E’ passato circa un anno e mezzo e io non ho ancora smesso. Di far cosa? Di ballare Wreckin’ Bar (Ra Ra Ra), pezzo gigantesco tratto dal primo album della band. Ed è così che, non soffrendo di perdita di memoria a breve termine, tutte le schitarrate e i testi romantici di qualche mese fa stanno ancora fluttuando nei miei ricordi pieni di limoni duri a tempo di Post Break-Up Sex.

Ma il passato è passato ed oggi c’è da parlar di sto sophomore di una delle band più chiaccherate nel 2k11 in UK.

Si parte subito a raffica con No Hope e tutto è più bello: mi sento a casa, casa Vaccines, inizia tutto con una confusione di chitarre fantastica e un timpano della batteria distrutto. Sono felice. Non faccio in tempo a sorridere e a gustarmi questa meraviglia di Dio che parte l’accoppiata batteria/chittara di I Always Knew, che mi porta indietro di tipo 50 anni, tra un saloon texas e un Gino Paoli con Sapore Di Sale. Uno dei pezzi più belli ascoltati in questi 3 anni di 10s’ per quanto riguarda le cosiddette indie-band fatte di sole chitarre.
Segue Teenage Icon, pezzo malinconico pieno di frustazione adolescenziale, ma dal ritmo incalzante e sotto sotto pieno di allegria. L’album prosegue bene, senza intoppi anche durante All In Vain, in cui Justin lamenta in continuazione un “Baby I Was Just Refused“.
Giungiamo quindi nella città dei fantasmi. Ghost Town suona davvero male: una pessima cover dei Kaiser Chiefs cantata dal peggior Alex J. Trimble dei Two Door Cinema Club, il tutto contornato da una perdita d’identità della band. Dalla città si passa immediatamente in riva all’Oceano con Aftershave Ocean, pezzo molto carino e orecchiabile, con un ritornello del quale ci si deve per forza innamorare tirando fuori l’accendino e ciondolando un po’.
Da qua in poi la band perde un po’ la testa e l’identità, iniziando a sbandare senza alcun motivo apparente contro diversi muri: con Weirdo i Vaccines ci portano in un tunnel oscuro pieno di orribili effetti alla chitarra di Freddie. Ne usciamo sudati e confusi, cerchiamo di riprendere fiato, ma ci troviamo davanti gli Hives che suonano Bad Mood… no dai non ditemi che sto pezzo l’han fatto i Vaccines. La nona traccia Change of Heart Pt.2 torna a suonare discretamente in stile Vaccines, ma ce ne vuole per tornare splendenti in alto. Chiudono questo album i dubbi sulla sessualità di Justin in I Wish I Was I Girl e l’anonimissa Lonely World.

Come Of Age. Un titolo azzeccato che racchiude un po’ tutte le liriche dell’album: il peso, spesso fittizio, di dover maturare e crescere una volta raggiunta la maggiore età, tra problemi con gli amici, con la figa, con la famiglia, con Gesù Cristo e soprattuto con sè stessi.

Un album che non pesa, che scorre facilmente e che forse un paio di volte ti va venire voglia davvero di cambiare canzone, per colpa di quei 2-3 pezzi infilati dentro all’album proprio per riempirlo.
Un minimo di confronto con il primo album si è costretti a farlo: la fiamma dei Vaccines non si è assolutamente
spenta, ha solo perso un po’ di carburante semplicemente perchè la sosta ai box è durata meno del necessario.
Questo sophomore è la conferma di una band che, come tante oramai, non riesce a ripetere il grande primo lavoro, ma che comunque si mantiene a galla in un mare che con sto caldo si sta prosciugando e non ha posto per troppa gente.