Gli Heartbreaks sono una band inglese proveniente da Morecambe, città abbastanza particolare e buffa, a suo modo. Anni fa Morecambe ha ottenuto il terzo posto in una di quelle classifiche forse stilate da Aldo Biscardi, in cui vengono elencati le novecentomila peggiori città in cui vivere. Nonostante ciò, gli Heartbreaks hanno dichiarato che per loro è stato amazing vivere lì, e che non preferirebbero mai un’altra città a Morecambe. De gustibus.
Hanno anche affermato che le scimmie artiche sono una delle più grandi band inglesi di sempre: loro sperano di essere i degni eredi di Turner&co. De gustibus, again.
Ma veniamo a noi : questi ragazzoni di provincia si son già fatti notare facendo da spalla per Hurts, The Pains of Being Pure at Heart, Morrissey, Carl Barat e The View. Di sicuro non stanno messi male sotto il punto di vista della gestione manageriale. Tangentopoli will never end.
Per loro The Heartbreaks non è semplicemente una band, è qualcosa di più: uno stile di vita, un’ideologia, un modo di pensare e affrontare la vita. Dicono di vivere e respirare sempre tutti assieme, di non riuscire a stare senza gli altri per troppo tempo e di non avere amici al di fuori del gruppo, di non essere altro che Heartbreaks e non avere nient’altro che Heartbreaks. Nemmeno parlare di matrimonio a sedici anni con mia zia Maria mi ha mai messo tanta ansia. C’è un livello di morbosità che sfocia nella sfigaggine davvero elevatissimo, meglio cambiar discorso.
Per loro un album è un pezzo d’arte che dovrebbe essere sempre rispettato ed è questo che dicono di aver fatto. Arriviamo così a Funtimes, loro primo album ed esordio nel mondo dei grandi. È un disco sicuramente un po’ acerbo, si sente tanta nostalgia dei college usa, we’re teenagers we’re in love. Troviamo dei pezzi sicuramente positivi, come Liar, my dear , Save our souls e Jealous don’t you know, affiancati da tracce abbastanza positive come Delay, delay ( che potete ascoltare qui ) e Gorgeous; insieme ad altre mediocri come Polly utili solo a giocare ad indovinare da quali canzoni del passato son state più o meno plagiate. Non c’è e non deve esserci una stroncatura forte, perchè di materiale buono ce n’è, ma sembra proprio tutto già scritto: band indie-rock di provincia che si ispira agli Arctic Monkeys, si trasferisce a Manchester e fa un disco che ci ricorda le atmosfere di O.C. e di un Dawson’s Creek per ragazzetti un po’ più grandi. Quindi non ci esaltiamo, non incensiamo nè osanniamo, per carità, ma teniamoli d’occhio, che non son fiori, ma magari nascerà un diamante.