Dai diciamolo: l’apparenza conta un po’.

La copertina di These United States è davvero figa e anticipa il contenuto dell’album: un garage divertente, incasinato, groovy da morire e ben orchestrato.
In soli quattro/cinque pezzi però.
Riescono a esprimere con una certa originalità lo spettro delle proprie potenzialità, tra armonizzazioni di chitarre 70’s, ritmi in levare e lap steel: tutto è di facile comprensione e rotola.
Danno il loro meglio sui pezzi più elaborati, gli arrangiamenti e le scelte nel missaggio sono davvero notevoli in diverse tracce, ma 12 pezzi sono davvero troppi.
L’uno-due Miss Underground – Maps è davvero noioso: si riprendono con Not Gone Tonight e So Sweet to Be Back, doppietta lo-fi con qualche frase noise che spezza con intelligenza il ritmo.
Chiusura dell’album sottotono di brutto: troppe lap steel, climax falliti, frasi insulse e poco tiro fino a Never Stop Falling, ispirata traccia pop radiofonica.
Nel complesso il disco non regala niente di clamoroso, in entrambi i sensi.
Alzate il gain, per favore.