Sul giovane Abel Tesfaye aka The Weeknd spesi già molte parole in occasione dell’uscita del triplo album Trilogy, reissue di quei tre famosi mixtape casalinghi che lo resero celebre nel 2011 nonché punto di partenza per un carriera nel mondo delle major.

Kiss Land è dunque il quarto album per Abel, ma il primo registrato interamente in studio e, verrebbe da dire fra i denti, si sente. Si sentono sì la pulizia del suono e la ricercatezza nella produzione, ma si sente oltremodo l’inferiorità di questo Kiss Land rispetto ai primi lavori.
Siamo di fronte ad un ascolto generalmente statico e stucchevole, con un The Weeknd troppo spesso monocorde e talvolta accostabile a Ne-Yo o un altro scemo-a-caso-che-fa-le-piroette.
Non mancano i buoni pezzi: Wanderlust e Adaptation su tutti, e i pezzi piacevoli ma che poi a conti fatti non lasciano tracce del loro passaggio (Professional, The Town). Non mancano però canzoni brutte e immotivatamente prolisse (Pretty, Tears In The Rain), e il ritornello di Live For (feat Drake) lo lascio giudicare a voi perché davvero è meglio lasciar perdere.
Ah, riguardo la diatriba con i Portishead e il sample rubato da Machine Gun, certo che tirarci fuori Belong To The World è come prendere in prestito una Lamborghini e restituirla con i neon gialli e un’aerografia fiammeggiante sul cofano.

Ci si aspettava la riconferma di un gran talento, ma ci troviamo davanti al lavoro di un giovane che pare aver perso molte certezze una volta varcata la soglia dei grandi studi di registrazione. Sperando questo sia solo un passo falso non ci resta che augurare a The Weeknd di ritrovare se stesso, magari tornando a registrare in cameretta, magari andando anche dal parrucchiere che la foto in coverart non si può vedere, Basquiat de’ noantri.

Tracce consigliate: Wanderlust