Ruban Nielson: è questa la mente dietro il fortunato progetto Unknown Mortal Orchestra. Una band in continua ascesa che, dopo essersi conquistata buona parte della critica e alcune nicchie di ascoltatori, sta sempre più espandendo la propria fama. Sarebbe molto facile definirli una classica band da hipster: nome ricercato e particolare, sound retro e grafiche sempre accattivanti, ne fanno una facile preda per un certo tipo di pubblico. Ma gli UMO sono ben altro che mera apparenza, anzi, sono tra i più pregiati prodotti che quest’ondata neo-psichedelica abbia partorito.
Con i primi due album, uno self-titled e l’altro II, Nielson e soci hanno giocato in tutti i modi tra psych-rock e lo-fi, facendo, appunto, della psichedelia anni ’60 la propria bandiera.

In quest’ultima prova invece vengono ampliati i propri orizzonti, prendendo spunto soprattutto dagli anni ’70 e dal funk. E’ subito ben evidente con Multilove (che dà anche nome all’album) che c’è stata un’evoluzione nel sound: la voce è nuda, priva di effetti, il ritmo strizza l’occhio alla dance e l’atmosfera è quanto mai sensuale. Ad arricchire questo stupendo involucro musicale troviamo un testo intenso, romantico e agrodolce: parla di un triangolo amoroso (pare vissuto dallo stesso cantante) che provoca nel protagonista, allo stesso tempo, gioia e dolore. È senza dubbio il miglior pezzo dell’album (forse anche uno dei migliori in assoluto della band) e ne ricalca tutta l’essenza. Ma non mancano certo altri fortunati episodi, come Necessary Evil, ballata raffinata adornata da trombe malinconiche e Like Acid Rain, tanto scazzona quanto breve, con la voce che torna effettata.
Particolare attenzione alla contemporaneità in The World is Crowded, dove Ruban sembra un po’ turbato dall’affollamento sulla terra, e Can’t Keep Checking My Phone, in cui si risalta la forma di schiavismo che lo smartphone esercita sull’uomo moderno.
Nonostante questo svolta R&B-funky, non manca di farsi sentire l’anima psych degli UMO, che è visibile come non mai in Puzzles, con schitarrate quasi hard-rock che si alternano per più di 7 minuti.

Possiamo sicuramente definire Multilove un ottimo album, che poteva essere eccellente se non fosse per alcuni pezzi che, se non proprio riempitivi, mancano di un po’ di personalità.
Ruban e compagni confermano comunque un enorme potenziale per il futuro, lasciando ben sperare per un ulteriore miglioramento. Intanto scommettiamo che Multilove (la canzone) sarà in parecchie classifiche di fine anno?

Tracce consigliate: Multilove, Necessary Evil