata. Il sogno è comunque duramente interrotto dall’industrial hip hop strumentale di Scarletta e dal lento drum’n’bass extrasensoriale di Plane Curves fino ad un immaginario house-ggiante e alle battaglie intergalattiche di Temples. Court of Lions inizia con un ping pong di suoni e rumori che conduce ad una house infestata, ultra minimale dalle progressioni straripanti. Il finale, ormai inaspettato è il continuum concettuale ed emozionale di Vizar, quella purezza iniziale appena percepita. Vessel non ci lascia a bocca asciutta e dal nulla ci concede Villane: altri 2’10’’ di passione, evanescente, fino a dissolversi nel nulla.

Non sono molte le parole adatte a descrivere Order of Noise a qualcuno che non ha sentito l’album, l’esperienza diretta farebbe capire più di mille nozioni scritte. Due sono però le realtà che questo LP ci pone davanti: Vessel che si presenta con uno dei migliori esordi del 2012 e una Tri Angle Records diventata ormai adulta, nomi che sarebbe il caso di non dimenticare a breve termine.

http://www.youtube.com/watch?v=76YxCMgcRH0